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Di carovane e di pratiche d’agire comune

Intervista a CarovaneMigranti: dal 27 settembre al 3 ottobre nuova Carovana in Sicilia

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Dal 28 settembre alla data simbolo del 3 ottobre, CarovaneMigranti percorrerà insieme a chi vorrà, un percorso in Sicilia, tra CPR, luoghi di naufragi e basi militari. Nello specifico, saranno giornate per fermarsi e ascoltare storie dal territorio: storie di politiche, resistenze, scelte e assenze di politiche.
Catania, Pozzallo, Augusta, Sigonella, Pian del Lago/Caltanissetta, Porto Empedocle, Campobello di Mazara, Palermo: una carovana per la Sicilia aperta, solidale e smilitarizzata 1.

Perché l’esigenza di fare una carovana?

Rimanda alla carovana originaria, quella che facemmo nel 2014, proprio partendo da Lampedusa verso le frontiere di Ventimiglia – Oulx. Avevamo la necessità di capire come si stavano muovendo lungo la rotta le persone migranti e capire quali erano i gruppi di supporto. La carovana è uno strumento che è come un “camminare domandando“. Questo ti dà la possibilità di essere quantomeno aggiornato. La carovana nasce così: abbiamo bisogno di capire cosa succede.

Interessante sono i luoghi che attraverserete. Ci sono delle tappe che sono sia dei luoghi fisici che luoghi apparentemente invisibili, come magari penso, per esempio, a quando si andrà a Campobello di Mazara, quando si ricorderà l’uccisione Omar Baldeh, che, tra le altre cose, era un bracciante. È interessante questo percorso che è un percorso di ascolto del territorio, di quello che è avvenuto, sia attraverso luoghi tangibili che non.
Se ti va di descrivere alcuni di questi luoghi, perché mi pare che la carovana solleciti la memoria. Dopotutto, una storia sul territorio c’è già: solo va ascoltata, indagata, va detta, forse.

Eh sì, va proprio raccontata. Non dico storicizzata perché siamo troppo piccoli, però tante storie fanno quella più grande. Noi abbiamo sempre cercato di mettere insieme luoghi, come appunto Pozzallo, dove è presente il “nuovo” Centro per Rimpatri Immigrati (CPRI), ma anche territori come Punta Izzo, dove c’è la barca del naufragio del 2015. Quindi, è importante mettere insieme le storie concrete raccontate dagli attivisti con i simboli. È attorno ai simboli che possiamo agire attraverso dei rituali. Noi abbiamo visto l’importanza dei testimoni, che quest’anno però non ci saranno. Tuttavia, quando i testimoni parlano in questi luoghi, si creano dei momenti fortissimi che non ti sai spiegare, e lì, intorno a quei simboli, si creano delle piccole comunità che diventano poi la forma dell’agire successivo.

Che cosa avete visto negli ultimi anni?

Negli ultimi anni non le abbiamo più fatte per via della pandemia e per il rapporto instaurato con gli spagnoli di Caravana abriendo fronteras. Con loro si fece una carovana nei paesi baschi e una da Torino a Trieste. Quella è stata l’occasione per conoscere il lavoro di Gian Andrea Franchi e di Lorena Fornasir con Linea D’ombra. In generale, cosa abbiamo visto?
Abbiamo visto una violenza dello Stato e degli Stati sempre maggiore contro gli attivisti; sono stati denunciati molti attivisti della Val di Susa; un processo contro Gian Andrea e Lorena per favoreggiamento all’immigrazione clandestina: poi, tutti ne escono puliti. Quando hanno chiuso il rifugio informale di Oulx che era tenuto da anarchici, lo hanno chiuso con gli elicotteri, con interventi militari molto potenti. Ma il giudice poi li ha assolti tutti: ha detto che le persone che aiutano persone in difficoltà non commettono reato. Ma assolvono ad un bisogno principale che è aiutare una persona in difficoltà. Per contro, c’è questa costellazione di gruppi che fanno tantissimo.

Nel percorso di quest’anno CarovaneMigranti attraverserà sia luoghi come CPRI, hotspot e luoghi di naufragi, che basi militari: perché questa associazione?

Perché il tema principale è quello della disumanizzazione. È la stessa disumanizzazione che fa sì che a Cutro hanno visto una nave con delle persone in difficoltà e si sono girate dall’altra parte, che a Pylos hanno dato il giro dell’imbarcazione deliberatamente (e questo lo dicono i testimoni). E poi i bulgari, in quella frontiera lì è evidente che la caccia ai migranti si fa attraverso le sparizioni oppure li ammazzano o li fanno morire di stenti. O ancora, fermare le ONG nel mediterraneo: questo meccanismo che è lo stesso!

Questo meccanismo è il come si risponde sia alla guerra che al fenomeno migratorio: tendono ad eliminarli, come si fa come quando si è in guerra. Con il lasciare andare le cose perché muoiano. Qualche mese fa a Roma Luigi Ferrajoli ed Enrico Calamai hanno organizzato un convegno sul migranticidio e si è cercato di consolidare nei codici questo reato di migranticidio 2. Perché in effetti se tu hai davanti una barca e fai in modo che questi muoiano, anche solo andandotene via, hai commesso non solo un omicidio, ma un migranticidio. È fondamentale che anche noi iniziamo ad usare questo termine, e così ci avviciniamo di più alla prospettiva europea che è la prospettiva di guerra permanente, che è le due cose.

Cosa chiede CarovaneMigranti?

Quello che si auspica è un fiorire continuo di realtà in supporto alle persone migranti, un gruppo disobbediente, diciamo così. Inoltre, che questi gruppi si ascoltino tra di loro, che sappiano uno della presenza dell’altro. E poi avere uno sguardo di quello che accade fuori dall’Italia, capire cioè che alcuni fenomeni avvengono prima in certi posti che in altri e quindi avere un’attenzione all’intorno, a ciò che accade. Pensa, per esempio, a quello che hanno fatto le madri sudamericane: hanno usato dei canali per ritrovare i propri cari. L’importanza dei testimoni qui la ritroviamo spesso: quando andiamo in giro e parliamo degli scomparsi, la gente ti guarda con degli occhi (fa il gesto di occhi che diventano grandi) e tu dici:
Sì.
Tu dici: sì, in Messico ci sono stati 100mila scomparsi negli ultimi dieci anni e il 60% sono persone migranti
e loro ti dicono: ma non è possibile!
E tu dici: sì, ci sono 200 fosse comuni.
E loro: ma come?
E tu dici sì.

  1. La Carovana è promossa da: CarovaneMigranti, Mem Med-Memoria Mediterranea, Caravana Abriendo Fronteras. Numerose le adesioni (clicca qui)
  2. Migranticidio: un crimine contro l’umanità. Diritto di migrare, diritti dei migranti, promossa da: Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia, Giuristi Democratici, Mani Rosse Antirazziste – Manifestazione ospitante: Roma Periurbana. Per maggiori info: Osservatorio repressione

Mara Degiorgi

Per dire qualcosa, bisogna essere qualcosa/qualcuno? E cos’è che fa di te quel qualcuno/qualcosa? Scrivo, leggo, penso. Sono un’antropologa, una geografa, altro. Nata a Lausanne nei primi anni Novanta da un padre salentino e da una madre limeña. Cresciuta tra San Francisco, Torre Vado, Lima.