Amara, Kader e Abdalla sono arrivati a Malta più di quattro anni fa. All’epoca dei fatti per cui sono sotto processo presso la Procura maltese, avevano rispettivamente solo 15, 16 e 19 anni. Un processo farsa quello in cui sono coinvolti, in cui rischiano il carcere a vita.
Nel marzo 2019, i tre adolescenti, originari della Costa d’Avorio e della Guinea, si imbarcano su un gommone in partenza dalle coste libiche. Insieme ad altre 108 persone verranno salvate dalla nave El Hiblu 1, una petroliera di proprietà turca battente bandiera di Palau.
La Missione Sophia 1 coordina le operazioni e da istruzione di andare a Tripoli. A bordo dell’imbarcazione si rendono subito conto che stavano per essere riportati indietro, si diffonde il panico e la protesta 2.
Le persone piangevano e gridavano “Non vogliamo tornare in Libia!”, “Preferiamo morire”.
Sapendo che parlava inglese, il primo ufficiale chiede a uno dei ragazzi “Che cosa posso fare per calmarli?”. “Non riportarci in Libia”, gli risponde il ragazzo.
La nave inverte la rotta e si dirige verso Malta. I tre giovani aiutano l’ufficiale facendo da traduttori e tranquillizzando le persone salvate.
Agendo come mediatori e traduttori sulla El Hiblu, hanno contribuito a impedire il respingimento illegale di oltre 100 persone verso la Libia e a stemperare una situazione di tensione in mare.
I tre giovani sono accusati di aver dirottato la nave, costringendo il capitano a non trasportare loro – e il resto delle 108 persone che il suo equipaggio aveva salvato – in Libia, dove temevano persecuzioni e torture.
Amara, Kader e Abdalla sono stati imprigionati per quasi otto mesi prima di essere rilasciati su cauzione nel novembre 2019. A quel tempo, due di loro erano minorenni.
Sono bloccati sull’isola in attesa di giudizio, con una condanna fino all’ergastolo che pende sulle loro teste per i nove crimini di cui sono accusati, tra cui spiccano atti di terrorismo, dirottamento e sequestro di persona con lo scopo di ricattare lo Stato.
Alla farsa di questo processo si aggiunge un accanimento della Procura maltese per i gravi ritardi: quattro anni e mezzo e più di 45 udienze dall’inizio del processo contro i “3 di El Hiblu“.
Nell’ultima udienza dell’11 settembre l’accusa ha chiesto un altro rinvio poiché è in corso la trascrizione di alcuni fascicoli. Vite tenute ancora in ostaggio dai procedimenti giudiziari, in un limbo legale che impedisce loro, ora giovani uomini, di vivere la loro vita mentre il processo si trascina.
Durante l’ennesima udienza di questo infinito processo Moviment Graffiti, un’organizzazione maltese, e i sostenitori della campagna Free El Hiblu 3 svolgevano un sit-in.




Il giorno precedente alcuni striscioni e cartelli sono stati appesi sulle porte dell’ufficio della procuratrice per protestare contro il suo prolungato ritardo nell’affrontare il caso e chiedere ancora una volta che si facciano cadere tutte le accuse 3.
“Le accuse sono gravemente ingiuste e traumatizzanti per le persone coinvolte, e molte di esse prevedono l’ergastolo. L’agonia è aggravata da oltre quattro anni di restrizioni disumanizzanti che i tre giovani sono costretti a sopportare, come quella di rimanere a 50 metri dalla riva“, ha dichiarato la Commissione ElHiblu3 Freedom, un’alleanza indipendente di sostenitori dei diritti umani che chiedono la libertà dei ragazzi, in una lettera inviata il 4 settembre alla Procuratrice generale, Victoria Buttigieg.
“Nonostante le proprie paure, Abdalla, Amara e Kader hanno contribuito eroicamente a risolvere una situazione di tensione quando l’equipaggio della petroliera El Hiblu 1 ha tentato di respingere illegalmente verso la Libia le oltre 100 persone che avevano salvato”, scrive Carola Rackete, attivista per la giustizia sociale ed ex capitana della Sea Watch, che sostiene la campagna Free #ElHiblu3.
Il caso è seguito anche da Amnesty International che chiede di chiudere l’indagine prima di andare a giudizio e da diverse testate giornalistiche internazionali che hanno prodotto inchieste e documentari.
Nel libro pubblicato su questa scandalosa ingiustizia da Free the El Hiblu 3 Campaign, disponibile in download gratuito 4, vengono spiegate anche le assurde restrizioni a cui sono sottoposti. “Sono autorizzati a lavorare e a pagare le tasse, ma non possono fare il bagno sulle spiagge di Malta, poiché le condizioni di libertà provvisoria impongono di restare a 50 metri dalla costa“.
Tutti e tre gli imputati sono tenuti a firmare tre volte alla settimana.
Questo processo farsa deve finire, libertà per Abdalla, Amara e Kader 5.
- EUNAVFOR MED Operation Sophia si è conclusa il 31 marzo 2020
- Un’ottima ricostruzione dei fatti: Il limbo degli “El Hiblu 3”, tre vite in attesa di giudizio, di Rita Martone – Irpimedia (aprile 2023)
- Drop all the charges. Their youth has been stolen. This is a gross injustice. Free the El Hiblu 3 – Times of Malta (27 giugno 2023)
- Scarica il libro
- Al 20 settembre uno dei tre giovani risulta irreperibile