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Una casa per le persone in transito a Lâayoune in Marocco

Intervista a Babacar N'diaye: «Aiutateci ad acquistarla»

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El Aaiún, città del Sahara Occidentale, si affaccia sull’arcipelago spagnolo delle isole Canarie. Persone in esilio da numerosi Paesi si ritrovano in questa zona per tentare la traversata.

Babacar N’diaye 1 è un attivista senegalese in Marocco, membro di diverse associazioni tra cui Alarmphone e ARSEREM (Associazione Senegalesi Residenti in Marocco 2). Nel 2022, con ARSEREM e APAI (Associazione per l’Assistenza ai Migranti 3), hanno lanciato una raccolta fondi per finanziare l’acquisto della casa di accoglienza che dal 2015 affittano per dare ospitalità alle persone migranti a El Aaiun.  

El Aaiun è la “capitale” del Sahara Occidentale, territorio attualmente controllato dal Marocco, ed è la città africana più prossima alle isole Canarie. Qual è oggi la situazione a El Aaiun rispetto alle persone che arrivano da altri paesi africani e transitano da lì per poi cercare di arrivare in territorio spagnolo, alle isole Canarie?

La situazione a Laâyoune 4 diventa sempre più complicata a causa delle nuove relazioni diplomatiche tra Marocco e Spagna. Anche con queste nuove relazioni, i diritti dei migranti continuano a essere violati e vengono ancora effettuati arresti arbitrari anche nelle case dei migranti. Dopo l’arresto, i migranti vengono trattenuti in centri di detenzione e pochi giorni dopo vengono trasferiti a nord, ad esempio nelle città di Ouarzazate o Béni Mellal, Taza o nei dintorni. Nonostante tutto, i migranti continuano a cercare un modo per tornare a Laâyoune. 

A Laâyoune ci sono due tipi di migranti: quelli stanziali e quelli in transito verso le Isole Canarie. Le autorità non sanno distinguere tra i due, e quando si tratta di arrestare, lo fanno in modo indiscriminato. Ecco perché i migranti vivono in miseria in questa città.

Da dove provengono principalmente le persone che arrivano in Marocco per tentare di raggiungere le Canarie?

La maggior parte dei migranti in Marocco, in particolare a Laâyoune, proviene dall’Africa subsahariana. Ora si iniziano a vedere nuovi arrivi ad esempio di comoriani, siriani, sudanesi e bangladesi. Il 90% è qui per continuare la propria rotta migratoria, si ferma per un po’ e quando si presenta l’occasione se ne va.

Qual è l’atteggiamento delle autorità marocchine nei confronti delle persone migranti?

Le autorità marocchine stanno ancora cercando di effettuare arresti e deportazioni per impedire ai migranti di partire per le Isole Canarie. Nonostante gli sforzi, i migranti trovano sempre il modo di aggirare le barriere. Per questo motivo, quando i convogli vengono fermati, ai responsabili vengono sempre inflitte pesanti condanne da 5 a 10 anni, a volte anche di più.

Dal 2015 avete affittato una casa per dare alloggio alle persone in transito a El Aaiun: chi gestisce la casa e perché un luogo come questo è importante?

Sì, dal 2015 affittiamo la casa per evitare che le persone dormano per strada. Ho viaggiato molto e ho visto migranti dormire nella foresta, nelle stazioni degli autobus e talvolta ai semafori. Per evitare che ciò si ripeta a Laâyoune, abbiamo pensato di creare un centro di accoglienza per ospitare i migranti, dare loro un tetto e ridurre lo stress e la fatica che provano durante il viaggio. Siamo organizzati per pagare questa casa alla fine di ogni mese grazie ai migranti che si sono stabiliti a Laâyoune e che lavorano e danno contributi ogni mese per pagare i padroni di casa. I problemi sono iniziati all’inizio della pandemia: i migranti hanno smesso di lavorare e abbiamo iniziato a rimanere indietro con l’affitto. All’inizio abbiamo creato un fondo per aiutarci con l’affitto e con tutti gli altri problemi della casa.

Ora invece le associazioni ARSEREM e APAI hanno lanciato una raccolta fondi online per comprare la casa, come sta andando?

Sì, l’associazione ha lanciato una campagna di raccolta fondi per l’acquisto della casa, perché al momento il proprietario vuole venderla e la sua preferenza è che la compriamo noi, perché siamo qui da otto anni e lui ha sostenuto molto il nostro progetto. È venuto a farci questa offerta per la casa, vuole che diventiamo i proprietari e per questo ci è venuta l’idea di raccogliere fondi in modo che la gente possa aiutarci a realizzare questo sogno. È una casa dove celebriamo i momenti di felicità dei migranti e i loro momenti di sfortuna: quando ci sono dei naufragi, è anche lì che preghiamo per il riposo delle loro anime. Alarme Phone Marseille ci ha aiutato a creare una raccolta fondi con Marie, Christelle, Claire e tutto il team di Marsiglia.

Il recente terremoto che ha colpito il Marocco ha avuto effetti anche nella vostra zona? Pensate che causerà un aumento delle partenze sulla cosiddetta “rotta delle Canarie”?

Sì, il terremoto causerà anche partenze di massa perché i migranti non sono al sicuro né nel Paese di origine né in quello di accoglienza. Avete visto cosa è successo a Lampedusa: in un giorno sono sbarcati più di 5.000 migranti, per essere più sicuri il loro obiettivo è raggiungere le coste europee.

  1. Dai nostri paesi si parte per disperazione. Intervista a Babacar N’diaye, attivista senegalese, Melting Pot (gennaio 2021) – Marocco. Frontiere assassine. Intervista a Babacar N’Diaye, attivista senegalese a Laâyoune, Melting Pot (agosto 2019)
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  4. Per approfondire: Laâyoune, tombeau des invisibles, CQFD (giugno 2022)

Micol Bottacin

Laureata in Giurisprudenza all’Università degli studi di Trento nel marzo 2023 con una tesi riguardante la responsabilità delle autorità italiane per la gestione dei flussi migratori sulla rotta del Mediterraneo centrale. Scrivo di Diritto internazionale e Diritto delle migrazioni.