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Dal sito www.vecer.si

22 calciatori dal Gambia in Slovenia per l’asilo

La vicenda dei calciatori del Gambia, che hanno richiesto asilo in Slovenia e ora rischiano l'espulsione. Alcuni di loro sono rinchiusi nel cpt di Postojna da sette mesi.

E’ trapelata in questi giorni la notizia sulla storia di quattro
ragazzi rinchiusi nel Centro per stranieri di Veliki Otok vicino a Postumia, che dopo il diniego alla loro domanda di asilo rischiano la deportazione. Sembra che la loro permanenza nel Centro si sia prolungata già di un mese in più da quanto stabilito dalla legge sugli stranieri. Dopo aver investigato, scopriamo che la vicenda è ancora più grossa, infatti al Ministero per gli Affari Interni ci confermano che l’Ufficio per l’Asilo riceveva nell’ottobre, novembre e dicembre 2005 ventidue richieste di asilo in Slovenia, presentate dai calciatori gambesi.
I giovani calciatori della nazionale giovanile del Gambia, passando per l’Egitto e l’Ungheria sono giunti nell’ottobre scorso a Rogla per il ritiro. Molti di loro erano decisi a non fare ritorno in patria con la squadra a causa della pesante condizione politica, e hanno presentato richiesta di asilo presso la stazione di polizia.
“Sette dei procedimenti per l’assegnazione dello status di rifugiato in Slovenia sono stati bloccati sulla base della legge sull’asilo, a quindici dei calciatori richiedenti è stato rifiutato lo status di rifugiato. Tutti i procedimenti risolti in merito sono esecutivi dopo il giudizio della corte suprema della repubblica slovena, che conferma totalmente tutte le decisioni del ministero per gli affari interni”, ha detto il delegato stampa del ministero Jernej Pavlin. A cinque dei
calciatori è stato ristretto il diritto di movimento solo ai locali del Centro per stranieri di Postumia, a quattro solo nel centro di Prosenjakovci. “Solo a due di loro la restrizione è stata prolungata oltre i tre mesi per un ulteriore mese, ovvero fino alla fine delle procedure per la richiesta di asilo. Quattro calciatori hanno ricorso contro il diniego, ma i loro ricorsi sono stati respinti”.
Secondo il Ministero nessuno dei suddetti calciatori non è trattenuto nel Centro di Postumia oltre i termini stabiliti per legge. Per quanto riguarda i tre calciatori gambesi a Postumia, la polizia invece sostiene il contrario. Secondo la polizia questi si trovano nel Centro da troppo tempo, infatti risiedono lì da sette mesi mentre il limite è di sei. Dalla risposta del ministero non risulta chiaro se, oltre ai quattro gambesi ancora a Postumia, c’è ancora qualcuno della nazionale gambese presente il Slovenia, né per quanto tempo ancora avranno restrizioni nel movimento. Il ministero non è stato raggiungibile per ulteriori chiarimenti.
Abbiamo verificato presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, se il Gambia è nell’elenco delle nazioni sicure, dove è possibile rimpatriare i rifugiati.
E’ stato risposto che “Potenzialmente, è in teoria possibile che da qualsiasi paese arrivi una persona, per la quale a causa di particolari condizioni nel paese di origine ci sono le basi per ricevere lo status di rifugiato politico, senza dover tener conto di quanto lo Stato sia sicuro. Per questo motivo la procedura è sempre basata sulla valutazione dei singoli casi”.
La settimana scorsa i quattro calciatori gambesi rinchiusi nel Centro di Postojna hanno ricevuto la visita della neonata Rete informale per la visita permanente nel Centro per stranieri, che dubita della correttezza delle procedure nel caso dei calciatori gambesi.
Gasper Kralj, della Rete, fa notare che la Slovenia in questo caso sta per rimpatriare i profughi in un luogo dove la loro vita può essere in serio pericolo. E’ anche preoccupato per le condizioni all’interno del Centro, infatti i giovani gli hanno raccontato che vengono trattati come criminali, di vivere in un buio informativo, non trovano risposte alle loro domande e hanno bisogno di aiuto perché dopo sette mesi desiderano la libertà.
“Delle condizioni all’interno del Centro e della giustezza delle
procedure non posso giudicare. Posso però dire che i ragazzi sono sotto shock, hanno paura di rientrare in patria perché dopo le ultime agitazioni potrebbero anche venire uccisi”, così racconta il direttore del Club Calcistico Domzale Nenad Protega (di professione sociologo), che si è unito ai membri della Rete.
“Se in questa difficile situazioni li possiamo aiutare in qualsiasi modo, lo faremo. A Domzale possiamo offrirgli l’occasione di dimostrare le loro qualità sportive, infatti sembra che si tratta di giocatori di talento, che potrebbero
giocare con successo nel campionato sloveno”.
Ha anche aggiunto che non ci sono managers che vorrebbero in questo modo sistemare i calciatori nei clubs.
Gli appartenenti alla Rete hanno intanto già avuto dalla lega calcistica gambese le biografie sportive, secondo le quali il ventenne Keit Ansumana quattro stagioni fa fu il migliore giovane calciatore, il diciannovenne Ceesay Foday invece è stato nella stagione 2003/2004 il miglior cannoniere della lega giovanile e calciatore dell’anno secondo i giornalisti. Comunque sono calciatori importanti, come hanno anche dimostrato nelle partite giocate in Slovenia.
Il segretario della Lega calcistica slovena Dane Jost ha confermato che la rappresentanza gambese under 19 era ospite in Slovenia lo scorso autunno, ma non ha stabilito contatti con la Lega, organizzando autonomamente la permanenza a Terme Zrece e le amichevoli. Jost ha detto anche che gli era giunta voce che i calciatori, l’ultimo giorno quando hanno visitato Lubiana, si sono dileguati prima dell’imbarco sull’aereo, infatti molti di loro desideravano rimanere in Slovenia ovvero in Europa a causa della situazione insostenibile in patria.
Anche per questo già allora qualcuno diceva che la loro venuta in Slovenia per le preparazioni atletiche fosse una scusa per la fuga in Europa.
Ansumana ha spiegato all’Agenzia Stampa Slovena il retroscena politico che ha portato i giocatori a rimanere in Slovenia. “Nel 2000 nella città di Birkama la polizia ha ucciso uno studente. Perciò gli studenti e l’Unione studentesca hanno iniziato con delle proteste pacifiche. Allora il governo, per non permettere manifestazioni, ha mandato in strada l’esercito che ha iniziato a sparare sugli studenti con munizioni di plastica. Nella folla sono rimasti uccisi 14 studenti e molti sono stati feriti. Sono indifferenti ai diritti umani e alla democrazia, anche se si tratta di studenti”, ha detto.
Protega aggiunge che a Domzale si allena un 17enne del Camerun, il quale aveva anche lui fatto richiesta di asilo per motivi politici, e gli era stato concesso. “La sua assistente del centro per asilanti ci ha contattati per dire che il suo protetto aveva espresso il desiderio di giocare a calcio.
L’abbiamo invitato agli allenamenti, si è subito integrato con i compagni, e ora gioca con la squadra giovanile. Siamo felici di aver aiutato qualcuno che era in gravi difficoltà a integrarsi in un’attività che ama e nella quale è bravo”, conclude Protega.
Matija Stepišnik

(Traduzione dallo sloveno a cura di Katarina Fischer)