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27 migranti sono stati salvati da una nave mercantile ma ora l’UE l’ha abbandonata in mare

Daniel Trilling, The Guardian - 4 settembre 2020

Photo credit: Mediterranea Saving Humans

Il 4 agosto, la Maersk Etienne, una petroliera adibita al trasporto di prodotti chimici che attraversava il Mediterraneo, ha salvato 27 migranti a circa 70 miglia nautiche a nord della costa libica. Un mese dopo la nave è ancora bloccata in acque internazionali con nessun paese apparentemente disposto ad accogliere le persone salvate. La compagnia di navigazione danese Maersk Tankers, proprietaria della nave, ha rivelato che il salvataggio è stato coordinato dalla Guardia costiera maltese – eppure Malta si rifiuta di lasciare entrare la nave in porto, e altri stati non hanno mostrato alcuna volontà di intervenire e prestare aiuto. L’equipaggio allerta che cibo e acqua a bordo si stanno esaurendo e che c’è preoccupazione per la salute mentale dei passeggeri, tra cui una donna incinta e un bambino.

Questo nuovo triste record – Maersk ritiene che questo sia il più lungo periodo di tempo durante il quale dei migranti siano mai stati detenuti a bordo di una nave mercantile – segna un ulteriore deterioramento dei soccorsi umanitari alla frontiera meridionale dell’Europa. La Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare impone a tutte le navi di prestare soccorso a persone in pericolo di vita e di trasportarle prontamente in un luogo sicuro.

Eppure, negli ultimi anni, i governi europei hanno cercato di chiudere le rotte migratorie indesiderate dall’Africa e dall’Asia, ridimensionando le operazioni di ricerca e salvataggio gestite dagli stati, attaccando le navi delle ONG e, sempre più spesso, negando alle navi il permesso di sbarco.

Le fotografie mostrate dalla compagnia di navigazione danese Maersk Tankers indicano che i passeggeri vivono in condizioni rudimentali ed alcuni dormono con coperte direttamente sui ponti in metallo della nave. ”Le loro condizioni di vita sono orribili“, ha detto il capitano della nave, Volodymyr Yeroshkin, che ha spiegato in una video-chiamata che la nave ha solo cuccette per l’equipaggio composto da 21 persone. Yeroshkin è preoccupato per la salute mentale dei passeggeri; secondo Maersk Tankers, un passeggero ha minacciato di gettarsi in mare. “Stare sulla nave per lavoro è una cosa, ma starci come ostaggio e non poter andare da nessuna parte è tutta un’altra storia”, ha detto Yeroshkin.
Normalmente le navi mercantili che salvano le persone in mare si aspettano di ospitarle solo per due o tre giorni.

La Maersk Etienne non è la prima nave a rimanere bloccata in mare in questo modo negli ultimi mesi. Lo scorso fine settimana la Louise Michel, una nave di salvataggio della ONG finanziata dall’artista Banksy, è stata al centro di uno scontro con le autorità italiane dopo aver salvato 219 persone al largo della costa libica.

I passeggeri vulnerabili sono stati autorizzati a sbarcare in Sicilia solo dopo l’appello urgente fatto dall’Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR). Più in generale, una combinazione di fattori ha portato i Paesi ai confini meridionali e orientali dell’UE ad adottare politiche sempre più rigide in mare a partire da quest’anno. Mentre la pandemia di COVID-19 ha spinto L’ Italia e Malta a dichiarare i loro porti non sicuri per i migranti durante la primavera, la Grecia è stata accusata di aver
lasciato i migranti alla deriva nel Mar Egeo, nel tentativo di respingerli in Turchia.

Malta ha assunto una posizione particolarmente rigida. Dopo aver chiuso i suoi porti a marzo, il governo ha tenuto centinaia di migranti salvati in quarantena su navi turistiche ancorate in acque internazionali. Il mese successivo un’inchiesta del New York Times ha accusato il governo Maltese di aver riunito una flotta di navi mercantili private per intercettare i migranti in mare e riportarli in Libia, dove torture e abusi sono all’ordine del giorno. Nel mese di luglio un’altra nave mercantile – una porta-bestiame chiamata MV Talia – ha salvato 52 persone in mare su richiesta della Guardia costiera Maltese per poi vedersi rifiutare l’attracco sia da parte di Malta che dall’Italia.

Ma il problema è europeo. Il Mediterraneo è un confine dell’UE e i governi hanno un interesse collettivo nel sorvegliarlo, eppure l’accoglienza delle persone che vengono salvate rimane in gran parte responsabilità dei singoli stati. Malta, che ha una popolazione di 500.000 abitanti, si è lamentata di avere un carico di lavoro ingiusto: anche se il numero di persone che attraversano oggi il Mediterraneo non è nulla in paragone a quello di qualche anno fa, circa 2.000 migranti salvati in mare sono sbarcati a Malta quest’anno, al culmine della crisi. “I migranti non vengono qui“, ha detto una fonte governativa al Times Of Malta il mese scorso, in riferimento al caso della Maersk Etienne. “Stiamo negoziando con altri stati europei per vedere come possiamo condividerne l’onere.”

Questa mancanza di solidarietà si traduce nel fatto che la vita delle persone vulnerabili è ora in bilico. Sebbene l’Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR), l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e 28 membri del Parlamento europeo abbiano chiesto uno sbarco rapido e sicuro per i migranti, le richieste di aiuto della Maersk Etienne rimangono senza risposta.

Alla nave battente bandiera danese è stato negato anche il permesso di attraccare in Tunisia, e non ha ancora ricevuto risposta a una richiesta di aiuto dalla Danimarca. ”È davvero vergognoso quello che le autorità stanno facendo“, ha detto Yeroshkin. “L’equipaggio ha fatto il suo lavoro con onore ed ora le persone che abbiamo salvato sono abbandonate e la nave è bloccata. Abbiamo bisogno di assistenza immediata.”