Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

31 gennaio 2004 – Manifestazioni europee per i diritti dei migranti

Intervista a M. Ricciardi e S. Mezzadra del Tavolo Migranti

Per la prima volta in Europa, contemporaneamente nello stesso giorno, in diversi paesi su tre parole d’ordine comuni, discusse all’interno del Forum sociale di S. Denis del novembre scorso in Francia:

– per la chiusura dei centri di detenzione dentro e fuori l’Unione europea
– per la regolarizzazione di tutti i migranti in Europa
– per il riconoscimento del diritto d’asilo

Sono previste manifestazioni in Spagna, Francia, Svizzera, Gran Bretagna, Germania e Belgio. In Italia a Torino, Roma, Caltanisetta e Crotone

Sul quadro europeo e il significato delle mobilitazione ne parliamo con Maurizio Ricciardi e Sandro Mezzadra del Tavolo migranti del Social forum italiano.

Domanda: Maurizio, l’azione dello scorso luglio al centro di detenzione di Bari Palese durante il No Border Camp e la giornata europea del 31 gennaio rappresentano la possibilità per la costituzione di una rete europea per i diritti dei migranti?

Risposta: Forse parlare di rete europea è un po’ troppo. Si sta costituendo un network comune di impegno che è partito dal Forum Sociale di Parigi con una dichiarazione che proclamava la giornata di lotta del 31 gennaio, non solo contro i centri di detenzione in Europa ma per la regolarizzazione dei migranti e per un giusto diritto d’asilo. La giornata avrà una dimensione europea pur con caratteristiche differenti secondo le diverse realtà geografiche.

D: Ci saranno momenti di iniziative che precederanno e prepareranno la giornata del 31?

R: Le iniziative si svolgeranno nella settimana precedente alle mobilitazioni del 31 e saranno in molte città italiane, con l’obiettivo di ricordare che la giornata europea del 31 non deve essere una scadenza rituale ma un momento di passaggio per il rilancio delle lotte contro la legge Bossi Fini e contro le ripercussioni che questa ha imposto nella vita dei migranti e nel mercato del lavoro, anche per gli italiani.

D: Che valore assume una lotta comune a tutti i paesi europei?

R: Innanzitutto la normativa che prevede i centri di detenzione, nelle loro forme diverse, è una normativa europea, così come a livello europeo è deciso il futuro di queste istituzioni, la cui tendenza è di esternalizzarli, ossia istituirli al di fuori del confine dell’Unione Europea per evitare il problema all’interno. Se la lotta non riesce ad assumere una dimensione europea rischia di essere assolutamente perdente nell’attardarsi su un piano nazionale che non esiste più.

Domanda: Sandro Mezzadra, qual’è la situazione internazionale per quanto riguarda il dissenso alle politiche di controllo delle migrazioni?

Risposta: Credo che sia effettivamente un problema all’ordine del giorno di tutti i movimenti. Ci sono certamente delle specificità che non devono essere dimenticate. Il lavoro migrante è diventato negli ultimi anni terreno di mobilitazione e di espressione politica ben al di là dei confini dell’Europa e del cosiddetto occidente, ed ha investito anche paesi che un tempo venivano definiti in via di sviluppo ed oggi è uno dei grossi temi di mobilitazione all’interno di realtà come quella indiana ma anche di molti paesi africani. Pur con tutte le differenze che separano la realtà europea da quella statunitense, bisogna ricordare che negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti i movimenti delle lavoratrici e dei lavoratori migranti sono stati elemento fondamentale nel determinare un profondo rinnovamento del sindacalismo statunitense.
Nonostante l’11 settembre abbia determinato effettivamente un rallentamento nel processo di comunicazione tra i movimenti sociali dei migranti e i linguaggi politici del sindacalismo, nell’ultimo anno c’è stato una fortissima ripresa di iniziativa da parte direttamente dei migranti che si è concretata in particolare in una serie di marce della libertà dei e per i migranti; questo è uno degli argomenti principali attorno a cui si determina il dibattito nel movimento, nella stessa sinistra e nella stessa opinione pubblica.