Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da il Manifesto del 23 giugno 2005

45 profughi espulsi in Libia

di Marina Della Croce

Di loro non si sa nulla. Né chi siano, né da dove sono partiti. Di certo si sa soltanto che ieri mattina, intorno alle 10, sono stati prelevati, si presume a casaccio, da quella specie di deposito merci che chiamano centro di accoglienza di Lampedusa – dove attualmente ci sono più di ottocento persone ammassate in uno spazio che ne può contenere meno di 200 – caricati su un aereo Mb 80 dell’Alitalia ed espulsi in Libia. Così, nonostante i richiami e le ammonizioni di mezza Europa, sono ricominciate le espulsioni di massa. Duro e allo stesso tempo amaro il commento di Amnesty international, che proprio due giorni fa, nel suo rapporto sugli abusi nei Cpt italiani, aveva allo stesso tempo sottolineato la violazione dei diritti umani dei molti stranieri espulsi dall’Italia nelle settimane e mesi scorsi. «Malgrado i richiami del parlamento europeo, della Corte di Strasburgo, dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati e malgrado le linee guida appena approvate dal Consiglio d’Europa, il governo italiano prosegue con l’illegittima prassi delle deportazioni verso un Paese, la Libia, dove la situazione dei diritti umani è estremamente precaria». «Fra le almeno 45 persone deportate in Libia – sottolinea Francesco Messineo, responsabile del coordinamento rifugiati e immigrati di Amnesty – potrebbero esserci dei richiedenti asilo e persone bisognose di protezione internazionale: come ha fatto il governo a identificarle in così breve tempo? Sono state informate delle possibilità di chiedere asilo in Italia, in una lingua a loro comprensibile?». Domande che non avranno risposte come non avranno esito, c’è da giurarci, le rinnovate richieste dell’associazione a Pisanu «affinché interrompa le espulsioni e rispetti il diritto internazionale in materia di rifugiati». Una missiva Amnesty la invia anche all’Alitalia affinché «sospenda ogni collaborazione nelle deportazioni dei cittadini stranieri in assenza di garanzie sul rispetto dei loro diritti fondamentali».

Proprio ieri, mentre ripartiva il ponte aereo delle espulsioni di massa, l’Arci, paventando ciò che poi è accaduto, annunciava per sabato prossimo un presidio permanente a Lampedusa, con tanto di ufficio legale, «per vigilare affinché non vengano commessi soprusi e a tutti venga data un’adeguata informazione dei loro diritti». «Mentre c’è chi continua ad alimentare l’odio razziale e la caccia allo straniero – dice Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’associazione – utilizzando strumentalmente gli ultimi deprecabili episodi di violenza che hanno visto coinvolti degli stranieri per accreditare l’equazione clandestino-delinquente, proseguono gli sbarchi di disperati sulle nostre coste. Ci piacerebbe – prosegue – che prima di essere incasellati in quanto clandestini o regolari, gli immigrati venissero considerati persone, cittadini fra i cittadini, con uguali diritti e doveri. Persino sugli sbarchi si strumentalizza: il governo italiano per dimostrare, con le espulsioni di massa, quanto è affidabile; il governo libico per alzare il prezzo della sua collaborazione». Protestano anche i senatori Francesco Martone, segretario della commissione diritti umani di Palazzo Madama, e Gianfranco Pagliarulo (Pdci), secondo il quale «Pisanu sta facendo il ministro Scelba dei migranti che arrivano come clandestini perché la Bossi-Fini ne impedisce il regolare ingresso. Pisanu ne dovrà rispondere quando, il 29 giugno, verrà a riferire in senato».