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A Glasgow, centinaia di rifugiati vivono sotto la costante minaccia dello sfratto

Alasdair Soussi, Al Jazeera - 18 agosto 2019

Foto: Scottish Refugee Council

Glasgow, Scozia – La scritta “People make Glasgow” svetta ovunque lungo le strade della maggiore metropoli scozzese, ma non tutti hanno potuto godere di questa tanto decantata ospitalità.

Circa 300 richiedenti asilo ospitati in appartamenti situati nei quartieri più degradati di Glasgow (spesso condividendo una stanza in molte persone), vivono ora sotto la minaccia dello sfratto: il Ministero degli Interni gli ha comunicato che non potranno più soggiornare nel Regno Unito.

Fra di loro c’è Mourad Khelfane, ingegnere algerino. È arrivato in Gran Bretagna nel 2015 e ha vissuto a Glasgow per più di due anni.

Alcuni mesi fa, il Ministero degli Interni ha rigettato la sua domanda di asilo, privandolo così del sussidio statale.

Poco tempo dopo ha ricevuto una lettera in cui veniva avvisato dell’imminente sfratto e del cambio della serratura.

Queste misure, secondo i rapporti, hanno già gettato tre persone in mezzo alla strada.

La lettera ricevuta da Khelfane recava la firma della Serco, una ditta appaltatrice privata che gestisce le case popolari in Scozia per conto del governo britannico.

«Non mi sento bene, non riesco nemmeno a dormire» ci ha detto il 29nne; vive ancora nella sua abitazione, ma teme che non durerà a lungo.

Queste persone vengono dall’Iran, dalla Somalia, dal Sudan, dall’Afghanistan e dall’Iraq. Stanno vivendo in un limbo, non gli è permesso lavorare o fare qualsiasi cosa: sono costretti ad affidarsi alle associazioni di beneficenza e altri aiuti.
Mohammad Asif, membro della comunità afgana scozzese

Il programma di sgombero ha visto la luce l’anno scorso per opera della Serco, ma dopo aver subito una battuta d’arresto a causa delle numerose condanne, è recentemente ripartito.

«Ho paura, c’è molta pressione sia dall’Algeria che qua».

Khelfane ha lasciato l’Algeria quasi cinque anni fa in seguito al suo supporto all’indipendenza dei Berberi, cosa che ha messo a rischio la sua vita.
La famiglia di Khelfane è in Algeria, ma lui trova svilente parlare con loro al telefono, a causa del suo futuro incerto.

La Sheriff Court di Glasgow ha recentemente sospeso 50 procedure di sfratto emanate dalla Serco.

Il 28 agosto la Commissione scozzese per i diritti umani (SHRC) potrà intervenire in appello contro gli sfratti, in nome di «una grave violazione dei diritti umani».

I politici si schierano con i richiedenti asilo

La Serco ha dichiarato ad Al Jazeera che continuare a fornire alloggio ai richiedenti asilo la cui domanda era stata respinta dal Ministero degli Interni stava diventando finanziariamente insostenibile.

In una dichiarazione, un portavoce ha detto che «il nostro sistema era chiaramente insostenibile, poiché molte persone rifiutavano di spostarsi e la durata del loro soggiorno stava aumentando rapidamente».

Ma in una città rinomata per lo spirito di comunità e inclusione, gli attivisti contrari agli sfratti stanno tenendo alta la pressione sul tema.

«Queste persone vengono dall’Iran, dalla Somalia, dal Sudan, dall’Afghanistan e dall’Iraq. Stanno vivendo in un limbo, non gli è permesso lavorare o fare qualsiasi cosa: sono costretti ad affidarsi alle associazioni di beneficenza e altri aiuti» ha dichiarato Mohammad Asif, membro della comunità afgana in Scozia e stabilitosi a Glasgow nel 2000 in seguito alla sua fuga dalla persecuzione dei Talebani.


Ogni volta che vedo il mio nome stampato su una lettera il mio cuore inizia a battere più forte. Non so cosa mi potrebbe accadere se dovessi tornare in Algeria
Mourad Khelfane, richiedente asilo algerino a Glasgow

Nel luglio dell’anno scorso, quando la Serco ha annunciato l’inizio della sua politica di sfratto, centinaia di manifestanti hanno invaso le strade di Glasgow: in quell’occasione, un membro del parlamento ha dichiarato che «La Serco ha sfidato la città e le persone sbagliate.»

Il governo scozzese, guidato dal partito indipendentista SNP (Scottish National Party), ha incolpato il Ministero dell’Interno britannico di aver favorito le azioni della Serco; non ha però alcuna competenza nell’ambito delle politiche migratorie, che spetta totalmente a Westminster.

Aileen Campbell, segretario alle politiche sociali del governo scozzese, ha scritto al Ministero degli Interni lo scorso giugno: «Questa brutta situazione non può essere risolta sfrattando e impoverendo delle persone

«Il Ministero degli Interni deve prendersi le sue responsabilità» continua Campbell «è inconcepibile lasciare che siano delle ditte private ad affrontare gli inevitabili effetti di un sistema difettoso e poi lavarsi le mani ignorandone le conseguenze.»

Paul Sweeney, parlamentare laburista dell’area Glasgow North East, ha dichiarato ad Al Jazeera che la questione è tornata in primo piano dopo il mancato rinnovo del contratto fra la Serco e il governo centrale.

A partire da settembre il titolare del contratto sarà la Mears Group, ma gli attivisti temono che la maggior parte delle 300 persone vengano ignorate.

«In poche parole, l’obiettivo della Serco è svuotare tutte le abitazioni per riconsegnarle ai vecchi proprietari prima della scadenza del contratto» sostiene Sweeney definendo questa politica «crudele e lesiva della dignità umana

La maggior parte delle persone colpite da queste misure stanno ancora usufruendo di servizi legali, fra cui nuove richieste di asilo; quindi, secondo Sweeney «quella che stanno scrivendo ora la Serco e il Ministero degli Interni non è l’ultima parola.»

La paura di non avere una casa

Quando questo articolo è stato scritto, Khelfane stava cercando di scongiurare momentaneamente lo sfratto. Il suo avvocato sta redigendo un’altra domanda di asilo, che però non verrà presa in considerazione prima della fine dell’anno.
Come altri nella sua situazione, Khelfane vive col minimo necessario, in attesa di riottenere i sussidi statali.

Teme di perdere la sua casa a Glasgow, dove esiste già un’alta concentrazione di senzatetto.

«A Glasgow ci sono circa 4.500 richiedenti asilo che ricevono assistenza dal Ministero degli Interni» ha detto ad Al Jazeera Graham O’Neill, responsabile del Scottish Refugee Council.

«Poi abbiamo un gruppo più importante di persone che hanno perso il diritto all’assistenza da parte dello stato e cercano di sopravvivere in qualche modo» ha proseguito O’Neill accusando il Ministero degli Interni di rischiare che persone vulnerabili possano improvvisamente «finire in mezzo alla strada senza l’approvazione di un tribunale.»

Seduto nel suo bilocale che condivide con un altro richiedente asilo algerino, Khelfane ci confessa che vivere nell’incertezza è mentalmente faticoso.

La sua ancora di salvezza è la solidarietà dei suoi amici richiedenti asilo provenienti da Iran, Egitto e Libia, che hanno condiviso le loro esperienze.

Mentre prende il via il processo del 28 agosto (anche noto come Ali contro Serco e il Ministro degli Interni), a cui potrà prendere parte anche il SHRC, Khelfane vive nel terrore di ricevere un’altra notifica di sfratto o una lettera dal Ministero degli Interni.

«Ogni volta che vedo il mio nome stampato su una lettera il mio cuore inizia a battere più forte» ci dice «Non so cosa mi potrebbe accadere se dovessi tornare in Algeria.»