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A San Ferdinando si continua a morire. Anche nella tendopoli istituzionale

Una nota stampa di Medici per i diritti umani e A Buon diritto

Photo credit: Medu

Questa mattina è stata la volta di Sylla Noumo, un giovane lavoratore di 32 anni.

Anche lui morto bruciato nella zona industriale di San Ferdinando. Il quarto in poco più di un anno. Medici per i Diritti Umani – Medu e A Buon Diritto si uniscono al dolore per la sua morte ed esprimono solidarietà alle migliaia di giovani migranti che da anni vivono in condizioni disumane nella Piana di Gioia Tauro.

Questa ennesima tragedia appare ancor più preoccupante perché avvenuta all’interno della tendopoli istituzionale, allestita nell’agosto del 2017 ed ampliata lo scorso 6 marzo per ospitare le centinaia di persone sgomberate – senza un’adeguata pianificazione e in assenza delle dovute tutele – dalla baraccopoli che ne ospitava oltre duemila, “per riportare legalità e sicurezza” sul territorio.

La tendopoli dove ha trovato la morte il giovane per cause ancora da chiarire è arrivata ad ospitare, dopo lo sgombero, più di 800 persone in condizioni di sovraffollamento e senza un preventivo ampliamento dei servizi.

In attesa che venga fatta piena luce sull’accaduto, Medu e A Buon Diritto tornano a ribadire l’inadeguatezza delle tendopoli, sistemazioni precarie e di corto respiro, che non sono in grado né di garantire la sicurezza delle persone né di favorire il superamento dei ghetti.

Medu e A Buon Diritto chiedono ancora una volta che vengano messe in atto con la massima urgenza misure strutturali volte a contrastare le cause reali e profonde di questa inaccettabile e lenta strage.

In particolare, Medu e A Buon Diritto ritengono necessario implementare nell’immediato azioni concrete di contrasto allo sfruttamento lavorativo e di inclusione sociale e abitativa dei migranti impiegati in agricoltura, valorizzando le iniziative che le autorità locali si sono impegnate ad avviare in questa direzione.

Medici per i Diritti Umani

Un'organizzazione umanitaria indipendente e senza fini di lucro che nasce per iniziativa di un gruppo di medici, ostetriche e altri volontari impegnati in una missione nelle Ande ecuadoriane.
Si costituisce nel 2004 con l’obiettivo di curare e testimoniare, portare aiuto sanitario alle popolazioni più vulnerabili, e - a partire dalla pratica medica - denunciare le violazioni dei diritti umani e in particolare l’esclusione dall’accesso alle cure.