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Accordo Italia - Libia: migliaia di bambini intrappolati nell’inferno libico

Per Save the Children il sostegno dell’UE all’accordo Italia - Libia costringerà migliaia di bambini a restare intrappolati in Libia, esposti ad ogni sorta di violenza e abuso, in un paese dilaniato dalla guerra e privo di un qualunque tipo di sistema di tutela e protezione dei diritti umani.

Secondo l’ONG, numerose testimonianze, anche di donne e bambini, raccontano delle condizioni disumane vissute nei centri di detenzione dove i migranti sono vittime di stupri, frustate, percosse e diversi tipi di torture. La sospensione delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare non impedirebbe ai trafficanti di imbarcare le persone. Per salvare le vite umane è necessario continuare con le operazioni di Search and Rescue, aprire canali di ingresso sicuri e regolari ed investire negli aiuti allo sviluppo per migliorare le condizioni che costringono le persone a migrare.

I Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea a Malta hanno questo pomeriggio raggiunto un nuovo accordo volto a chiudere la rotta migratoria dalla Libia verso l’Europa, garantendo, tra le diverse azioni proposte, un supporto alla guardia costiera libica volto a bloccare le partenze dei migranti dalle coste della Libia, ed intercettare i barconi nelle acque libiche costringendo i migranti a tornare verso le coste di un Paese ancora martoriato dal conflitto.

L’Unione Europea rischia così di condannare migliaia di bambini a subire ovunque abusi nelle mani dei trafficanti e dai gruppi armati in Libia.

Il piano UE comprende la formazione della guardia costiera libica per fermare i barconi dei migranti che partono verso l’Europa e l’intenzione di “spezzare il business dei trafficanti”. Tuttavia, in mancanza di solide garanzie in materia di diritti umani e protezione dei gruppi più vulnerabili, i bambini saranno esposti ad un continuo e sempre maggiore rischio di violenze.

“Limitarsi a riportare indietro bambini disperati in un paese che in molti descrivono come un inferno non è una soluzione”, ha dichiarato Ester Asin, Direttore dell’Ufficio Advocacy UE di Save the Children a Bruxelles.

“L’Unione Europea sta di nuovo delegando la sua responsabilità per la protezione dei migranti e dei rifugiati, senza alcuna garanzia su quello che succederà ai molti uomini, donne e bambini che verranno riportati in Libia.”

“I rifugiati non possono essere detenuti in Libia, dove le condizioni di detenzione sono da più parti considerate inumane. Le persone coinvolte hanno dichiarato di essere state picchiate, torturate o appese a degli alberi per essere frustate."

Save the Children inoltre è preoccupata che le famiglie possano essere rimandate con la forza negli stessi paesi dai quali sono fuggite a causa di persecuzioni, conflitti, stupri, torture e sfruttamento.

Nel corso delle operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo Centrale, l’ONG ha salvato, tra settembre e dicembre 2016, più di 2.700 persone, compresi 400 bambini per la maggior parte non accompagnati.

Anche se il piano UE prevede il miglioramento delle condizioni nei centri di accoglienza, il fatto che non includa alcuna forma di garanzia è fortemente preoccupante. “Quello che vediamo nel corso delle nostre operazioni non sono trafficanti, ma persone estremamente vulnerabili che hanno sofferto violenze terribili e sfruttamento nei loro paesi di origine, sia durante il loro viaggio che in Libia,” ha dichiarato Rob MacGillivray, Direttore del Programma di Ricerca e Salvataggio di Save the Children.

“L’esperienza insegna che la sospensione delle operazioni di salvataggio in mare non ha mai impedito ai trafficanti continuare ad imbarcare le persone, ma ha aumentato il numero di migranti che hanno perso la vita o li ha spinti a tentare rotte ancora più pericolose.”

“Le opportunità di reinsediamento, di visti umanitari, ma anche le possibilità di migrazione per motivi di studio o lavoro devono essere estese per impedire che le persone rischino la loro vita attraversando il mare. Maggiori risorse devono essere investite per migliorare le condizioni che costringono le persone a migrare, potenziando gli aiuti per i paesi più poveri e lavorando per interrompere le violenze e le persecuzioni nei loro paesi di origine.”

Save the Children, insieme a più di 100 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, hanno preso ripetutamente posizione sul Migration Partnership Framework adottato dall’Unione Europea nel 2016.

“Il quadro complessivo adottato dall’UE, del quale la nuova proposta è solo l’ultima parte, immagina una collaborazione più ampia tra l’Unione Europea e i paesi dell’Africa e del Medio Oriente ma noi crediamo che serva soltanto ad un unico obiettivo, quello di frenare le migrazioni a spese della credibilità e dell’impegno dell’Europa nella difesa dei valori e diritti umani fondamentali”, ha aggiunto Ester Asin.

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[ 3 febbraio 2017 ]
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