Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da L'Unità del 28 aprile 2004

Accusati di terrorismo, il tribunale di Roma assolve dodici extracomunitari

La seconda Corte d’Assise di Roma ha assolto dodici extracomunitari accusati dalla procura della capitale di essere militanti islamici sospettati di avere legami con cellule vicine ad al Qaida. I pubblici ministeri Franco Ionta ed Erminio Amelio avevano chiesto cinque assoluzioni e sette condanne a pene varianti da otto anni e mezzo ad un anno.

Secondo i giudici della Corte d’Assise i fatti contestati ai dodici islamici non sussistono e pertanto sono stati assolti con la più ampia delle formule. Il giudizio ribalta totalmente le tesi della pubblica accusa. L’unico a subire una condanna a se mesi di reclusione è stato il marocchino Faycal Carifi, che tra l’altro è privo di una gamba, accusato di ricettazione di un motorino.

Tutti gli imputati hanno trascorso circa un anno e mezzo in prigione. Il processo ha riunito tre diversi tronconi d’inchiesta, accorpando cinque marocchini accusati di detenere ferricianuro, tre extracomunitari che gravitavano intorno alla moschea di Al Harmini in via Gioberti a Roma, e quattro marocchini accusati di essere in possesso di documenti falsi: tutti accusati dai pm di far parte di un’organizzazione dedita al terrorismo, il cui leader sarebbe stato il pachistano Naseer Ahmad. Per Hamad i pubblici ministeri Franco Ionta ed Erminio Amelio avevano chiesto la condanna a 8 anni di reclusione.

Ma già durante l’istruttoria dibattimentale erano emerse circostanze che portavano ad escludere l’ipotizzata intenzione degli imputati di compiere atti di terrorismo. Ed è su questo tasto che hanno insistito i difensori, i quali oggi hanno ottenuto la piena assoluzione di tutti gli imputati. Evidente la soddisfazione mostrata dai penalisti dopo la lettura della sentenza che ha disposto la remissione in libertà di tutti gli imputati.

«Siamo contenti che giustizia sia stata fatta – ha detto Naseer Ahmad – abbiamo sempre voluto chiarire le cose e ci siamo riusciti. Eravamo disponibili e lo saremo sempre».