Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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Un articolo di Gianluca Ferro tratto dal sito http://www.erroneo.org/

Agrigento chiama Trapani, Trapani chiama tutti

Fini e Bossi forse da qualche settimana non prendono più il caffè insieme. Il primo è molto impegnato ad accreditarsi presso il Partito Popolare Europeo, d’altra parte perchè lo spagnolo Aznar sì e lui no? Chi dei due è il più moderato? Una parte dei suoi sforzi, da uomo capace di preparare i successi futuri, se ne va anche per affossare la legislatura di cui è vice premier insoddisfatto. Non solo perchè non ha ottenuto gli esteri quando Ruggero è uscito scottato dalla Farnesina, ma soprattutto perchè il governo del Signor B non riesce ad esprimere politiche serie e tanto meno rassicuranti, fatta eccezione per i problemi economici e giudiziari degli uomini del presidente. Gli alleati nazionali non ci stanno più già da un pezzo e attendono solo che il semestre europeo a guida italiana, complessivamente un disastro in politica internazionale, abbia termine per cercare di sferrare gli attacchi decisivi. Anche Bossi, espressione del proprio malessere padano, prova alla grande il rilancio della xenofobia di massa verso tutto ciò che non è di razza bianca, chiaramente padano e di cultura catto-televisiva.

Non si era mai sentito un ministro della repubblica minacciare la secessione, non resta che ridere e prepararsi, il peggio – come si mormora – deve ancora venire. Così teatreggiano i teatranti a palazzo, sempre pronti e proni alle elezioni, così vicini al potere quanto distanti dalle vite dei sudditi. Ma se i sudditi che hanno cittadinzanza non vivono un periodo felice nemmeno sotto le feste natalizie, quegli altri, i presunti terroristi, i pericolosi perchè poveri, i clandestini, gli immigrati, rendono ancora grazie all’ex duetto B.B., quello che ha partorito una legge sull’immigrazione che ha dato i brividi all’ONU e persino alla Corte Costituzionale italiana. In Sicilia sono particolarmente grati i “clandestini” reclusi nel Centro di Permanenza Temporanea S. Benedetto ad Agrigento.

Alcuni di loro hanno cominciato uno sciopero della fame rinchiusi “amministrativamente” nel bunker di cemento piazzato ai margini della zona industriale girgentina. Hanno voluto completare il servizio che lo stato italiano, tramite la prefettura e la questura, gli forniva gratis: dormire sul pavimento tra liquami e rifiuti. Tra i motivi accreditati per giustificare il sovraffollamento ne prevalgono due: la chiusura – sembra definitiva – del campo di concentramento di Ragusa e quella provvisoria del CPT Serraino Vulpitta di Trapani che ogni anno, in vista dell’anniversario tragico del 28 dicembre 1999, quando sei migranti morirono in un rogo, viene chiuso per ristrutturazione e i suoi detenuti inviati ed accatastati proprio ad Agrigento.

Voci affermano che lo sciopero della fame sia da poco rientrato dopo la visita di un onorevole che, pare, abbia rasserenato gli animi. Non quelli di tutti, probabilmente, visto che uno dei ragazzi segregati ha tentato la fuga. Comunque è stato ripreso e bastonato a dovere dalle forze dell’ordine che gli hanno poi rifiutato, in un primo momento, le cure in ospedale per evitare che si sapesse fuori dalle recinzioni cosa succede in un campo definito “d’accoglienza”.
Questa è solo una delle innumerevoli storie di illegalità legale partorita dallo stato di diritto. Potremmo citare quella di Pian del Lago, Caltanissetta, zona militare in cui per legge non potrebbe sorgere una struttura di detenzione civile, tuttavia vi sorge ed è una delle più crudeli d’Italia e meno monitorate d’Italia.

Per tornare all’anniversario del rogo del Serraino Vulpitta di Trapani, il Coordinamento per la Pace locale ha indetto per il 28 dicembre la manifestazione nazionale per chiedere la chiusura dei lager e sta organizzando, insieme a una rete rinnovata di gruppi anti-razzisti siciliani, diversi pullman per consentire un’ampia partecipazione. Il processo che vede coinvolto il prefetto di allora, Leonardo Cerenzìa, accusato di omicidio plurimo colposo, omissione d’atti d’ufficio, lesioni personali ed omissione di cautela in merito al tragico rogo vedrà una nuova udienza il 30 gennaio, con la parola all’accusa, e l’11 febbraio, quando saranno le parti civili e la difesa a consumare le proprie arringhe.