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Altri migranti arrivano in Romania, verso condizioni sempre peggiori

Lucy Papachristou, Sinopsis - aprile 2021

Photo credit: Dreptul la Oraș

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Foto trapelate dall’interno del campo rivelano stanze per la notte affollate, con materassi sul pavimento e muri infestati dalla muffa. Nei corridoi, nei bagni e nelle stanze adibite a cucina la sporcizia ricopre ogni superficie disponibile. Le foto sono state pubblicate sulla pagina Facebook di Dreptul la Oraș (Diritto alla città), un gruppo del posto con tendenze anarchiche.

Ahmad, un 19enne richiedente asilo dall’Afghanistan che vive nel campo di Timișoara, dorme con altri quindici uomini in una stanza pensata per otto persone, in una condizione di sovraffollamento che, come riporta il ragazzo, è presente nella maggior parte delle ventiquattro stanze da letto del campo. “La situazione è così grave che voglio lasciare questo Paese il prima possibile” dice Ahmad (il nome è stato cambiato per proteggere la sua sicurezza).

Anche se lo scorso anno in Paesi di transito più conosciuti come la Grecia gli arrivi sono crollati in maniera drammatica, le richieste d’asilo sono cresciute del 137% rispetto al 2019 in Romania, paese lontano dai riflettori. Operatori umanitari attivi a Timișoara riferiscono che il numero di migranti e rifugiati è cresciuto negli ultimi mesi a causa delle difficili condizioni in Serbia, che hanno spinto le persone verso est, in direzione della città rumena vicina al confine serbo.

Con la militarizzazione dei confini croati e ungheresi, sembra che la Romania sia l’unica strada possibile per le persone dirette in Europa” ha dichiarato Flavius Ilioni-Loga, coordinatore di LOGS, un’organizzazione umanitaria del posto che fornisce sostegno alle persone migranti.

Circa 3.000 persone sono entrate in Romania negli ultimi tre mesi del 2020, durante i quali sono state inoltrate 6.000 domande d’asilo, stando a un commento via mail dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Oltre ai migranti registrati nel campo, secondo le organizzazioni umanitarie locali ci sarebbero circa 200 persone che dormono nelle strade di Timișoara o in case abbandonate; molte di queste sarebbero uomini soli o minori non accompagnati dall’Afghanistan, alcuni di soli 11 anni.

La maggior parte delle persone migranti sono arrivate dalla Serbia dove, nonostante un’imponente campagna vaccinale, i casi di COVID-19 sono saliti alle stelle, raggiungendo il 3 aprile i 476 contagi ogni 100.000 abitanti. Da novembre le autorità per l’immigrazione rumene hanno considerato la Serbia una ‘zona gialla’, il che vuol dire che a tutte le persone in arrivo da lì viene imposta una quarantena precauzionale.

L’amministrazione della città di Timișoara ha rapidamente aperto un centro per la quarantena nel dormitorio di una vecchia scuola superiore. Dall’apertura del centro vi sono transitate circa 2.000 persone, e meno di cinque sono risultate positive al corona virus, stando a ciò che ha riferito Ilioni-Loga di LOGS. Le autorità locali responsabili del centro non hanno voluto fornire un commento al riguardo.

I richiedenti asilo sostengono che le condizioni nel centro per la quarantena sono relativamente buone. Rashid, un richiedente asilo pakistano che risiede nel campo di Timișoara, vi è stato di recente dopo il suo arrivo dalla Serbia. Racconta che vi dormivano sei persone per stanza (quindi molto meno che nel campo) e descrive l’edificio come “gradevole” e “pulito”. Si è lamentato unicamente di aver spesso ricevuto il cibo una sola volta al giorno. Nessuna persona è risultata positiva al corona virus durante la permanenza di Rashid nel centro.

Le condizioni sono molto diverse nel campo per migranti di Timișoara, che diventa sempre più affollato man mano che le persone che terminano la quarantena vengono inviate lì. Ahmad, il richiedente asilo afghano, dice che la popolazione residente nel campo è raddoppiata, da 150 persone prima del lockdown dell’8 marzo a circa 300 pochi giorni più tardi.

L’aumento degli arrivi e la quarantena obbligatoria di quattordici giorni aumenta inevitabilmente la pressione sia sul sistema d’asilo che sulle capacità ricettive, portando a sovraffollamento e, di conseguenza, deterioramento delle condizioni a Timișoara” ha commentato via mail Gabriela Leu, portavoce per l’UNHCR in Romania.

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Leu ammette che nelle ultime settimane la struttura è diventata così affollata che i minori non accompagnati sono stati alloggiati negli stessi spazi degli uomini adulti, e aggiunge che l’UNHCR ha “richiesto alle autorità una soluzione appropriata nel più breve tempo possibile”. Sia Ahmad che Rashid hanno espresso preoccupazione per il fatto che i ragazzini siano alloggiati negli stessi spazi degli uomini adulti.
Il Ministero degli Interni, che gestisce tutti i sei campi in Romania, non ha voluto rilasciare commenti, ma Ilioni-Loga di LOGS sostiene che tre mesi fa la struttura di Timișoara aveva solo cinquanta posti letto. Ora ne ha 250. Secondo le sue stime, 1.000 persone sarebbero passate dalla città ogni mese da ottobre 2020 durante il tragitto verso l’Europa occidentale.

Come possiamo stare al passo?” chiede Ilioni-Loga.
Mentre i campi diventano sempre più affollati, i richiedenti asilo che vivono per strada non riescono ad accedere di nuovo. I migranti che risultano assenti dal campo per più di tre giorni (ad esempio a causa di tentativi di attraversare il confine) “vengono considerati latitanti ed espulsi ufficialmente dal centro” spiega Leu, la portavoce dell’UNHCR.

Foto e video di un grande insediamento abusivo nei pressi del campo, in una ex scuola oggi in rovina, mostrano l’assoluto squallore in cui vivono circa 60 persone, stando ad Ahmad. Di queste, 15 o 20 di loro sarebbero minori non accompagnati. Ahmad parla di diversi ragazzini di 10, 11 e 12 anni, in viaggio con un cugino, un amico o completamente soli. Dice che molti di questi uomini e ragazzi avevano un documento identificativo del campo, ormai scaduto.

Il campo non è molto meglio. “Non c’è umanità, non ci sono diritti umani” dice Ahmad.

Rashid racconta che i funzionari picchiano regolarmente i migranti per piccole infrazioni, come rientrare nel campo troppo tardi o parlare al telefono nell’ufficio della sicurezza.

Un rappresentante della Fondazione ICAR, una ONG che fornisce servizi sanitari nei campi per rifugiati della Romania, dice che “non sono state registrate violazioni contro richiedenti asilo” a opera del personale. Tuttavia, a causa dei fondi limitati, la ICAR al momento ha solo un medico nella struttura di Timișoara, che lavora lì un giorno alla settimana e dovrebbe prendersi cura da solo di centinaia di persone. Ahmad dice che ha provato a vedere il medico diverse volte ma non ci è mai riuscito.

Mentre la situazione peggiora a Timișoara, alcune persone decidono di correre grossi rischi pur di raggiungere l’Europa occidentale. Questa settimana Rashid pagherà un trafficante perché lo carichi su un camion diretto, spera, in Italia. Lo scorso mese quattro persone sono morte e altre dieci sono rimaste ferite quando il camion in cui erano nascoste si è ribaltato su un’autostrada della Croazia.

Viaggiare nei camion è una sfida pericolosa, ma Rashid conosce e accetta i rischi. “Ci proverò di notte” dice. “Non ho paura”.