Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da La Gazzetta di Parma del 13 novembre 2003

Ambulatorio per gli immigrati. Anche clandestini

«Spazio salute immigrati». Si chiama così il presidio sanitario dell’Azienda Usl di Parma, un punto di riferimento per tutti gli stranieri del Parmense, più che mai attuale dopo la tragica morte del «clochard» Ben Mansour, il tunisino trovato agonizzante in Pilotta e morto all’Ospedale, il cui caso ha riacceso il dibattito e la polemica sulle condizioni di vita delle persone straniere immigrate e sulla necessità di organizzare servizi preposti all’assistenza sociale e sanitaria.
Lo «Spazio Salute Immigrati» – informa l’Azienda Usl – è punto di riferimento e di accoglienza per le richieste di assistenza socio-sanitaria di quei cittadini, di qualsiasi condizione sociale, che non avendo il permesso di soggiorno non hanno diritto alla tessera sanitaria. Attraverso l’attività di questo servizio, possono avere accesso alla prestazioni sanitarie, come previsto dalla Legge Bindi e dalla successiva Legge Bossi – Fini. Lo Spazio è aperto la mattina dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e due pomeriggi alla settimana, il martedì ed il giovedì, dalle 14.30 alle 20, per facilitare l’accesso dopo l’orario di lavoro. Questo centro, ben conosciuto da tutte le associazioni e comunità degli stranieri nel nostro territorio, «ha fornito assistenza fino ad oggi a circa 3800 utenti – spiega l’Ausl -. Nel 2002 le persone in carico sono state 1300. Se si considera che le domande di emersione dalla clandestinità, presentate alla Prefettura di Parma nello stesso periodo sono state circa 5000, risulta che più di 1/5 delle persone in situazione di clandestinità si sono rivolte a questa struttura». I medici svolgono la funzione di «medici di base» per questi cittadini, in relazione a tutte le prestazioni e le richieste di esami, e sono inoltre punto di riferimento per i reparti ospedalieri al momento della dimissione. «L’Unità operativa _ continua l’Ausl – fa parte di un programma dell’azienda rivolto alla tutela della salute degli stranieri, che si propone, attraverso la formazione ed un osservatorio delle presenze e delle richieste, di rendere tutti i servizi giustamente adeguati per un’assistenza efficace rivolta a persone che hanno una concezione di salute diversa dalla nostra; non è solo una difficoltà linguistica, in quanto per tutti i servizi aziendali è comunque a disposizione un elenco di interpreti e di mediatori culturali, ma anche un problema di differenze culturali e sociali e, a volte, di emarginazione di cui l’Ausl, spesso, si fa carico andando oltre le proprie competenze, e che vengono comunque segnalati ai servizi ed alla istituzione di riferimento».

L’Ausl collabora con l’assessorato ai Servizi sociali del Comune per un programma di educazione sanitaria rivolto alle donne immigrate, con la Provincia per un programma di aiuto (coordinato dalla Commissione europea per i diritti umani) alle vittime di tortura ed ai richiedenti di asilo, e soprattutto con le associazioni di volontariato, «contribuendo attivamente alla creazione di una rete di sostegno e di tutela dei diritti dei cittadini stranieri che vivono nella nostra città».