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dal Corriere del Veneto del 12 maggio 2009

Anche Venezia respinge i clandestini

Denuncia umanitaria, l’Europa chiede chiarimenti. La polizia: «Procedure corrette»

Rahmat è scappa­to dall’Afghanistan attraverso i campi profughi iraniani restan­do senza mangiare e bere per giorni, Andra ha conosciuto il manganello della polizia paki­stana finché non ha pagato per la sua libertà, Muhamat è sfug­gito alle autorità turche affidan­dosi a organizzazioni mafiose che gli hanno portato via tutto quello che aveva. Tutti loro hanno rischiato di morire alme­no una volta nel tentativo di raggiungere l’Italia: chiudendo­si nel container dei camion o provando a viaggiare appesi con le mani ai semiassi dei tir che partono dalla Turchia. Qualcuno di loro ha viaggia­to per tre anni di seguito senza mai fermarsi di fronte a nulla. Fino a quando la polizia di fron­tiera del porto di Venezia, di Ancona o di Bari non lo ha re­spinto. Ma Rahmat, Andra, Muhamat e almeno altri trenta migranti in Europa ci sono arri­vati lo stesso.

Ci sono arrivati con quarantaquattro pagine di memorie che raccontano le lo­ro storie. I migranti, le cui testi­monianze sono state raccolte a febbraio dagli esponenti della rete umanitaria Tuttiidirittiu­manipertutti (che mette insie­me diverse associazioni e enti tra cui Razzismo Stop e il Co­mune di Venezia) nel porto di Patrasso, dicono di essere stati respinti alla frontiera italiana senza che venisse loro conces­so il diritto di avere un interpre­te per spiegare la loro situazio­ne.
Secondo le memorie poi, al­cuni dei respinti avrebbero avu­to meno di 18 anni al momen­to dell’espulsione quando la legge italiana obbliga invece al­l’accoglimento. La Corte ha dichiarato am­missibile il ricorso a nome di 35 migranti depositato dagli av­vocati veneziani Alessandra Ballerini e Luca Mandro che hanno chiesto la condanna del­­l’Italia e della Grecia per prassi illecita in materia di immigra­zione. Per il momento i giudici europei si sono limitati a invia­re al governo italiano la richie­sta di produrre una memoria difensiva per descrivere come avvengono effettivamente i re­spingimenti lungo la costa adriatica e in particolare in quello di Venezia.

«A noi non ri­sulta che nessuno dei migranti che hanno fatto l’esposto alla Corte europea sia mai passato per Venezia – ribatte il coman­dante della polizia aeroportua­le veneziana Antonio Campana­le – o se sono passati di qui han­no dato un nome diverso e non hanno certo chiesto asilo sen­nò avremmo attivato la proce­dura corrispondente. La mag­gior parte dei migranti che arri­va al porto non vuole rimanere in Italia perché vuole raggiun­gere i parenti in Germania o in Norvegia e se richiedono l’asilo nel nostro paese poi restano bloccati. Escludo inoltre che si­ano stati respinti senza registra­zione. Quello di cui sono certo è che nei primi mesi del 2009 i migranti sono diminuiti del­l’ 80% grazie al fatto che abbia­mo smantellato la rete crimina­le che li portava in Italia».

D’altro canto, nonostante la richiesta della Corte europea il ministero degli Interni non ha ancora contattato le questure: «I tempi burocratici sono abba­stanza lunghi – spiega l’avvoca­to Luca Mandro – ma il solo fat­to che il ricorso sia stato accol­to significa che nei porti qual­cosa non va. Non è la prima vol­ta che vengono fatti ricorsi di questo tipo, ma sono sempre stati dichiarati inammissibili. Se non è stato rigettato è per­ché la situazione è grave». La faccenda ovviamente non ri­guarda solo il porto di Venezia, ma, a partire dalla mancanza di interpreti nei porti, i nodi sono molti come prova anche l’inter­vento di ieri del Consiglio euro­peo che ha criticato i respingi­menti in Libia effettuati dal go­verno italiano. «Non è possibi­le avere in ogni porto italiano un interprete per ciascuna del­le migliaia di lingue parlate nel mondo – ribatte il candidato presidente alla Provincia per Lega e Pdl Francesca Zaccariot­to – Mi sembra assurdo che chi non rispetta le regole, arrivan­do come clandestino e proba­bilmente anche sotto falso no­me, si appelli a cavilli burocrati­ci. I clandestini vanno respinti e la polizia portuale ha solo svolto il proprio dovere. Da pre­sidente della Provincia farò pressioni sulle compagnie ma­rittime, non possono fare finta di nulla e devono intervenire».

D’altro canto anche per l’attua­le presidente della Provincia e candidato del Pd Davide Zog­gia: «E’ giusto che gli accessi de­gli stranieri siano in qualche modo regolamentati anche per fermare la criminalità organiz­zata che sfrutta queste perso­ne. Ma per aiutare questa gente servono interventi a livello in­ternazionale e la Provincia da sola può fare ben poco. Quello che era possibile per fare politi­che di integrazione e di media­zione linguistica è stato fatto. Noi ci battiamo contro gli spot del governo e cerchiamo di so­stenere le forze dell’ordine per­ché abbiano i mezzi e gli uomi­ni sufficienti per fare il loro la­voro e garantire la sicurezza».

Alessio Antonini