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da Il Resto del Carlino del 15 aprile 2007

Ancona – «Accolti in maniera splendida Ma che paura da clandestini»

Sono tante le storie che si incrociano

Una famiglia anconetana. E’ quella di Lucica Bulai, che vive da sette anni col marito e le due figlie ad Ancona e dice di essere stata «accolta in maniera splendida dalla città». «Non voglio fare troppi complimenti — si giustifica la signora Bulai, nel timore che il suo entusiasmo venga scambiato per adulazione — ma qui abbiamo trovato persone molto disponibili, che ci hanno aiutati e fatti sentire da subito a casa nostra». Come molti altri immigrati anche Lucia, così viene chiamata da quando vive ad Ancona, ha vissuto un periodo da irregolare prima di ottenere il permesso di soggiorno. E come molte altre donne dell’est è arrivata in Italia per fare la badante. «Ero sola — racconta — e la casa presso cui assistevo una persona anziana è diventata la mia famiglia italiana». Oggi Lucia fa la cameriera in un albergo e da parecchio tempo è stata raggiunta ad Ancona dal marito, che ha trovato lavoro come muratore, e dalle figlie di otto e quattordici anni. Le viene da sorridere quando ripensa ai giorni in cui non aveva i documenti e se vedeva un poliziotto doveva «cambiare strada come un criminale».

Un altro esempio di integrazione sociale riuscita è quello di Mihaela Rujoiu Rodica, rappresentante degli stranieri nel Consiglio Comunale di Senigallia. «Appena arrivata nelle Marche ho vissuto per otto mesi come clandestina», racconta il consigliere aggiunto, in Italia dal ’91: «All’inizio lavoravo nella pescheria dell’uomo che mi aveva portata in Italia con la promessa di un impiego regolare — continua — ma dopo poco sono scappata, perché il lavoro era massacrante e non venivo pagata. Poi ho cambiato diversi mestieri, dalla badante, alla cameriera, all’aiuto cuoca in un ristorante e così ho potuto mettermi in regola.

Oggi ho un’impresa di pulizie con sei dipendenti: tre stranieri e tre italiani». Il consigliere sottolinea l’importanza di velocizzare i tempi nella concessione dei permessi di soggiorno per gli immigrati che hanno i requisiti: «Capita che ci vogliano nove mesi per ottenere un documento che, in teoria, dovrebbe essere concesso al massimo in novanta giorni. Nell’attesa si fa in tempo a partorire, e intanto si rimane bloccati nella clandestinità, senza poter stipulare un contratto d’affitto o sostenere l’esame per la patente di guida».
g.f.