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Ancona – Basta tragedie del mare, accoglienza per tutti

2 morti a bordo di una nave Superfast. Manifestanti di "Welcome! Porto aperto" in corteo fino alle reti del porto. Garantito il diritto a richiedere asilo per i 13 superstiti.

La rassegna stampa

Sabato 23 giugno si è consumata l’ennesima tragedia nel porto di Ancona, ora basta!

Proprio nel giorno in cui le comunità di accoglienza della provincia di Ancona, gli assistenti sociali e tante associazioni erano con noi al porto per le iniziative collegate alla Giornata Mondiale del Rifugiato, è arrivato in banchina un traghetto Superfast proveniente dalla Grecia, dove erano stati rintracciati 17 ragazzi afgani nascosti in un pullman. Due di loro sono morti durante il viaggio e altri due erano in condizioni gravissime e sono stati ricoverati in ospedale.

Appena appresa la notizia una nostra delegazione ha raggiunto la Superfast con uno striscione con la scritta «Stop tragedie del mare. Accoglienza per tutti».
Non vogliamo abituarci a queste morti. I giornali e le istituzioni continuano a chiamarli clandestini, ma sono solo ragazzi che fuggono dal proprio paese perché non sono disposti ad arruolarsi, ad uccidere altre persone ne a farsi uccidere e per fuggire a questo destino sono disposti a mettere in gioco la loro vita.

Gli afghani continuano a chiamarli clandestini, ma in realtà sono profughi poiché scappano da una guerra. I profughi sono tutelati da leggi internazionali e hanno diritto ad essere accolti e soccorsi, i clandestini non hanno diritti, sono invisibili senza tutele.

Questa differenza di termini separa la vita dalla morte: non è possibile essere profughi dell’Afghanistan, le “missioni di pace” italiane con occupazione di territorio afgano hanno esportato la democrazia quindi è difficile riconoscere che il paese vive in guerra….ma allora perché c’è tanta gente costretta ancora a scappare e rischiare la morte per perseguire un minimo di dignità e sperare in un’altra vita?
Quelli che scappano dalla guerra e dalla miseria, arrivano in Grecia primo stato europeo che incontrano nella loro rotta di fuga, dopo essere scampati ai proiettili e alle prigioni di Iran e Turchia. La Grecia è stata più volte denunciata dall’ UNHCR e dalla comunità europea poiché viola le norme sull’accoglienza non riconoscendo praticamente a nessuno l’asilo politico (vengono accolte solo lo 0.04%delle domande presentate). In Grecia molti ragazzi restano intrappolati tra campi profughi auto costruiti, sgomberi effettuati dalla polizia e attacchi di neonazisti.

Meglio rischiare la vita che restare nel limbo greco; sedici-venti ore aggrappati sotto un camion all’interno di una stiva della nave o dentro un ripiano nascosto dentro un pullman, stretti, caldo asfissiante e poca aria: è un esperienza che non si deve augurare a nessuno.
Le morti non sono tutte uguali, l’Italia e il mondo si sono giustamente commossi per la tragedia del Costa Concordia e del destino dei suoi passeggeri. Ci hanno raccontato le singole storie struggenti dei passeggeri defunti e le testimonianze dei sopravvissuti. Qui invece di quelli che impropriamente chiamano clandestini non si sa mai nulla, a volte nemmeno il nome. Da tempo denunciamo come le procedure di accoglienza in Italia siano vergognose e come anche ad Ancona il sistema della security sia ingiusto e disumano.

La questione dell’accoglienza, quella di semplificare la richiesta nonché il riconoscimento dei permessi per i migranti devono essere rimesse al centro dell’agenda politica.

Chiediamo alle istituzioni locali, comune e regione, di intervenire nella gestione del porto che non deve essere lasciato nelle mani di autorità portuale e forze dell’ordine.
Che vengano trovati i fondi per finanziare le strutture di accoglienza. Che i corpi dei ragazzi deceduti vengano riconsegnati alle famiglie invece che seppelliti in forma anonima al cimitero di Ancona e che le spese vengano sostenute dalle istituzioni.
Che non vengano più riammessi in Grecia i ragazzi trovati nei traghetti senza documenti: la Grecia a causa della crisi e per una legislazione che deve riformare il diritto d’asilo, non è in grado di tutelare in questo momento i diritti umani.

Chiediamo che vengano tolte le reti dal porto di Ancona che sabato non hanno permesso alle tante persone accorse al porto di portare la solidarietà ai ragazzi sopravvissuti, che sono stati invece accolti solo da polizia, camionette, medici e ambulanze.

Ambasciata dei Diritti