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Ancona: Da Casa de nialtri al lavoro sfruttato. Questa è la risposta del Comune

Storie di ordinario sfruttamento

ANCONA – STORIE DI ORDINARIO SFRUTTAMENTO
DA CASA DE NIALTRI AL LAVORO NEI CAMPI AGRICOLI PER DIECI ORE AL GIORNO SENZA RETRIBUZIONE : QUESTA LA PROPOSTA DEL COMUNE!

Da ormai tre mesi stiamo monitorando le false soluzioni che l’amministrazione comunale ha predisposto per gli ex occupanti di Casa de Nialtri.
Questa che vi stiamo per raccontare è probabilmente la più brutale ma anche la più paradigmatica di questo sistema di accoglienza e sfruttamento che molto spesso vanno di pari passo. Pochi giorno fà ci siamo incontrati con uno degli amici tunisini che ha attraversato l’esperienza dell’occupazione e che, prima dello sgombero, ebbe accettato di andare a vivere in convivenza in una casa assegnata dal Comune.

Dopo qualche mese, e dopo aver loro garantito la spesa solo per la prima settimana, gli viene proposto dai servizi sociali un corso di formazione vicino ad Urbisaglia, in Provincia di Macerata, nel settore agricolo all’interno del progetto della Fattoria Sociale del GUS (Gruppo Umana Solisarietà). Il ragazzo dopo 10 anni di permanenza continuativa in Italia, dopo la perdita del lavoro e il conseguente sfratto avvenuto alla fine dell’anno scorso, reputa questa possibilità un occasione per rimanere successivamente a lavorare all’interno del progetto, così come paventato dagli interlocutori istituzionali.

Recandosi sul posto si rende ben presto conto che il corso di formazione da tre ore al giorno, non è altro che dieci ore di lavoro a mano nei campi senza la presenza di alcuno in grado di insegnarli il mestiere. In questo luogo oltre a lui sono presenti altri migranti che da più tempo risiedono all’interno del fatiscente casolare ubicato tra i terreni da coltivare.
Anche a loro è toccata la stessa sorte.

Non solo, chi ha superato il primo mese a 10 euro a settimana, ora percepisce per le stesse ore lavorative 500 euro mensili alle quali viene loro detratto 130 euro a testa per l’affitto della casa.
Quest’ultima , da noi fotografata, è priva di riscaldamento con un cucinino improvvisato e con due armadi scassati all’interno delle camere. Il luogo precisamente si trova a tre ore di cammino dalla prima corriera e dal primo centro abitato in cui fare spesa o poter comunicare con qualcuno.

A questo punto, quando il giovane tunisino decide di non accettare questo finto percorso di formazione, le cose si complicano ulteriormente perché quello che doveva essere una proposta diventa imposizione fino a che viene minacciato di perdere la casa e di essere rispedito al dormitorio un Tetto per Tutti. Siamo purtroppo abituati alle centinaia di storie di sfruttamento in cui la forza lavoro migrante viene utilizzata dai caporali all’interno per esempio dei cantieri edili o nei lavori agricoli, o da qualche progetto in mano alle organizzazioni del terzo settore.
In questo caso l’elemento più sconcertante è che sia direttamente il Comune in accordo con il GUS a pianificare l’organizzazione della mano d’opera migrante , in particolar modo di quella di coloro che godono dello status di rifugiato.

Ci si aspetterebbe che uno dei doveri di un’amministrazione comunale sia proprio quello di vigilare su questi abusi denunciando tali episodi. E’ La macchina infernale dell’accoglienza che quando fa comodo produce l’immaginario dell’invasione mentre quando può specularci produce forme di regolazione dello sfruttamento della forza lavoro migrante.
Tutto fa parte del solito meccanismo che non ha né la volontà né tanto meno le capacità per costruire, anche all’interno di un territorio piccolo come quello delle Marche, una rete di cooperazione dell’accoglienza che innanzi tutto produca alternative possibili per chi ne ha bisogno.

Anche nel caso specifico che stiamo denunciando ci chiediamo quante altre alternative potevano essere praticate mettendo a valore le competenze e le opportunità presenti nella nostre regione. Durante l’occupazione avevamo abbozzato una rete di offerte lavorative mettendo insieme le esigenze che le aziende oggi hanno nel confezionamento o nell’imbustamento dei loro prodotti E’ una cosa a cui stiamo ancora lavorando e che ha un enorme potenziale che potrebbe svilupparsi a vantaggio delle persone e per il mantenimento degli stessi spazi autogestiti.

Dopo il primo mese di occupazione avevamo anche trovato chi ci donava un ettaro di terra con i relativi macchinari per iniziare un percorso di sostenibilità alimentare. Soluzioni queste ben al di sopra di quelle del Comune a cui in teoria dovrebbe essere più facile “inventarsi” delle soluzioni. Forse il problema è che con le nostre non c’è lucro e magari, come dice il nostro amico, non fungono da deterrente per indurti a scegliere di ritornare al tuo paese, A conti fatti, come non dargli torto!
Casa de Nialtri non si ferma!

Contributo Video:

La lettera del Presidente del G.u.s. in risposta al comunicato “Ancona: Da Casa de nialtri al lavoro sfruttato. Questa è la risposta del Comune”