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da Il Messaggero del 6 dicembre 2006

Ancona – Il libanese che sogna un porto come Barcellona

Dalla rubrica Ancona Multietnica

di Giampaolo Milzi
Dal Libano ad Ancona, puntando il dito sulla cartina geografica italiana un po’ a caso. Su quella che per posizione, clima, mare, ampiezza contenuta, avrebbe potuto, chissà, assomigliare di più alla sua Byblos, cittadina nella periferia nord di Beirut. E dopo 25 anni da quel 1981, quando a Beirut cominciava ad essere spazzata dalla guerra civile, Zakhia Bassil è sicuro di aver fatto la scelta giusta: «Il mio rapporto con Ancona? La amo, perché è a dimensione di cittadino, tranquilla. Ma c’è anche un pizzico di odio, perché è troppo tranquilla».

Zakhia oggi ha 43 anni, parla benissimo tre lingue (francese, inglese e italiano) e dopo 7 anni di studi all’Università Politecnica delle Marche si è laureato in Ingegneria. L’iscrizione all’albo professionale nel 1989, poi un paio d’anni di esperienza, quindi l’ingresso come socio, con altri tre ingegneri e un architetto, nello studio di via Tommasi, per un’attività che punta molto sulla progettazione di opere strutturali, soprattutto eccelesiastiche, marittime, come l’edificio con ristorante e servizi igienici della “Barca sul tetto” al porto o il mercato ittico di Porto San Giorgio (opera in via di realizzazione).

«Da un lato mi ritengo fortunato – spiega – dall’altro ha contato la mia attitudine di buttarmi con apertura mentale verso il nuovo. L’impatto con la città e l’Università è stato buono. Mai sentito messo in disparte, inadeguato, nel tempo libero come nello studio». E allora? Quel pizzico di odio? «Certo, dai primi anni ’80, quando da studenti uscivamo e a livello di divertimenti era la disperazione, Ancona è cambiata in meglio. Ci sono e frequento cinema, teatri, circoli, locali. Ma sono proprio gli anconetani a parlar male del loro carattere, un po’ scontroso, pigro, rinunciatario».
Qualche esempio: «Le commesse dei negozi ti accolgono come se la merce la volessi in regalo. Restando nel mio campo, direi che molti spazi e aree urbane sono poco valorizzati, ristrutturati male, dimenticati. Non ho molta stima della classe politica locale. Hanno aperto la galleria San Martino dopo tanti anni, senza sfruttarli per programmare un’isola pedonale. La nuova piazza Ugo Bassi è scriteriata. Il porto è ancora un mondo a parte, separato dalla città. Là mi piacerebbe progettare una passeggiata turistica, magari con coschietti che vendano pesce fritto e frutti di mare, come a Brindisi». E poi un sogno: «Un fronte del porto moderno, con strutture di servizio e contenitori culturali, imparando da Barcellona e Liverpool».