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da Il Resto del Carlino del 31 marzo 2007

Ancona – La faccia felice della Cina. «I problemi non mancano ma l’integrazione c’è»

Cheng Liu, universitario e politico

Come vivono, che lavoro fanno, come si trovano in città? Inizia oggi il viaggio del Carlino tra i rappresentanti delle numerose etnie presenti nella nostra città. Quali difficoltà incontrano? Si sentono integrati a pieno o c’è ancora tanta strada da percorrere in questa direzione? Saranno gli stessi protagonisti a raccontarci la loro storia, a spiegare cosa vuol dire e come ci si sente a vivere in un paese lontano da quello delle proprie origini.
Da oggi cercheremo di dare un po’ di visibilità a chi con fatica riesce a farsi strada nel mondo del lavoro e in quello, ben più complesso, dei rapporti sociali.

ANCONA — Cheng Liu è un esempio vivente di integrazione sociale degli stranieri. All’età di 22 anni fa il consigliere comunale aggiunto, cioè uno dei rappresentanti degli immigrati che abitano in città, è iscritto all’Università Politecnica delle Marche, facoltà di Ingegneria, e vive ad Ancona da 14 anni con la famiglia, che oltre a lui comprende padre, madre e sorella. E’ la persona che ha il polso della situazione riguardo ai suoi connazionali in città, perché il ruolo politico che ricopre lo porta a confrontarsi ogni giorno con le difficoltà incontrate dalla comunità cinese, che vanno dalla lingua al rapporto con la burocrazia alla ricerca di una casa in affitto. «I problemi ci sono — ammette Liu — ma Ancona è da sempre molto ben attrezzata per l’integrazione degli immigrati. Per questo è importante che di fronte al veloce aumento degli stranieri verificatosi negli ultimi anni, la città sappia rispondere con gli strumenti che si sono rivelati vincenti in passato».

Il consigliere prende a esempio la propria esperienza personale, che considera un percorso di integrazione riuscito. «Sono arrivato ad Ancona con la famiglia quando avevo 9 anni — racconta Liu — e ho frequentato la scuola elementare a Palombina, dove ero seguito da una maestra di sostegno che mi aiutava a imparare l’italiano. All’epoca ero l’unico studente straniero della mia classe e in nessun caso mi sono mai sentito messo in disparte o discriminato. La città mi ha accolto benissimo e deve continuare su questa strada, anche se gli stranieri oggi sono molti di più e garantire la stessa qualità non è facile». Per otto anni la famiglia Liu ha vissuto nel quartiere degli Archi, in quella seconda circoscrizione che ha il più alto tasso di stranieri in città. «Io stesso ho avuto modo di osservare l’esponenziale crescita degli immigrati in quella zona di Ancona — dice Liu — dove ormai il 50 per cento degli abitanti è di origine straniera. E’ fondamentale portare avanti progetti di integrazione nella seconda circoscrizione adesso che la situazione è ancora tranquilla, per evitare che possano esplodere i problemi in futuro».

Tra le iniziative proposte da Liu in Consiglio Comunale c’è l’individuazione di una struttura pubblica che ospiti la trentina di associazioni di immigrati presenti in città, al fine di coordinare quelle attività di sostegno alle diverse comunità che sono gli strumenti più efficaci contro comportamenti illegali e criminalità.
Al luogo comune che dipinge Ancona come una città non troppo aperta nei confronti di chi viene da fuori, il consigliere aggiunto risponde con un’autocritica: «I cinesi non sono certo tra i popoli più attivi in fatto di relazioni interculturali. Ma tutti possiamo migliorare».
di Gabriele Flamma