Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Appello europeoNo al muro della morteNessuna persona è illegale!

Il fatto che la gente muoia alle frontiere, sfortunatamente, non ha niente di nuovo, tantomeno in quella frontiera a sud dell’Europa che separa la Spagna dal Marocco: basti pensare alla quantità di resti di documenti trovati alla deriva nel corso degli anni.
Non sono nuove le deportazioni illegali nel deserto algerino o in paesi terzi, soprattutto di richiedenti asilo la cui richiesta non è mai stata formalizzata.
Non è nemmeno nuovo che la gente cerchi di attraversare le frontiere: di fatto, più che una barriera inaccessibile, queste funzionano come una diga, con il suo complesso sistema di esclusioni, che determina chi passa e come, a costo di cosa e in cambio di che.
Saltare i muri che separano gli enclavi coloniali di Ceuta e Melilla dal territorio marocchino è da molto tempo una via d’entrata in Europa, soprattutto per quelli che non possono o non vogliono pagare il visto falso, il documento o la guardia civile dalla vista lunga.
Che c’è allora di diverso nelle immagini che ci sono arrivate nelle ultime lunghe settimane da Ceuta e Melilla?
E’ diversa la brutalità che ha acquisito il regime di frontiera: per la prima volta, le forze di sicurezza (poco importa sotto quale bandiera, alla fin fine il grado di “cooperazione” è ogni volta più alto) hanno sparato a coloro che cercavano di attraversare saltando il muro.
Forse a causa del controllo dello Stretto da parte del Sistema Integrale di Vigilanza Esterna (SIVE), che obbliga a trovare rotte alternative?

Per la crescita dei valori incassati dalla rete dei contrabbandieri?

Perché il salto del muro implica il non rischiare con queste mafie?
Si dovrà vedere l’aumento della cooperazione poliziesca tra Spagna e Marocco e la conseguente intensificazione della pressione delle autorità marocchine nei confronti di coloro che utilizzano il Marocco come paese di transito nella loro migrazione verso il nord?

Fattori di peso che, tra le altre cose, obbligano ad interrogarsi sui motivi per cui la frontiera sud sia la più militarizzata delle frontiere europee.
Ci sono più cose che sono differenti in questa occasione.
Man mano che le immagini sono entrate di contrabbando nei nostri spazi quotidiani, attraverso radio e televisione, ci è divenuto sempre più insopportabile guardare, ancora una volta, come tante altre volte, dall’altra parte.

In diversi punti dell’Europa, sono stati lanciati concentramenti, veglie e manifestazioni che hanno detto basta: basta assassinii, basta deportazioni omicide, basta colpi e vessazioni, basta investimenti nel militarizzare le frontiere.
“Gruppi e spazi sociali auto organizzati, comunicatori sociali, cittadini europei nati qui e lì, associazioni di vicini, assemblee e forum di migranti, abbiamo deciso di partire da diversi punti dell’Europa in una carovana verso le barriere di Ceuta affinché il nostro “basta” si senta forte e chiaro.
Verso le barriere come luogo di un crimine perpetrato in nome delle democrazie europee.
Verso le barriere come simboli di un regime di frontiere che non solo è fatto di barriere fisiche e aree di vigilanza ogni volta più militarizzate, ma anche di un sistema di accesso ai diritti che crea cittadini di “serie A” e di “serie B” (e “non cittadini”), producendo vere e proprie apartheid lavorative e sociali che fermano e precarizzano la vita sociale e lo impregnano di paura verso l’altro.
Vi invitiamo tutti, uomini e donne delle diverse città europee, a unirvi a questo viaggio.
Perché oggi più che mai, di fronte alla barbarie, contro la moltiplicazione delle barriere e dei sistemi di inclusione/esclusione nell’Europa realmente esistente, esercitare il comune significa dire basta al muro della morte e a tutto quello che simboleggia: non nel nostro nome.
E significa anche creare un’alleanza con coloro che cercano di attraversarlo, che cercano di difendere il loro diritto all’esistenza, che è anche il nostro… in un mondo migliore.”