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Tratto dal sito dell'Agenzia Migra

Arrivano i profughi dall’Irak. Onda lunga o maremoto?

di Silvina Pérez

«Quando arriverà l’ondata dei profughi iracheni?»: da mesi le organizzazioni umanitarie pongono questa domanda.
Nessun intervento umanitario in questi anni è stato tanto preparato dalle organizzazioni internazionali. Finora non si registrati però esodi rilevanti. Attualmente venti-trenta mila sfollati sono accampati in territorio iracheno ai confini con l’Iran. Lì sono assistiti dalle autorità di Teheran. Ma la possibilità di un grande esodo rimane: il flusso potrebbe dilatarsi nel tempo, investendo i Paesi europei con un’onda lenta ma continua. Sarebbe un altro paradosso di questa guerra. Dallo scoppio delle ostilità infatti oltre 5000 rifugiati iracheni sono tornati a casa dalla vicina Giordania e questa contro-ondata ha stupito le agenzie umanitarie.

Sui motivi del mancato esodo ecco la spiegazione dell’Unhcr (o Acnur; cioè Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) nelle parole di Laura Boldrini, portavoce in Italia: «Il rischio di trovarsi al centro di azioni militari ha finora scoraggiato la popolazione. Il vero problema potrebbe cominciare nell’immediato futuro». Lo conferma l’appello lanciato da Croce rossa internazionale, Medici senza frontiere, Ics (Consorzio italiano solidarietà), Amnesty International e appunto Unhcr: «La guerra scatenata contro l’Iraq è in grado di provocare una catastrofe umanitaria. Centinaia di migliaia di persone potrebbero fuggire generando effetti a catena nell’intera area». L’appello prosegue delineando questo scenario: «Anche se la maggior parte dell’esodo si riverserà nei Paesi vicini, una parte si dirigerà verso l’Europa e l’Italia in primis. La fuga potrebbe quindi dilatarsi nel tempo con un flusso continuo anche se non subito drammaticamente visibile».
Come raccontiamo nella scheda qui sotto, l’Italia non ha una legge sui “richiedenti asilo”. Ma il governo italiano annuncia che non volterà le spalle ai profughi iracheni ma il ministro Umberto Bossi si ribella. Il 28 marzo il Consiglio dei ministri ha infatti recepito una direttiva dell’Unione europea (che risaliva al luglio 2001) sulla concessione della protezione temporanea ai profughi di guerra.

Oltre a questa direttiva, i 15 hanno stabilito una politica comune sull’emergenza profughi che non riguarda però il diritto d’asilo. Il decreto del governo italiano prevede esclusivamente la concessione della protezione temporanea: una misura dal carattere eccezionale, per la durata di un anno, rinnovabile dal Consiglio dei ministri per altri 12 mesi. Affinché la direttiva abbia efficacia, il governo deve emanare un ulteriore decreto che riconosca la situazione di emergenza e quindi il conseguente diritto alla protezione temporanea.
Per applicare la direttiva, il governo italiano dovrà fissare la data di decorrenza, le categorie di soggetti ammessi, la disponibilità ricettiva (in parole povere: il numero) dell’Italia in questa specifica situazione, le procedure per i visti necessari. A ogni modo, il provvedimento non garantirà l’ingresso in Italia indistintamente a tutti. Gli sfollati potranno non essere ammessi se sospettati di aver commesso crimini di guerra o contro l’umanità o reati particolarmente gravi. Così, coloro che non otterranno la protezione verranno allontanati dal territorio nazionale con le procedure della legge 189 (la cosiddetta Bossi-Fini).

Quanti sono e da dove vengono?

Attualmente in Italia i rifugiati sono circa 23mila. Di questi, 13mila sono riconosciuti sulla base della Convenzione di Ginevra del 1951, mentre oltre 10mila godono di protezione umanitaria, uno status che assicura un permesso di soggiorno e di lavoro, l’assistenza sanitaria, il diritto all’istruzione. A ottenere asilo sono state persone che appartengono a 40 nazionalità diverse e che provengono soprattutto dal Corno d’Africa, dai Balcani e dal Medio Oriente ma anche da Iraq, Iran, Turchia e Sudan.
Nel 2002 hanno chiesto asilo politico in Italia circa 10mila persone. Per sfuggire alle persecuzioni e alle guerre nei loro Paesi d’origine, esse sono spesso costrette a muoversi per vie illegali: per questo si trovano senza documenti o entrano in Italia clandestinamente. Le rotte principali attraverso cui giungono nel nostro Paese sono tre: dalle coste albanesi e montenegrine a quelle della Puglia; da Turchia, Grecia e Albania alle coste ioniche calabresi; oppure attraverso la frontiera italo-slovena.

Diritto d’asilo: un glossario

Per capire meglio chi può usufruire del diritto d’asilo, occorre conoscere a fondo una questione (e persino una terminologia) complessa il che spiega perché spesso si confondano realtà molto diverse fra loro.

Rifugiato

E’ colui costretto a lasciare il proprio Paese a causa di guerra o persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche.

Richiedente asilo

Chi è fuori dal proprio Paese e, in un altro Stato, rivolge una domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato. La sua domanda viene poi esaminata dalle autorità ma fino al momento della decisione resta un “richiedente asilo” e non ancora un profugo.

Profugo

E’ un termine generico che indica chi lascia il proprio Paese a causa di guerre, persecuzioni o catastrofi naturali o economiche.

Sfollato interno

Parola spesso usata come traduzione dell’espressione inglese Internally Displaced Person (Idp è la sigla usata nei documenti ufficiali). Per “sfollato” si intende colui che abbandona la propria abitazione per gli stessi motivi del rifugiato, ma non oltrepassa un confine internazionale, restando all’interno del proprio Paese.

Migrante

Termine generico che indica chiunque scelga di lasciare il proprio Paese per stabilirsi, temporaneamente o definitivamente, altrove. Tale decisione, che ha carattere volontario (anche se spesso è indotta da misere condizioni di vita) dipende generalmente da ragioni economiche, avviene cioè quando una persona cerca un lavoro e migliori condizioni di vita.

Clandestino

E’ la parola che, spesso usata in modo piuttosto dispregiativo; soprattutto nei media indica il migrante irregolare, cioè chi, per qualsiasi ragione, entra irregolarmente in un altro Paese. Nei documenti delle Nazioni Unite si parla di “Non-Documented Migrant Workers” ovvero di lavoratori migranti senza tutti i permessi necessari.

L’Italia senza una legge sui richiedenti asilo
Attirare l’attenzione del mondo politico, degli esperti e dell’opinione pubblica sull’urgenza di una legge organica in materia di diritto d’asilo in Italia, unico Paese dell’Unione europea a non averla. La campagna è organizzata dal Ics (Consorzio italiano di solidarietà: 06 85355081, [email protected]), da Msf (Medici senza frontiere) e da Amnesty International. Da tempo le organizzazioni che si occupano dei rifugiati chiedono al governo di affrontare la questione della riforma del diritto di asilo con un provvedimento organico.
Due sono le proposte in discussione alla Camera (una del centro destra e una dell’opposizione) che prevedono anche forme di protezione temporanea e per ragioni umanitarie a chi non fosse in possesso dei requisiti per ottenere l’asilo. Il 16 aprile, la commissione a cui è stata affidato l’esame preliminare delle due proposte ha ascoltato Augustine Mahiga, rappresentante dell’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) che ha criticato «l’anomalia» notando che questa carenza contrasta «con la tradizione di ospitalità e di generosità del popolo italiano, con il suo protagonismo in campo umanitario. Come ricordato da Mahiga la nuova legge andrebbe collegata al Pna (Programma nazionale asilo), creato da Unhcr, ministero dell’Interno e Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani).