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Artisti per Riace. I lavoratori della cultura in Calabria. Un report

Erica Rigato, Artribune - 29 novembre 2018

Il paesino di 1.800 abitanti, incastonato tra monti calabri e Mar Ionio, è passato alle cronache per essere diventato, sotto la guida del suo sindaco Domenico Lucano, un modello per l’accoglienza ai migranti. Il 2 ottobre scorso Lucano è stato arrestato per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. In seguito alla riduzione dei fondi per lo SPRAR, (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) a Riace sono stati annullati 165 posti finanziati per i progetti d’integrazione e 76 migranti beneficiari di questi progetti hanno dovuto lasciare il paese. Ottanta persone del luogo, impiegate nelle associazioni che gestivano questi progetti, sono rimaste senza lavoro. I fatti hanno diviso il paese e il mondo della cultura è insorto sottolineando il proprio impegno a favore dei valori di accoglienza e di umanità.

Il Manifesto

A partire dalle vicende di Riace, ma con uno sguardo più ampio, i “lavoratori della cultura”, così si definiscono, hanno scritto in un manifesto: La comunità dell’arte in Italia si schiera con Riace, simbolo di un’esperienza concreta di convivenza tra i popoli e di una comprensione, altrettanto concreta, della complessità del tempo che viviamo. Tutti noi ci chiediamo cosa sia accaduto a quella cultura dell’inclusione e della convivenza che dal secondo dopoguerra per decenni abbiamo costruito tra molte difficoltà e contraddizioni, e con stupore scopriamo che alla fine del secondo decennio del nuovo millennio è diventato importante, anzi necessario, dichiararsi contro il razzismo, contro un’idea di nazione che si concentra sulla difesa dei propri confini fisici e culturali, ma anche per la difesa dei lavoratori e delle volontà delle comunità locali sempre più assoggettate alle regole di un’economia finanziaria globale. La risposta che ci diamo è che tutto ciò è il risultato della sottovalutazione colpevole, da parte di tutti noi, di quel processo di semplificazione e d’involuzione che la politica, quella che governa le nostre comunità, ha attuato negli ultimi venticinque, trent’anni. Un processo che oggi raggiunge il suo compimento con l’attuazione di una strategia della confusione dietro la quale è perpetrato l’inganno. Il nostro schierarci con Riace è dunque un’opposizione finalmente concreta ad una pratica politica che come intellettuali e artisti non possiamo più accettare. È la dichiarazione di un risveglio collettivo della cultura italiana che pretende una centralità nella vita delle nostre comunità, e che intende impegnarsi in prima persona su questo fronte. Riace è per noi solo il primo passo, il riconoscimento della forza di un simbolo che non riguarda solo la possibilità di una vera inclusione, ma che pertiene alla possibilità concreta di una crescita delle comunità su valori ed elementi che, prima e dopo il loro essere azione politica, sono consistenza culturale”.

A Riace

Un gruppo di circa 50 persone ha poi raggiunto la cittadina calabra nelle giornate tra il 17 e il 18 novembre, con l’obiettivo di ascoltare e capire: girando tra stradine e case decorate a murales, accompagnati da operatori di Riace, ha incontrato e parlato con i vecchi abitanti del paese e con i nuovi, i migranti. “Siamo stati abituati da sempre a vivere con gente di altre culture, a non avere paura dell’altro” spiega un signore. Annamaria, impiegata in un’associazione, racconta invece come funzionava il sistema di accoglienza: “Se ci avvertivano all’improvviso di un autobus pieno di migranti in arrivo, per dire, la mattina di Pasqua, eravamo tutti comunque lì, pronti ad accoglierli. Noi non siamo e non siamo mai stati operai di fabbrica”, come per dire che la loro è una vocazione. Il gruppo ha poi cenato con volontari e migranti e le attività e gli incontri sono proseguite poi il giorno seguente.

Le impressioni

La prima soddisfazione” dice uno dei partecipanti “è l’emergere e il consolidarsi di una voce di gruppo, e infatti ci teniamo a sottolineare di essere un gruppo di lavoro”. Molto probabilmente si chiamerà “da Riace”.“Proseguiremo in tre direzioni”continua “A livello territoriale. Il gruppo vuole continuare ad essere vicino alla realtà di Riace attraverso l’espressione di iniziative concrete ma per questo attendiamo, su richiesta delle associazioni stesse, la stabilizzazione dei disagi immediati che esse stanno vivendo per fare fronte ai cambiamenti in corso. Poi ci organizzeremo dividendoci in piattaforme territoriali, alcune delle quali avranno come fulcro città più grandi e altre invece saranno a base regionale. Ci sarà poi un momento di sintesi a livello nazionale dei contenuti elaborati sul piano territoriale. Ciò avverrà, presumibilmente, attraverso la nascita di un sito web dove confluiranno questi contenuti. Ci muoveremo il più possibile verso il mondo della cultura qualificata e soprattutto vorremmo legarci al mondo della formazione”.

Erica Rigato