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da Il Resto del Carlino del 31 marzo 2007

Ascoli – Marilou, da Manila alle Torri. Laurea e una vita da badante

«Mi sento straniera quando torno nelle Filippine»

Come vivono, che lavoro fanno, come si trovano in città? Inizia oggi il viaggio del Carlino tra i rappresentanti delle numerose etnie presenti nella nostra città. Quali difficoltà incontrano? Si sentono integrati a pieno o c’è ancora tanta strada da percorrere in questa direzione? Saranno gli stessi protagonisti a raccontarci la loro storia, a spiegare cosa vuol dire e come ci si sente a vivere in un paese lontano da quello delle proprie origini.
Da oggi cercheremo di dare un po’ di visibilità a chi con fatica riesce a farsi strada nel mondo del lavoro e in quello, ben più complesso, dei rapporti sociali.

Ci apre la porta di casa senza esitare un attimo. Seduta sul divano, come un fiume in piena, nonostante la febbre, racconta le sue giornate, tra la piccola attività commerciale che gestisce con il marito a Poggio di Bretta e l’assistenza a chi come lei ha scelto di lasciare la propria terra, in cerca di fortuna. Marilou Banson ha lascito la famiglia a Manila, capitale delle Filippine, venticinque anni fa. «Sono partita per gioco — ci confida Marilou con il sorriso sulle labbra — per raggiungere delle amiche che stavano in Italia.
Mi raccontavano della vita e del lavoro, così mi sono detta ‘perchè non provare?’ Sono stata la prima della mia famiglia ad andare via da Manila e l’ho fatto anche per aiutare i miei sette fratelli, mamma e papà». Dopo un anno a Campli, un paesino in provincia di Teramo, Marilou è arrivata ad Ascoli e da qui non se n’è più andata, tranne che per una breve vacanza a casa. «Ricordo il giorno in cui sono arrivata, era giugno, faceva molto caldo. Dall’aeroporto di Roma sono salita su un autobus che mi ha portato fino a Campli. Non conoscevo per niente la lingua e il primo anno è stato difficilissimo». Con una laurea in economia e commercio, conquistata a fatica nelle Filippine, Marilou non si è mai persa d’animo e forse è proprio questo il pregio che l’ha resa una donna determinata e piena di vita. «Per un anno ho lavorato come badante a casa di un sigmore che ascoltava quasi tutto il giorno la musica di Beethoven».

Ma di Campli non ha un bel ricordo. «Io la chiamo ‘Cample city’ — sorride —. Quando mi affacciavo al balcone la gente mi guardava con occhi strani, con diffidenza. Finito il contratto ho voluto cambiare aria». E così l’arrivo ad Ascoli. Nel frattempo Marilou ha conosciuto e sposato suo marito, anche lui di origini Filippine, con cui oggi gestisce un negozio di assembalggi di pezzi meccanici. «Gli uomini italiani non mi attiravano, anzi, nemmeno li guardavo. Tra me e loro c’era troppa diversità. Diversità di cultura di tradizioni, di modi di vivere». E sì perché nonostante la lontananza da Manila e dalla famiglia, Marilou ha voluto matenere vivo il legame con le tradizioni della sua terra. «La comunità Filippina ad Ascoli è molto numerosa — ci spiega Marilou — è un po’ una catena, io ho portato qui i miei fratelli, tutti tranne uno che fa l’ingegnere, ha un buon posto di lavoro e non vuole perderlo. Sto cercando di convincere anche mia madre che dopo la morte di papà è rimasta sola. Il Vescovo di Ascoli ci ha messo a disposizione una piccola Cappella privata in cui ogni terza settimana del mese viene celebrata una messa nella nostra lingua. Mio figlio Kevin ha sedici anni, parla bene la nostra lingua e mangia cibi filippini che cucino per lui». Grazie alla sua grinta Marilou è diventata un punto di riferimento per tante persone che come lei si sono allontanate da casa. «Dedico molto tempo allo sportello informativo della nostra associazione (la sezione ascolana dell’Anolf, Associazione oltre frontiere, ndr). Dopo tanti anni mi sento perfettamente integrata, sono stata anche in grandi città come Roma, Milano e Bologna, ma Ascoli è la mia seconda patria. Nel 2005 sono tornata a Manila e mi sono sentita straniera a casa mia. Non avevo più amici, uscivo solo con mia madre, una sensazione strana…».

Eppure questa città, un difetto dovrà averlo. «E’ un po’ carente nelle manifestazioni culturali dedicate a noi immigrati. Mi hanno contattato da Cupra Marittima per portare la musica di un gruppo filippino e ad Ascoli non ci sono mai riuscita. Ho fatto un tentativo per la Notte Bianca dell’anno scorso, ma non è andato in porto». Grazie per la chiacchierata Marilou, speriamo che chi di dovere raccolga il suggerimento, visto che la Notte Bianca edizione 2007 è già in cantiere
di Emanuela Astolfi