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Askavusa – Milioni di euro in spese militari. A questo serve l’emergenza sbarchi

Oggi a Lampedusa sono arrivati in porto su motovedette della guardia costiera e della capitaneria di porto : donne, uomini, bambini di nazionalità in prevalenza siriana e dell’area del Sub-Sahara. La loro permanenza sul porto dell’isola è stata breve, le persone sono state trasferite a Pozzallo, mentre altri ottocento sono stati trasferiti ad Augusta senza il passaggio nel porto di Lampedusa. Riportiamo parte dell’articolo di Mauro Seminara pubblicato su LinkSicilia:

Sette navi e due elicotteri per soccorrere cinque barche. Il numero dei migranti differisce di poco da quello del personale impiegato ma vincono comunque i migranti per qualche centinaio di unità in più. Se si considera che il costo medio giornaliero (dato non ufficiale) della missione Mare nostrum si aggira sui 200.000 euro – che la flotta sia chiamata ad intervenire o meno – e che dal 18 ottobre, primo giorno di missione, a oggi sono stati soccorsi circa 10.000 migranti, ne vien fuori che ogni immigrato è costato grossomodo 2.400 euro per il solo soccorso in mare.

Quello che a noi interessa sottolineare è che la tragedia del 3 ottobre, cosi come altre, avvenute in questi anni nel mediterraneo, hanno fatto progressivamente aumentare i fondi per l’agenzia Frontex, e militarizzato in maniera massiccia il mediterraneo. Dal nostro punto di vista le condizioni per cui queste persone scappano dal proprio paese vengono create dalle politiche che da secoli l’Europa adotta nei confronti di altri paesi, in particolare dell’Africa. Lo stesso vale per le condizioni in cui, queste persone sono costrette a spostarsi, le condizioni di clandestinità, di pericolo e della “Tratta” di esseri umani, vengono create o favorite dall’Europa. Da vent’ann a Lampedusa, i momenti di apparente calma vengono seguiti da momenti di “Emergenza” sempre creata ad arte, per ricavarne qualche profitto di tipo economico e/o politico.

Quando finiranno i fondi per la missione “Mare Nostrum” mai nome fu più azzeccato, accadrà sicuramente qualche altro evento spiacevole per giustificare il rifinanziamento di Frontex.

Se davvero a qualcuno importa di salvare vite umane, bisognerebbe cominciare dalla produzione e vendita di armi, settore che non conosce crisi e che è sempre in crescita.Dagli interventi umanitari/militari. Se i governi avessero veramente a cuore le sorti di queste persone che scappano molto spesso da guerre, con tutti i soldi che spendono al giorno, potrebbero fare qualcosa di molto più risolutivo. Se vogliamo parlare esclusivamente del modo in cui questa gente si muove, bisogna ricordare che da anni l’Europa stanzia milioni di euro per la cooperazione con i paesi terzi, tipo Libia o Tunisia. Questi soldi sono sempre stati investiti per reprimere e militarizzare i territori, invece di tentare di regolarizzare i viaggi. Per non parlare dei milioni di euro spesi per la gestione di centri di detenzione come i CIE e affini.

Noi non crediamo che le soluzioni possano venire dai governi, perche qualsiasi tipo di soluzioni si possano adottare, le mire imperialiste dell’Europa e degli Stati Uniti d’America, ma anche di altre nazioni, non si fermerebbero. Anche quando si trovasse il modo di fare viaggiare questa gente in sicurezza e trovare a tutti una casa ed un lavoro (Cosa impossibile) per noi la questione non sarebbe risolta affatto. Perche è alle cause che generano le migrazioni di massa che bisogna guardare e non alla gestione di questi movimenti. La realtà è che sulla pelle di africani, siriani, palestinesi, si fanno profitti, prima , durante e dopo il loro arrivo in Europa.

Non crediamo negli esportatori di diritti e democrazia, ogni comunità deve sapere emanciparsi e autodeterminarsi, ognuno con un percorso proprio e con i tempi propri, e non tutte le comunità devono darsi una forma di governo prestabilita. Di certo sapere che ancora oggi quattordici nazioni africane pagano una tassa alla Francia per la decolonizzazione, ci da l’idea di quanto in realtà questi popoli siano ancora oggi sotto il dominio di potenze straniere.

Bisognerebbe riflettere bene prima di usare la parola “Invasori” rispetto a chi viene da luoghi come la Palestina, la Siria e in generale l’Africa. Bisognerebbe che in Francia, in Italia, in Inghilterra e ovunque, la storia della colonizzazione fosse studiata a fondo e che le cause storiche del presente fossero esaminate nel dibattito pubblico. Invece sembra che la discussione si focalizzi su un presente che è completamente slegato dalla storia e dalle prospettive politiche.