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Il cancello di ingresso di Palazzo San Gervasio
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Aspetti critici delle udienze di convalida e/o proroga del trattenimento presso il CPR di Palazzo San Gervasio

Centro tristemente noto per il suo passato e il suo presente

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Lasciate ogni speranza, voi che entrate” è la scritta scura e misteriosa posta sulla porta dell’Inferno dantesco. “Lasciate ogni speranza nella giustizia, voi che entrate” è la frase che andrebbe apposta sul cancello del Centro di Permanenza per i Rimpatri di Palazzo San Gervasio a Potenza.

Un Centro tristemente noto per il suo passato e il suo presente. Un Centro creato in tutta fretta, ormai più di 10 anni fa, durante il Governo Berlusconi e che ha vissuto di precarietà per tutto questo tempo.

Inizialmente una semplice tendopoli, poi una serie di moduli prefabbricati, quindi diversi interventi di messa in sicurezza e adeguamento delle strutture. Ma, nonostante le tantissime risorse pubbliche utilizzate, il Centro resta una cattedrale nel deserto, una struttura improvvisata.

Dopo uno stop determinato dalla necessità di interventi ai moduli abitativi del Centro, interventi che hanno riguardato i sanitari e le rubinetterie, gli infissi interni ed esterni, nonché le guaine di impermeabilizzazione, gli impianti e gli arredi, nel mese di febbraio di quest’anno, la struttura è stata riaperta e ha ricominciato a funzionare “accogliendo” numerose persone.

Al contempo la struttura è divenuta, di fatto, la sede stabile del Giudice di Pace di Melfi competente in materia di convalida e/o proroga dei trattenimenti disposti dalle Questure. Dalla sua riapertura, infatti, le udienze per la convalida e la proroga dei provvedimenti attinenti al trattenimento amministrativo vengono celebrate presso i locali situati all’interno del CPR.

Nello specifico, in una prima fase, le udienze venivano tenute all’interno dei locali utilizzati per i colloqui tra avvocati e assistiti. Da alcuni mesi, invece, è divenuta prassi consolidata celebrare le udienze direttamente all’interno degli uffici destinati ad accogliere il personale dell’ufficio immigrazione della Questura.

Udienze che si svolgono senza la partecipazione di alcun cancelliere ma con il personale della Questura che, di fatto, svolge ruoli multitasking, fino ad addivenire ad una confusione che rende difficile capire a chi sia affidato l’esercizio effettivo della funzione giurisdizionale. Una questione che non è affatto di lana caprina in quanto non coinvolge solamente il rispetto della forma ma la sostanza stessa della funzione giurisdizionale e del suo esercizio.

In verità si tratta di una prassi non esclusiva del Centro di Permanenza di Palazzo San Gervasio e di una questione non certo nuova. Già nel 2010, a seguito di interpello da parte di alcuni giudici di merito circa la scelta dei locali per lo svolgimento delle udienze di convalida e proroga del trattenimento, il Consiglio Superiore della Magistratura è intervenuto sul punto con due circolari 1 per chiarire che l’utilizzo dei locali della Questura presso i CIE (oggi CPR) doveva essere considerato come del tutto residuale e limitato ai casi di impossibilità di procedere alle convalide accompagnando lo straniero presso l’ufficio del giudice.

A fronte di questo scenario è lecito porsi alcune domande sia sullo specifico caso del CPR di Palazzo San Gervasio, sia sul sistema più generale dei Centri di Permanenza.
Con riferimento specifico al Centro di Palazzo San Gervasio è legittimo chiedersi quali garanzie di imparzialità e terzietà possa dare un giudice che decide di celebrare le udienze per la convalida e/o la proroga, non solo all’interno del CPR, ma addirittura all’interno dei locali della Questura, con il soggetto interessato relegato in un’anticamera mentre nell’aula di udienza il personale di polizia esce ed entra a proprio piacimento.

Al contempo, è doveroso domandarsi se possa dirsi legittimo un sistema che consente ai funzionari della Questura di avere libero accesso ai fascicoli dei procedimenti in ogni momento e limita invece l’accesso del difensore o, ancora, che si fonda sul “fare presto” e non sul “fare bene”, perché la mole di fascicoli è tale da richiedere udienze lampo. E ancora, è rispettoso dei principi del nostro ordinamento un sistema che consente di comunicare al difensore del malcapitato la data di udienza con meno di 24 ore di preavviso, senza neppure la notifica del provvedimento contenente la richiesta di convalida e/o di proroga emesso dalla Questura?

Più in generale, da un diverso punto di vista, è doveroso domandarsi quali garanzie di rispetto della legge ci si possa aspettare da un CPR più volte finito sotto i riflettori proprio per le violazioni dei diritti perpetrate ai danni dei trattenuti.

Quanto osservato, documentato e denunciato da associazioni e operatori del diritto, dovrebbe portare a riflettere su quanto accade in questi spazi in cui si esercitano in maniera così superficiale odiose privazioni delle libertà delle persone. I CPR sono luoghi di detenzione a tutti gli effetti che limitano pesantemente la libertà, la dignità e i diritti delle persone. I CPR sono inseriti in un sistema di contrasto della immigrazione clandestina che non funziona e che presenta molti lati oscuri 2.

La detenzione amministrativa diviene sempre di più l’esercizio di un potere che si fa arbitrio da parte dello Stato.

In un periodo storico caratterizzato dal diffondersi del populismo, sembra sia in voga anche un certo populismo giuridico. Una deriva demagogica e populistica del diritto alimentata dal sentire politico contingente che si riverbera nei provvedimenti che concretamente vengono assunti dai Giudici di pace chiamati a decidere sulla privazione della libertà di tanti stranieri presenti nel nostro Paese anche da molti anni.

  1. https://www.dirittoimmigrazionecittadinanza.it, pag. 4
  2. Leggi anche «Buchi neri. La detenzione senza reato nei CPR»
    Nel rapporto di CILD la vergognosa situazione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio – ottobre 2021

Avv. Arturo Raffaele Covella

Foro di Potenza.
Sono impegnato da anni nell’ambito della tematica del diritto dell’immigrazione, con particolare attenzione alla protezione internazionale e alla tutela dei lavoratori stranieri. Collaboro con diverse associazioni locali che si occupano di migrazioni. Scrivo per diverse riviste.