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Aspetti socio-criminologici dell’immigrazione: il caso di Rosarno

Tesi di laurea di Antonio Cammisotto, che ringraziamo

Photo credit: Matteo De Checchi

Introduzione

Il presente elaborato si propone di analizzare alcuni dei più importanti e discussi aspetti socio-criminologici dell’immigrazione in Italia.

La trattazione consta, sostanzialmente, di due parti: la prima parte (capitolo 1;2;3) analizza aspetti che riguardano tutto il territorio nazionale; la seconda parte (capitolo 4) è dedicata invece allo studio specifico del caso di Rosarno, la cittadina reggina che dagli inizi degli anni novanta del secolo scorso accoglie un cospicuo numero di migranti da occupare, stagionalmente, come manovalanza nella raccolta degli agrumi.

Più specificamente, il primo capitolo, “Italia, Paese di immigrazione”, dopo alcuni cenni storici sull’immigrazione in Italia, spiega la contrapposizione tra i due maggiori approcci che cercano di interpretare la realtà sociale, ossia: funzionalismo e strutturalismo.

Questi approcci teorici si contrappongono anche nell’interpretare il fenomeno migratorio, e soprattutto nel ricercarne le cause: le differenti vedute che i maggiori interpreti dei due schieramenti esprimono hanno, ad ogni modo, influenzato scelte e soluzioni normative non solo italiane, ma anche europee ed extraeuropee.

Notevole appare, a riguardo, il recente tentativo di superare la dicotomia tra funzionalisti e strutturalisti attraverso l’avanzamento del concetto di “soggettività” riferito alle migrazioni, che viene proposto in particolar modo da Sivini (2000, 2005).

Il paragrafo conclusivo del primo capitolo è invece dedicato all’analisi della normativa sull’immigrazione in Italia: dopo alcuni cenni sull’evoluzione storica, si evidenziano alcune criticità dispositive che influenzano drasticamente lo status di migrante in Italia.

Nel secondo capitolo, “Il ruolo del migrante nell’economia e nella società italiana”, si argomenta, nei primi due paragrafi, della correlazione tra immigrazione e lavoro nero, con quest’ultimo che presenta indici allarmanti.

Si vedrà pertanto come le scelte normative limitano le opportunità del migrante, che in tal modo viene ingabbiato nel lavoro sommerso.
Questa tematica è ampiamente approfondita nel secondo paragrafo, “Sud, braccia necessarie all’agricoltura”, nel quale, attraverso un viaggio nelle campagne del meridione, vengono evidenziate le drammatiche situazioni esistenziali e lavorative dei migranti impiegati in agricoltura. Importante è a riguardo il contributo fornito dalle inchieste- reportage di Leogrande (2008) e Rovelli (2010), e dalle indagini condotte sul campo da Medici senza frontiere (2005;2007) e Dedalus (2012).

Il terzo paragrafo del secondo capitolo, dal titolo già emblematico, “Tra emigrazione ed immigrazione: demografia, invecchiamento, evoluzione”, si propone di evidenziare come sta mutando la composizione della popolazione in Italia, e si affronta un argomento spesso ricorrente nei dibattiti socio- politici, cioè: il dubbio se i migranti siano la soluzione avverso la tendenza all’invecchiamento della popolazione italiana.

Infine, il paragrafo conclusivo del secondo capitolo, si occupa di una tematica tutt’altro che secondaria della realtà sociale, ossia la rappresentazione della stessa attraverso i mezzi di comunicazione. Si vedrà pertanto con quale ruolo i migranti ricorrono nelle notizie giornalistiche, e attraverso soprattutto il contributo di Dal Lago (2009) si vedrà l’etichettamento ricorrente dai parte dei mass-media nei confronti dei migranti, in quella che il sociologo romano definisce “tautologia della paura”.

Il terzo capitolo, “Criminologia ed immigrazione” , si occupa della spinosa questione della criminalità dei migranti, si vedranno pertanto alcuni dati che faranno luce sulla questione. Successivamente, attraverso l’applicazione della teoria dell’etichettamento e della teoria della frustrazione strutturale di Merton, si cercherà di comprendere la devianza dei migranti, in particolar modo degli irregolari.

Questi sono coloro che contribuiscono alla sovrarappresentazione dei migranti negli istituti penitenziari: si vedrà come il carcere sia, per gli irregolari, l’unico istituto predisposto ad occuparsene, in una specie di “welfare sui generis”.

Passando al quarto capitolo, questo, come sopra detto, è dedicato allo studio del caso specifico di Rosarno. Ci si avvale a riguardo del contributo delle interviste effettuate ad esperti conoscitori delle dinamiche rosarnesi, ossia: Dott.ssa Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno; l’on. Peppino Lavorato, ex sindaco di Rosarno, già deputato; Dott. Aldo Borgese, presidente dell’associazione antiracket- Città di Rosarno; Don Pino Demasi, referente dell’associazione “Libera” nella Piana di Goia Tauro; Giovanni Maiolo, responsabile Re.co.sol nella Locride.

Attraverso queste interviste, ed il contributo di diversi autori, si cercherà di comprendere quale siano state le cause dei “Fatti di Rosarno”, ossia gli avvenimenti che nel 2010 hanno reso la cittadina reggina teatro di violenti scontri tra immigrati ed autoctoni. Tema centrale è comprendere quale sia stato il ruolo della ‘ndrangheta in questi drammatici eventi.

Si vedrà, inoltre, soprattutto attraverso il lavoro di Piselli (1980) e di Arlacchi (2007) come questa solidissima organizzazione criminale condizioni ampiamente il settore agrumicolo locale, determinando condizioni di semi-schiavitu per i migranti, ultimo gradino di questa distorta filiera produttiva.

Preliminarmente all’analisi dei fatti di Rosarno, si indagherà sulla struttura della ‘ndrangheta, e avvalendosi della teoria dell’associazione differenziale di Sutherland si farà luce sulla forza delle cosche.

Pertanto, si evidenzieranno due concetti fondamentali che guidano il paradigma comportamentale ‘ndranghetista, ossia: il controllo del territorio ed il consenso della comunità. Elementi che, come vedremo, hanno avuto un ruolo rilevantissimo nei fatti di Rosarno.

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