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dal Messaggero Veneto del 31 ottobre

Assalto alla Minerva: un goriziano e un triestino a giudizio

Assolti 53 no-global su 55

Danneggiamento, violazione di domicilio e violenza privata i capi d’imputazione. Processo in maggio.
Gli episodi di violenza si verificarono nella sede della cooperativa lo scorso anno.

Dei 55 no-global coinvolti negli episodi di violenza verificatisi nella sede della Minerva il 1º febbraio 2006, 53 sono stati assolti, ieri, dal giudice dell’udienza preliminare, Massimo Vicinanza, per non aver commesso il fatto mentre per i restanti due imputati (il goriziano Mauro Bussani e il triestino Giancarlo Cocianni, rispettivamente di 37 e 24 anni) il magistrato ha disposto il rinvio a giudizio, fissando il processo per il 7 maggio 2008.
Due i fascicoli approdati, ieri, davanti al gup, l’uno relativo al procedimento nei confronti di un gruppo di 24 persone (per lo più goriziani, udinesi e triestini ma, tra essi, c’era anche il veneziano Luca Casarini, leader dei centri sociali del Nordest), l’altro costituito da 31 imputati, quasi tutti veneti, (tra questi il ventinovenne Tommaso Cacciari, esponente di spicco dei disobbedienti veneziani e portavoce del Centro sociale Rivolta di Marghera, nonché figlio del deputato comunista Paolo e nipote del sindaco di Venezia, Massimo).
Per entrambi i gruppi il medesimo capo d’imputazione: violazione di domicilio, danneggiamento e violenza privata, accuse legate all’incursione effettuate il 1º febbraio dello scorso anno dai no-global, contrari all’apertura dei Centro di permanenza temporanea di Gradisca, nella sede della Cooperativa Minerva, in via Case Sparse (tra l’aeroporto e il valico di Merna), che detiene l’appalto per la gestione dei servizi interni del Cpt.
Secondo l’accusa, gli imputati si erano introdotti negli uffici della Minerva distruggendo le fotocellule del sistema di apertura del cancello. Avrebbero, inoltre, sempre stando alla tesi accusatoria, bruciato una porzione della pavimentazione della piazzola che si trova davanti l’ingresso della sede della cooperativa, effettuando poi una serie di danneggiamenti.
Circa l’accusa di violenza privata, essa si riferisce al fatto che i no-global avrebbero impedito “con violenza e minacce” l’accesso ai dipendenti, operando una vera e propria saldatura del cancello d’ingresso. Il danno era stato quantificato in oltre 30 mila euro.
Ieri, il pubblico ministero, il procuratore capo Carmine Laudisio, e l’avvocato di parte civile, Samo Sanzin (rappresenta Adriano Ruchini, presidente e legale rappresentante della Minerva), avevano sollecitato il rinvio a giudizio di tutti gli imputati. I difensori (avvocati Bevilacqua, Ferrucci, Iacono, Marchiori, Federico Obizzi, Mariella Pahor, Laura Luzzatto, Macor, Romano, Sabatini e Tarlao) avevano, dal canto loro, chiesto l’assoluzione dei loro assistiti, insistendo, soprattutto, sulla mancata identificazione certa da parte delle Forze dell’ordine dei responsabili. Un’identificazione, del resto, resa pressocché impossibile dal fatto che i no-global avevano il volto coperto da passamontagna.
Il gup Vicinanza ha, come si è detto, assolto 53 dei 55 imputati con la formula più ampia. Per i due “spediti” a processo, Bussani e Cocianni, vi sarebbero, invece, agali atti delle immagini “compromettenti”. Contro la sentenza, il rappresentante dell’accusa Laudisio ha preannunciato ricorso in appello.
Nino Volpe


«Accertata una verità più che evidente»
Allo studio la possibilità di chiedere danni e spese al querelante

Nel commentare le decisioni del giudice dell’udienza preliminare in ordine al primo procedimento, quello a carico dei 24 no-global, per lo più residenti in regione, gli avvocati Paolo Bevilacqua e Paolo Marchiori hanno sottolineato come tutto lasciasse presagire un rinvio a giudizio generalizzato.
Il giudice, infatti, respinte le eccezioni sollevate dalla difesa circa la costituzione di parte civile, aveva rigettato, pure, l’istanza di differimento dell’udienza per legittimo impedimento, avanzata da alcuni legali.
Dopo le richieste di rinvio a giudizio, formulate da accusa e parte civile, le difese – a detta di Bevilacqua e Marchiori (l’udienza preliminare si svolge, com’è noto, in camera di consiglio) – hanno rimarcato con forza che «la presenza, ancorché “annotata” degli imputati nell’area delle Cooperativa non poteva costituire alcun elemento idoneo a provare una qualsiasi responsabilità in ordine ai capi d’accusa contestati. Tant’è che il gup, dopo una breve camera di consiglio, ha ritenuto di assolvere, con la formula più ampia, 22 dei 24 imputati».
I due legali hanno espresso soddisfazione per l’accertamento della verità, peraltro «più che evidente». Bevilacqua e Marchiori stanno ora valutando la possibilità, «attesa la formula assolutoria», di chiedere danni e spese al querelante.
(n.v.)