Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Piccolo di Trieste del 31 ottobre 2007

Assolti in 53 per l’assalto alla Minerva

Rinviati a giudizio solo un monfalconese e un triestino

Secondo il gip impossibile un’identificazione della maggior parte degli indagati

Cinquantacinque richieste di rinvio di giudizio, 53 proscioglimenti. «Per non aver commesso il fatto». Sono finite così due udienze preliminari per due fascicoli inerenti il medesimo episodio: l’incursione alla sede della Minerva il primo febbraio dello scorso anno da parte di un gruppo di «no global» contrari all’apertura del Centro di permanenza temporanea per clandestini di Gradisca per il quale la cooperativa aveva vinto l’appalto per la gestione dei servizi interni. I «no global», giunti da tutto l’Isontino, ma anche da Trieste, dal resto della regione e dal Veneto, avevano dato l’assalto alla sede della coop di servizi, lungo la statale 55 all’imbocco del Vallone, in comune di Savogna, causando danni che erano stati poi quantificati in almeno 30 mila euro.
Le indagini della Polizia avevano portato a segnalare alla procura della Repubblica complessivamente 55 giovani, alcuni dei quali veri e propri punti di riferimento nella galassia dei disobbedienti nel Triveneto a iniziare dal loro leader riconosciuto, il veneziano Luca Casarini, per arrivare al triestino Andrea Olivieri, a Luciano Capaldo, del centro sociale di Gorizia, e a Tommaso Cacciari, del centro sociale Rivolta di Marghera, figlio dell’onorevole Paolo e nipote del sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Per tutti le ipotesi d’accusa formulate dal procuratore della Repubblica di Gorizia Carmine Laudisio erano violazione di domicilio, violenza privata, danneggiamento.
Dei 55 giovani, però, soltanto due sarebbero stati in qualche riconosciuti mentre provocavano i danni alla sede della Minerva dalle foto analizzate dalla Polizia, alcune scattate dagli agenti stessi, altre ricavate dai siti internet legati al mondo dei centri sociali del Nord Est (l’incursione era scattata intorno alle 5, la Polizia era giunta sul posto solo più tardi): questo perchè si sarebbero scoperti il volto nel corso dell’azione. Si tratta del monfalconese Mauro Bussani, 38 anni, e del triestino Giancarlo Cocianni, di 24 anni. Saranno processati il 7 maggio 2008. Per tutti gli altri, secondo quanto si è intuito (le motivazioni della sentenza saranno depositate in un secondo momento), sarebbe stato impossibile arrivare a una identificazione precisa per l’attribuzione dei singoli episodi di violenza contestati agli effettivi responsabili materiali, che avevano il volto coperto da passamontagna o da caschi integrali da motociclista. Il fascicolo era stato suddiviso dalla Procura in due tronconi: da una parte gli indagati della regione, dall’altra il gruppo dei veneti. E così ieri in Tribunale sono stati affrontati separatamente del gip Vicinanza. In aula l’accusa è stata rappresentata dallo stesso pm Laudisio mentre la Minerva si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Samo Sanzin. Di fronte alla decisione del gip, il pm – che aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati – ha annunciato che presenterà ricorso in appello. Soddisfazione è stata invece espressa dai legali della difesa, Bevilacqua, Ferrucci, Iacono, Laura Luzzatto, Macor, Marchiori, Federica Obizzi, Pacor, Romano, Sabatini e Tarlao.
All’esito dell’udienza preliminare, alcuni degli avvocati difensori hanno annunciato che valuteranno la possibilità di presentare una controquerela (agli atti figurava infatti la querela firmata dall’amministratore della Minerva Adriano Ruchini che denunciava in questura l’incursione alla cooperativa del primo febbraio 2006, nel corso del quale furono tranciati cavi elettrici, bloccati i portoni, vergate scritte sui muri) per chiedere i danni e il pagamento delle spese di difesa allo stesso querelante, e quindi alla Minerva.
di Guido Barella