Cosa hanno in comune l’Italia, la Costa Rica, l’Iran o il Messico?
Rientrano tutti nell’elenco, pubblicato sul sito del Ministero degli esteri romeno, che include i paesi a rischio per i cittadini della Romania.
Niente visite a natale per gli emigrati romeni in Italia. Le loro famiglie lo ritengono un viaggio troppo pericoloso.
Questi gli effetti della criminalizzazione mediatica di questo popolo, di un popolo intero; questi gli effetti di un decreto legge, emanato approfittando dell’onda emotiva seguita a un fatto di cronaca, che, per quanto emendato, rimane una grave ferita inferta ai principi costituzionali e ai valori civili e democratici che la Repubblica italiana, dal dopoguerra ad oggi, ha sempre sostenuto di rappresentare.
Ricordiamo che l’Italia è il primo partner economico della Romania, che ha delocalizzato in quel paese migliaia di aziende, che collabora attivamente con la polizia romena sul versante della “lotta al crimine organizzato”.
Eppure, esempio di come il mondo vada sempre a due velocità, se per le merci e la messa in comune delle politiche di controllo il problema non sussite, sono ancora una volta le persone ad essere nel mirino della parte peggiore della politica ufficiale.
Leggi xenofobe e razzismo mediatico sembrano alimentarsi in un circolo vizioso senza soluzione di continuità che dà costante legittimazione ad atti criminali che cittadini propensi alla “giustizia fai da te” improvvisano contro qualunque straniero incroci il loro cammino.
Del resto, perchè non dovrebbero rientrare nella stessa logica la demolizione indiscriminata dei campi rom accompagnata dalla deportazione dei loro abitanti fuori dalle città o direttamente fuori dal paese, e i linciaggi o gli incendi apportati da cittadini razzisti ai danni degli stranieri?
Se la sola motivazione è che i primi sono gesti compiuti da chi detiene legittimamente il monopolio della forza, non sembra davvero una ragione sufficiente.
E infatti, l’Italia non è più sicura. E non ce lo dicono solo le costanti violazioni dei diritti civili che si susseguono in nome della ‘sicurezza’ o l’abuso dei loro poteri da parte di forze dell’ordine addestrate in un clima da far west. Lo dice il sito del ministero degli esteri romeno. E magari bisognerebbe rifletterci sopra.