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Attualmente nessuna nave umanitaria è presente al largo della Libia

Il punto di InfoMigrants

Dal 2014, circa 17000 persone sono morte nel Mar Mediterraneo, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM). Nel 2018, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sei persone al giorno hanno perso la vita tentando di attraversare il Mediterraneo.

Attualmente nessuna nave umanitaria percorre la zona. Perché? Diverse imbarcazioni di soccorso hanno interrotto le proprie operazioni, mentre altre sono trattenute dalle autorità nei porti europei. Altre ancora sono in scalo tecnico o cercano una nuova nave.

Il punto di InfoMigrants.

Navi umanitarie bloccate in dei porti europei:

– All’inizio di agosto 2017, la giustizia italiana ha sequestrato la Iuventa dell’ONG tedesca Jugend Rettet con l’accusa di complicità con i trafficanti libici. Ma la Iuventa afferma da allora la propria innocenza.

– Dallo sbarco a Malta del giugno 2018, la Lifeline dell’ONG tedesca eponima è bloccata nel porto de La Valletta, dove le autorità contestano la sua situazione amministrativa.

– In gennaio, l’ONG spagnola Proactiva Open Arms ha denunciato une decisione delle autorità spagnole di bloccare l’Open Arms a Barcellona. Nella primavera del 2018, la nave è stata messa sotto sequestro in Italia prima di essere autorizzata a ripartire. La nave è dovuta poi andare diverse volte fino in Spagna per poter far sbarcare i migranti soccorsi al largo della Libia e rifiutati da Malta e dall’Italia.

– La Sea Watch dell’ONG eponima è bloccata da venerdì 1 febbraio nel porto di Catania, in Sicilia, su decisione della Guardia Costiera italiana per una serie di diverse “non conformità” .

Le ONG che resistono:

– L’ONG tedesca Sea Eye, che nel 2018 ha subito diversi blocchi amministrativi per le proprie navi, è ripartita in dicembre al largo della Libia con una nuova nave, la “Professor Albrecht Penck”, la quale ha già soccorso 12 migranti. La nave è attualmente sull’isola spagnola di Maiorca e prevede di riprendere il mare tra due settimane.

– In Italia, un gruppo di associazioni ha lanciato il Mediterraea, una nave battente bandiera italiana e la cui priorità è di testimoniare della situazione in mare.

SOS Méditerranée, che noleggiava l’Aquarius, ha annunciato in dicembre di essere alla ricerca di una nuova nave e di una nuova bandiera per poter proseguire le proprie attività. L’ONG aveva assicurato : “Saremo di ritorno ad inizio 2019”.

– Nell’aria, i piccoli aerei Colibri dell’ONG francese Pilotes Volontaires e Moonbird della Sea Watch pattugliano costantemente il mare per individuare le imbarcazioni in difficoltà.

Le navi umanitarie che hanno rinunciato:

Le principali ONG impegnate al largo delle coste libiche hanno sospeso le loro attività alla fine dell’estate 2017 di fronte alla diminuzione delle partenze dalla Libia e ad un’intensificazione delle minacce da parte della guardia costiera libica che considera le ONG complici degli scafisti.

– L’ONG maltese Moas – la prima ad essersi lanciata nelle operazioni di soccorso nel 2014 e che è arrivata fino ad avere due navi nella zona – ha trasferito le sue attività in Bangladesh per aiutare i Rohingya.

– Nello stesso periodo, Medici senza frontiere (MSF) ha messo fine alle attività della Vos Prudence, la più grande imbarcazione umanitaria privata attiva al largo della Libia con un record di 1500 persone soccorse in una sola volta.

Save the Children ha messo fine alle proprie attività di soccorso della nave Vos Hestia.

– In seguito alle pressioni politiche e privata della propria bandiera, la nave Aquarius dell’ONG SOS Méditerranée, che ha soccorso circa 20.000 persone in due anni e mezzo, ha interrotto le sue missioni in dicembre.