Ventiquattro afgani e un pachistano stanno rifiutando acqua e cibo nel campo per richiedenti asilo allestito dal governo australiano nella remota e torrida isoletta di Nauru. La protesta è dovuta al mancato riconoscimento del diritto di asilo. Continua anche la protesta di un’altra ventina di immigrati, tra cui un adolescente, detenuti nel reparto isolamento del campo di Port Hedland, in Australia occidentale, dopo una rivolta, all’inizio del mese, contro le restrizioni ai permessi di visita stroncata a colpi di lacrimogeni e manganello dalla polizia. Ma la situazione più grave è a Nauru: sette dei richiedenti asilo sono stati ricoverati in ospedale e altri quattro si sono cuciti la bocca per protesta, e affermano di preferire la morte al rimpatrio. «Non vedo alcuna possibilità che rinuncino alla protesta, il che è veramente preoccupante perché si spingeranno fino alla morte», ha detto Elaine Smith, portavoce del gruppo Australian for refugees, che mantiene i contatti telefonici con i detenuti. Ma il ministro degli esteri Alexander Downer a ribadito che lo sciopero della fame non impedirà il rimpatrio. Nel campo di Nauru sono rinchiusi oltre 280 richiedenti asilo, tra cui 93 minori, nel quadro della pacific solution con cui la marina australiana dirotta sull’isola le imbarcazioni che tentano di raggiungere la costa.
Vedi anche
Il disastro umanitario del regime migratorio australiano
di Eleanor Devay*, Other news (19 gennaio 2022)
La detenzione per l’immigrazione in Australia
Schede informative realizzate da UNSW Kaldor Centre
Il caso Djokovic evidenzia le crudeli politiche sull’immigrazione dell’Australia
Human Rights Watch, 11 gennaio 2022