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Australia: campi detenzione, Amnesty accusa

SYDNEY – La politica del governo conservatore australiano di detenzione obbligatoria ed a tempo indefinito dei richiedenti asilo ha avuto “un costo umano sconvolgente” su quasi 150 detenuti di lungo termine, incarcerati da più di tre anni. Lo afferma un rapporto diffuso oggi da Amnesty International sugli effetti della detenzione indefinita di chi attende che sia accertato il suo status di profugo – in primo grado o in appello – attraverso i tribunali australiani.

L’organizzazione di “sorveglianza” dei diritti afferma che il trattamento dei richiedenti asilo è in violazione delle convenzioni sui diritti umani sottoscritte dall’Australia ed ha un effetto “indiscutibile” sulla salute mentale, specie per i minori e per i detenuti a lungo termine. Il rapporto è il risultato di interviste a detenuti nei sei centri di detenzione in Australia ed in quello nella remota isola-stato di Nauru nel Pacifico, nei quali sono rinchiuse in tutto 900 persone, fra cui 53 bambini.

Cominciano intanto a trapelare sulla stampa rivelazioni sul rapporto dell’indagine su oltre 200 possibili casi di ingiusta detenzione o espulsione, affidata all’ex comandante della polizia federale Mick Palmer, che dovrebbe essere consegnato al governo fra due settimane. Secondo un estratto ottenuto dal quotidiano The Australian, il rapporto afferma che i centri di detenzione nell’entroterra desertico dell’Australia o in isole del Pacifico, sono “manifestamente inadeguati” per trattare il numero crescente di detenuti con disturbi mentali, e raccomanda la creazione di una struttura nazionale per i detenuti malati di mente con elevato rischio di suicidio o di autolesionismo.

A far scattare l’inchiesta è stato il clamoroso caso di Cornelia Rau, un’australiana nata in Germania, ex hostess della Qantas e sofferente di schizofrenia, che è stata scambiata per immigrata clandestina e ha trascorso 10 mesi in detenzione, di cui quattro nel remoto centro di Baxter in Australia meridionale, dove era stata portata in ottobre 2004 e dove ha detto di essere stata trattata come “un animale in gabbia”.

È stato solo in febbraio 2005 che la sua vera identità è stata scoperta da un’attivista per i diritti dei rifugiati, il suo caso è finito sui giornali, ed è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico. L’inchiesta Palmer ha accertato che Rau ha trascorso cinque settimane a Baxter prima che fosse visitata da uno psichiatra, nonostante fosse arrivata nel centro in stato evidente di angoscia.

Poco dopo il caso della Rau, è emerso quello di una cittadina australiana nativa delle Filippine, rimpatriata per errore quattro anni fa, nonostante fosse rimasta da poco vittima di un grave incidente stradale, ritrovata infine in un ospizio di suore per malati inguaribili nel nord delle Filippine.

Il numero dei “pasticci” del dipartimento immigrazione venuti alla luce è poi cresciuto a valanga, e l’ex capo della polizia si è trovato a indagare su ben 201 possibili casi di detenzioni ed espulsioni per errore.

Il ministro dell’immigrazione Amanda Vanstone ha detto di non poter fare commenti finché non avrà ricevuto da Palmer il rapporto finale, fra un paio di settimane. Le conclusioni e le raccomandazioni del rapporto saranno rese pubbliche poco dopo – ha assicurato.