Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Austria – Terminato lo sciopero della fame al centro di deportazione di Bürglkopf. Le condizioni restano disumane

Foto da Wiener Vernetzung gegen Abschiebungen

Il 26 luglio, dopo 46 giorni, lo sciopero della fame dei detenuti nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Bürglkopf in Austria è ufficialmente terminato. La rete solidale che si era formata in queste settimane scrive che «anche l’ultima persona che ha iniziato lo sciopero della fame ha deciso di fermarsi».

«Finora – continua il gruppo Initiative Bürglkopf schließen (Iniziativa per la chiusura del CPR di Bürglkopf) – non è stata fornita nessuna risposta alle richieste avanzate dalle persone trattenute che con lo sciopero della fame hanno messo a repentaglio la loro vita e accettato danni alla salute per richiamare l’attenzione su questa drammatica situazione. Le persone al Bürglkopf non stanno ancora bene, le loro condizioni non sono cambiate!».

Le proteste per lo stato disumano della struttura, che si trova a 1300 metri di altitudine e distante 3 ore dal primo paese, erano iniziate il 24 maggio e avevano visto l’immediata solidarietà di una rete austriaca di attivisti di Innsbruck e Vienna. Presidi, iniziative di sostegno e una petizione erano riusciti a portare l’attenzione sulla lotta delle persone recluse.

«Nonostante gli scioperi della fame, sono però continuate le detenzioni, il diniego ai permessi di soggiorno e le deportazioni», spiegano gli attivisti. Emblematica la vicenda di una donna ucraina e di suo figlio 16enne che il 15 luglio sono stati deportati in Ucraina dalle autorità anche se esausti avevano accettato il rimpatrio volontario.
«Il ministero dell’Interno ha risposto allo sciopero della fame con la repressione cercando di ridurre l’impatto. Bambini, donne, malati e anziani sono ancora reclusi, anzi nel centro vengono continuamente portate nuove persone, anche se oramai è noto che le condizioni sono disumane».

Anche la società civile austriaca in queste settimane si è espressa, diversi politici e rappresentanti delle comunità religiose, e soprattutto professionisti come medici, psicologi hanno denunciato le condizioni di vita disumane e come la detenzione sia causa di malattie e depressione. Tuttavia anche le loro richieste di chiusura del CPR di Bürglkopf non sono state ascoltate.

«Gli “abitanti” di Bürglkopf – conclude Initiative Bürglkopf schließen – non hanno iniziato lo sciopero della fame per provocare le istituzioni, ma per richiamare l’attenzione sulla loro intollerabile situazione. Anche se lo sciopero della fame è momentaneamente sospeso, lo spirito combattivo dei richiedenti asilo non è stato spezzato: i diritti umani non devono continuare ad esistere come semplici parole vuote, ma devono essere reali!».

Redazione

L'archivio di tutti i contenuti prodotti dalla redazione del Progetto Melting Pot Europa.