Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Tratto dal sito www.noborder.org

Azioni contro le politiche sull’immigrazione in Francia, Gran Bretagna e Belgio

Il Dover Removal Centre e il campo profughi di Sangatte si trovano ai due estremi opposti della Manica ed entrambi simboleggiano l’incredibile ingiustizia che devono affrontare i rifugiati. Uomini, donne e bambini sono costretti a vivere in condizioni che troppo spesso fanno perdere loro la dignità e la vita.
Vengono in Gran Bretagna perchè di frequente qui vivono le loro famiglie, parlano inglese e vogliono lavorare. Pensano che almeno se ce la fanno ad arrivare nel Regno Unito avranno la possibilità di trovare una sistemazione migliore e di iniziare una nuova vita, infatti in Francia le quote sono molto più basse per i cittadini migranti.
Invece di lavorare contro queste ingiustizie la Gran Bretagna adotta misure sempre più restrittive nei confronti dei rifugiati e dei migranti aprendo CPT in tutto il suo territorio seguendo le politiche degli altri stati europei e non solo.
Dal 15 novembre a Sangatte non verranno più accettati richiedenti asilo, mentre dal 37 settembre i ‘residenti’ vengono schedati, vengono prese loro le impronte digitali. Ad aprile 2003, il campo verrà chiuso per una decisione congiunta anglo-francese.
Lo Home Secretary, David Blunkett insieme con il Ministro degli interni francese Nicolas Sarkozy ha stabilito quanto segue:
· Sangatte chiuderà entro aprile 2003;

· Sangatte non accetterà nessuno a partire dal 15 novembre;

· Dal 27 settembre tutti i residenti di Sangatte saranno schedati dalla Croce Rossa e verranno prese loro le impronte digitali;

· L’Alta Commissione per i profughi delle nazioni unite (UNHCR) avrà un ruolo consultivo nella chiusura del campo;

· I governi inglese e francese lavoreranno insieme in un programma di ritorni volontari insieme con UNHCR e OIM;

· In caso di necessità ci saranno rientri forzati da Sangatte.

A Dover gli attivisti hanno manifestato contro l’Immigration Removal Centre (una sorta di CPT per richiedenti asilo) locale, bloccandone l’entrata. Più tardi gli stessi attivisti si sono uniti alle iniziative sulla parte opposta della Manica francese a Sangatte contro la chiusura del campo profughi e presso Coquelles contro l’estensione del CPT.

A Parigi gli uffici della OIM sono stati decorati con poster che dicevano “Chiusi per sempre in nome della libertà di circolazione e di stanziamento”; infine in Belgio attivisti hanno fermato un treno eurostar “come protesta per il fermo e la carcerazione di stranieri privi di documenti” e in solidarietà con i cortei di Coquelles e Dover.

Da Sangatte
“Siamo arrivati al Sangatte Refugee Centre per trovare la polizia schierata in assetto anti-sommossa all’entrata del centro. Ci è stato vietato di entrare (e questo è un campo profughi ‘aperto’) e abbiamo trovato che nessuno parlava inglese o francese. Ai rifugiati è stato vietato di avvicinarsi ma comunque centinaia di loro si sono fiondati fuori dai cancelli portando cartelli. Molti ci hanno raccontato strazianti storie delle terre da dove provengono e il motivo per cui le hanno lasciate. La maggior parte di loro proviene dall’Iraq. Uno spettacolo teatrale inscenato fuori dal campo ha cercato di rendere meno drammatica l’esperienza.
Mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si preparano all’inutile, insensato attacco contro l’Iraq, uomini e donne che si sono opposti al regime di Saddam Hussein senza usare per questo armi vivono in tendoni, (viling) avviliti dall’informazione ufficiale e trattati come criminali. Si meritano una vita migliore.”

Cittadini stranieri “alieni” cercano rifugio a Sangatte

Portando con sè solo pochi effetti personali, alcuni richiedenti asilo sono arrivati ai cancelli di Sangatte nella speranza di trovare lì ospitalità. Cacciati dalla polizia francese in assetto anti-sommossa, hanno quindi cercato di raggiungere Calais, again to no avail.
Dopo uno scambio di fraterni abbracci intercontinentali con i rifugiati che già vivono nel campo, i nostri richiedenti asilo ‘extra-terrestri’ sono tornati sulla loro barca (intelligentemente travestita da autobus) e sono ripartiti per trovare un posto più ospitale. “L’Europa è molto peggio di quanto ci aspettassimo” queste le parole di uno di loro.
Ok, questa è stata una vera e propria rappresentazione scenica, una sceneggiata di un gruppo teatrale di Calais, apprezzata da tutti i presenti e soprattutto dai rifugiati in quanto mostra alla perfezione la drammatica situazione di chi cerca rifugio in Europa. Di questa performance potrete trovare le fotografie al sito www.noborder.org.

Proteste al Dover Immigration Removal Centre

Un’iniziativa organizzata dal Kent Commitee to defend Asylum Seekers ha portato centinaia di attivisti a Dover per protestare contro l’Immigration Removal Centre. Questo posto sciagurato era una volta una prigione che adesso ospita i richiedenti asilo in condizioni inacettabili e contro cui associazioni e organizzazioni da tempo si schierano. I manifestanti hanno bloccato l’ingresso del centro e tenuto lì un’assemblea pubblica.

La manifestazione di ‘attraversamento della Manica’: Dover/Sangatte

19 ottobre. La prima manifestazione di attraversamento della Manica ha avuto luogo sabato 19 ottobre organizzata da una serie di associazioni e gruppi anti-razzisti francesi e inglesi. Partita dal centro di ‘accoglienza’ di Dover, è proseguita nel pomeriggio al campo profughi della Croce Rossa a Sangatte.
Tra i promotori: Kent Refugee Action Network, Barbed Wire Britain Committee to defend Asylum Seekers, CAE Paris Commite Anti-Expulsions, Green Pepper Magazine, Amsterdam, European Youth For Action, e London noborder group e da centinaia di persone che vivono dentro il campo di Sangatte, per lo più cittadini afghani ed iracheni.
Sangatte chiuderà nel marzo 2003. I residenti saranno separati in rifugiati, come li definiscono le autorità, “genuine” (autentici e non)e “non-genuine”. Le richieste esposte durante le iniziative chiedono la completa libertà di movimento per tutti/e. Molti i rifugiati che hanno portato pubblicamente la loro testimonianza, le loro storie, la drammaticità della loro esperienza.