A qualche giorno dal nostro ritorno dalla staffetta in Bosnia, vogliamo dare immagine e volto rispettivamente ai luoghi e alle persone in movimento che abbiamo avuto modo di incontrare: queste foto sono un tentativo di narrare, di riportare le loro storie anche attraverso le loro espressioni e i loro sguardi.
Dalla stazione di Tuzla al campo di Vucjak, la parola “confine” è il filo rosso che collega le vite di queste persone, così come la volontà di attraversarlo, che si traduce in numerosi tentativi troppo spesso respinti dalla violenza poliziesca.
Gli scatti ritraggono i momenti antecedenti o successivi a quello che viene chiamato “the game”, ovvero l’incessante movimento dei migranti volto al superamento dei confini per entrare nella “fortezza Europa”.
Presso l’autostazione di Tuzla si trovano persone appena giunte dalla Serbia o tornate indietro dalla zona di Bihac o Velika Kladusa (ambedue situate al confine bosniaco-croato) dopo essere state respinte al confine dalla violenta polizia croata o semplicemente lasciate fuori dai campi in balia del rigido inverno bosniaco; al campo di Vucjak, invece, si attendeva (lo sgombero del campo risale a pochi giorni fa) di tentare la via delle montagne ancora minate verso la Croazia oppure il ricollocamento nel neonato campo profughi di Sarajevo, un’ex caserma.
Queste foto sono un tentativo di ritrarre alcuni momenti e luoghi di stasi delle persone migranti, “soste” a cui sono costretti e che concretizzano la negazione della loro libertà di movimento.
L’ultima istantanea di questo album raffigura la strada percorsa dalle persone in partenza da Vucjak verso i monti che delineano la frontiera bosniaco-croata e, per noi, è l’immagine della determinazione di chi decide di spostarsi e di tentare di superare il confine ancora e ancora.