Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Bari – Lettera aperta dal Ferrhotel occupato e autogestito

Alla città di Bari,
Al Presidente della Regione Puglia, alla Giunta e al Consiglio regionale,
Al Presidente della Provincia di Bari, alla Giunta e al Consiglio provinciale,
Al Sindaco di Bari, alla Giunta e al Consiglio comunale
Agli organi di stampa

Lettera aperta dal Ferrhotel occupato e autogestito.

Da circa due settimane prosegue l’occupazione e l’autogestione del Ferrhotel da parte di alcuni rifugiati, persone uscite con permesso di soggiorno dal Cara di Bari Palese o rinviate in Italia a seguito della Convenzione Dublino che attribuisce all’Italia il valore di stato competente per la procedura d’asilo e per la titolarità di soggiorno. Va specificato che la maggior parte degli immigrati tende ad andare verso altri paesi europei proprio in virtù di quel sistema di welfare ed accoglienza che invece in Italia manca del tutto.
Queste persone, dopo mesi di permanenza in strada, hanno deciso di agire per un diritto fondamentale come è quello per la casa, ma anche per il diritto ad una vita dignitosa.
Sin dal primo giorno d’occupazione si è cercata un’interlocuzione con il governo locale e regionale, interlocuzione che ha visto la convocazione di un tavolo tecnico interistituzionale durante la scorsa settimana. Al tavolo era presente una delegazione della rete antirazzista e degli occupanti, insieme alla Regione Puglia, Provincia, Comune di Bari, Asl e Prefettura.
Le istituzioni locali non hanno avanzato alcuna proposta per risolvere nell’immediato la situazione degli occupanti del Ferrhotel e di altre centinaia di persone che dormono ancora per strada (tra cui molte persone con permesso di soggiorno vincolante al territorio perché in attesa di decisione per il ricorso presentato contro il diniego).
Non è stata avanzata alcuna proposta fattibile e che non fosse lesiva della dignità umana. Ad una settimana da quell’incontro non c’è stato nessun atto concreto, tanto che gli occupanti sono ancora senza acqua e senza luce.
Sappiamo perfettamente che la legislazione nazionale in materia, laddove non apertamente xenofoba, è volutamente carente in molte parti, così come sappiamo che è tutta l’Europa a dover affrontare la questione delle persone che fuggono da guerre e conflitti. Sappiamo anche che queste questioni tra governi riguardano altre sedi e non assolvono al fatto che le persone che hanno chiesto asilo in Italia non trovano altro che la strada ad accoglierli.
Per questo non accettiamo che di fronte ad un’emergenza umana prima ancora che sociale, le istituzioni competenti rispondano con un nulla di fatto.
Ci è stato risposto che non c’è la possibilità di intervenire. Noi riteniamo, invece, che ciò che manca è la volontà politica di agire. La volontà di non dividere il mondo tra poveri autoctoni e poveri extracomunitari, cittadini di serie A e cittadini di serie B. Sappiamo bene che la questione del diritto all’abitazione riguarda anche i cittadini italiani e gli studenti fuori sede. Ma questo territorio è pieno di strutture dismesse e non riutilizzate, di spazi vuoti, di un patrimonio considerevole di case sfitte (Ex caserma Rossani, la scuola San Nicola a Bai vecchia, etc).
E’ l’idea di città, di spazio collettivo e di spazi collettivi di socialità, che poniamo a partire da quest’occupazione e con questa occupazione. Questo territorio non è accogliente per tutti in egual modo, non per i migranti, non per gli studenti, non per le donne: dall’assenza del diritto allo studio ai servizi sociali basilari.
Durante l’affollata assemblea che si è tenuta giovedì 29/10 a scienza politiche è stata proprio la presa di parola dei migranti ad averci messo di fronte agli occhi una realtà cruda: si parla tanto di diritti civili, ma a loro ed a noi tutti mancano ancora i diritti fondamentali.
E’ stato detto che le condizioni climatiche non sono ancora tali da mettere a rischio la vita stessa delle persone che vivono in strada ma c’è qualcosa che non è secondario alla sopravvivenza fisica ed è la sopravvivenza morale, attiene la sfera della dignità degli uomini e delle donne. Ma ciò che è ancora più grave e colpevole nelle mancate risposte delle istituzioni è che mentre a livello nazionale si lancia una campagna contro la diffusione della pandemia influenzale A/H1N1, che come misura di prevenzione importante indica proprio l’adozione di misure igieniche stringenti, nel Ferrhotel occupato si lasciano 40 persone senza acqua, da utilizzare anche per motivi igienici, e senza corrente elettrica, che permetterebbe di ottenere acqua calda e un minimo di riscaldamento. Denunciamo fin da ora come responsabilità diretta dell’inettitudine istituzionale qualsiasi conseguenza per le condizioni di salute degli occupanti del Ferrhotel, così come per quelle di tutti i migranti costretti a vivere per strada.

E non è riconosciuta nessuna dignità alle persone che dormono in strada, né agli occupanti del Ferrhotel nella negazione di acqua e luce. Né vi è riconoscimento dell’umana dignità con la distribuzione dell’acqua in sacchi di plastiche da cinque litri e che una volta aperti non possono più essere rinchiusi. Non siamo in un campo profughi aperto in emergenza in una zona di guerra, siamo a Bari, in Puglia dove la parola accoglienza viene ripetuta come in una litania in ogni campagna elettorale.
Si parla tanto dell’acqua come bene comune dell’umanità, ma poi non si riconosce concretamente il diritto ad usarla da parte di chi ne ha necessità!

Ringraziamo i gesti di solidarietà concreta da parte di tante e tanti che con il loro aiuto permettono che l’occupazione e l’autogestione prosegua in un modo minimamente accettabile e dimostrano che i cittadini di Bari sono antirazzisti e migliori delle istituzioni che li rappresentano, e a loro chiediamo di partecipare a tutte le iniziative che faremo per denunciare le mancanze in materia d’immigrazione di tutte le amministrazioni competenti e per la negazione dell’acqua e dei diritti umani più elementari agli occupanti.
Per questo diciamo apertamente che, fintanto che non verrà data disponibilità di acqua e luce al Ferrhotel
saremo in piazza a partire da giovedì 05 novembre h 9.00 davanti al Comune di Bari.

Come Rete antirazzista continueremo a supportare qualsiasi forma di autorganizzazione e lotta per l’appropriazione dei diritti di tutte/i: migranti, precari/e, studenti/esse, donne, lavoratori, sui quali oggi sono scaricati gli effetti sociali (mancanza di reddito, disoccupazione, sfratti) di una crisi economica di cui nessuno/a di noi è responsabile.

Rete Antirazzista – Bari