Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Bologna – Lavoro precario e permesso di soggiorno

Manifestazione davanti alla Prefettura a Bologna

Melting Pot Europa era presente a fianco di questi cittadini e ha raccolto alcuni punti di vista sul
problema del permesso di soggiorno, sulle difficoltà a rinnovarlo, sui tempi burocratici, sul funzionamento dell’Ufficio Stranieri della Questura di Bologna e in generale su come i cittadini stranieri che abitano in città si vivono tutto questo.

Il punto di vista di Samir, un cittadino straniero che ha partecipato al Presidio:

R: Un esempio per comprendere la situazione è quello sulla Questura. Se vai in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno che scade dopo due mesi con la legge Bossi Fini che io chiamo la legge dello Sceriffo (come in Jamaica) ti ritirano il permesso e ti danno una ricevuta. Prima di avere il permesso devi aspettare 4 mesi l’appuntamento perché tutto funziona solo con il telefono calla cenetr dell’ufficio, dove non rispondono mai. Magari poi ti tocca anche cercare un avvocato, come se fossi un criminale che si deve difendere e invece lavori qua da 15 anni. Io lo considero anche un business perché devi rivolgerti ad un avvocato per avere l’appuntamento in questura. Una volta che entri in questura devi aspettare altri sei mesi, ci sono persone che sono arrivate fino ad un anno di attesa perché magari hanno avuto dei problemi con i documenti. In questi mesi o addirittura un anno la persona non può andare a lavorare perché con la ricevuta non puoi andare a lavorare, non puoi andare in ospedale, non puoi svolgere attività, non puoi avere la residenza. La questura per esempio ha ordinato al Comune di non dare la residenza finché la persona non avrà il permesso di soggiorno.

D: In questi lunghi mesi come si comporta il cittadino straniero? E’ considerato irregolare?

R: Sta a casa dal lavoro aspettando che gli rinnovino il permesso, ma intanto deve pagare l’affitto e le spese della casa, perché anche noi dobbiamo pagare le spese e le tasse, anche noi abbiamo bambini, anche noi abbiamo dei diritti. Io credo che quando ha fatto questa legge il governo ci ha pensato bene e l’ha calcolata: ad un immigrato che è qui in Italia da 15 o 20 anni vengono tolti tutti i diritti e viene considerato come un clandestino! Un piccolo esempio è quello della pensione e dei contributi, che se sei senza permesso di soggiorno non puoi avere.

La legge Bossi-Fini, tutta imperniata sulla dipendenza del soggiorno dal contratto di lavoro, sta mostrando i suoi drammatici effetti. Come dimostra l’intervista a Samir, questa legge rifiuta di riconoscere i legittimi diritti di migranti che da decine di anni lavorano nel nostro paese facendoli diventare persone irregolari senza il diritto a rivendicare la propria dignità. Sono parecchie puntate che ai microfoni dello sportello di Melting Pot Europa viene affrontato l’argomento della precarietà del lavoro, condizione che investe la vita di milioni di persone e che per i migranti ha conseguenze ancor più pesanti e drammatiche.
Per questo il giorno del primo maggio si è trasformato in festa dei lavoratori precari, donne e uomini che chiedono sicurezza e universalita’ di reddito, contributi sociali e ferie pagate, aumento del tempo libero, educazione, casa, salute pubblica, la fine delle discriminazioni che le aziende fanno tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato e tra lavoratori italiani e immigrati e la fine delle leggi xenofobe e delle deportazioni che stanno bloccando la libera circolazione delle persone.

Per manifestare insieme contro la precarietà della vita e per questi diritti sabato primo maggio a Milano ci sarà una grande giornata di mobilitazione: Euro May Day Parade, alla quale parteciperanno cittadine e cittadini di ogni città, di ogni colore e di ogni provenienza.

Per arrivare a Milano da Bologna appuntamento è sabato alle ore 8 del mattino in stazione a Bologna, con un treno occupato.