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Bologna – Parlamentari e Assessore visitano il CIE: “Peggio che in prigione”

Tratto da Repubblica.it del 10 gennaio 2013

“Là dentro si sta peggio che in prigione, i diritti umani più basilari non sembrano rispettati”. Così descrive la situazione all’interno del Cie di Bologna la deputata Pd Sandra Zampa, dopo la visita compiuta assieme ad altre parlamentari democratici. A tutti il sopralluogo ha lasciato “grandissima preoccupazione per lo stato di estremo degrado della struttura, per la condizione delle persone che vi sono trattenute peggiorata ulteriormente, se possibile, dopo il passaggio di consegne tra il precedente gestore, la Misericordia e l’attuale l’Oasi, oltre che per l’assoluta assenza di politiche e, di conseguenza, di intervento da parte del Ministero dell’Interno”, scrivono in una nota Zampa, Donata Lenzi e Rita Ghedini.

Le tre parlamentari hanno visitato i locali del centro di identificazione ed espulsione assieme all’assessore al Welfare Amelia Frascaroli ed Elisabetta Laganà, garante dei diritti dei detenuti. Hanno “condiviso la necessità di richiedere un incontro urgente con il prefetto e con il questore ritenendo che vadano al più presto individuati interventi volti a porre rimedio alla situazione drammatica del Cie. A nostro giudizio – proseguono le parlamentari – siamo di fronte a violazioni dei diritti umani e, certamente, al non rispetto della dignità cui ogni persona ha diritto. Sarà nostra cura presentare al più presto l’ennesima interrogazione sulla situazione del Cie di Bologna”.

Anche la vendoliana Cathy La Torre condanna le condizioni di vita all’interno della struttura di via Mattei. “Va chiusa”, tuona in una nota, “i tempi sono maturi per il superamento della legge Bossi-Fini”. “In Consiglio Comunale ho affrontato più volte il tema anche alla luce delle numerose emergenze e storie drammatiche che si consumano in questi luoghi, delle quali solo una parte arriva ad essere conosciuta”. Questa “forma di carcerazione parallela, a mio avviso illegittima e intollerabile per un paese civile, gestita da privati, dove la pena viene scontata in assenza di reato e condanna, deve cessare di esistere”, conclude l’esponente di Sel.