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da La Repubblica (Bologna) del 2 gennaio 2007

Bologna – Riemergono cinquemila romeni

Il Comune: l’8 via da Paderno. “Ora dateci gli assegni famigliari“. Sono circa 5mila, sotto le Due Torri, i romeni che da ieri sono diventati a tutti gli effetti cittadini europei e che d’ora in poi non potranno più essere chiamati «extracomunitari». Una svolta non solo linguistica, per quella che secondo la Cgil è la comunità straniera più numerosa in città. Con l’entrata ufficiale di Romania e Bulgaria nell’Unione Europea cambia infatti anche lo status pubblico di questi cittadini, che non rientreranno più nelle disposizioni della legge Bossi-Fini e che quindi non correranno più il rischio di essere rinchiusi al Cpt né di essere espulsi se privi di permesso di soggiorno.

Un cambiamento sostanziale. In pratica infatti, d’ora in poi per avere il permesso di restare in Italia ai romeni basterà recarsi in Prefettura e dimostrare di avere un lavoro. «Come può fare qualunque cittadino francese o inglese» sintetizza la Camera del lavoro. La comunità romena rappresenta quasi un terzo dei circa 14mila stranieri che nel marzo scorso, in occasione dell’ultima moratoria, fecero domanda per il permesso di soggiorno. Un gruppo vasto, con un identikit piuttosto definito: tutti giovani, in maggioranza maschi. Tra le donne, circa il 20% è impiegata come badante.

«Diversamente dai bulgari, che a Bologna sono poco più di un centinaio, e sono soprattutto studenti, – spiega il sindacato – i romeni fanno lavori umili e vivono per lo più in quartieri popolari, da San Donato, alla Bolognina, a Corticella». Oltre naturalmente ai rom reduci dagli sgomberi del Ferrhotel e del Lungo Reno. Di loro oggi restano circa 40 persone a via del Piratino, che sono i sopravvissuti del campo nomadi sul Lungo Reno, e circa 100 persone a Villa Salus. Oltre ai rumeni che ancora risiedono nella ex scuola di via Paderno, che, assicura Adriana Scaramuzzino, verrà definitivamente chiusa l’8 gennaio. «Questa per ora è l’unica cosa certa» continua la vicesindaco. «Per il resto il Comune non ha ancora nessuno progetto. Anche perché attendiamo di capire bene il nuovo regolamento europeo».

Intanto al quinto piano di Villa Salus, che sarà svuotata entro giugno 2007 e che attualmente ospita circa 15 famiglie, si festeggia. «Oggi è un bel giorno – spiega Costantino, portavoce della comunità romena di via Malvezza – perché d’ora in poi non saremo più trattati come inferiori. Da oggi l’Europa dice che c’è bisogno anche di noi». Si sentono di avere più diritti, i rom di Villa Salus, e per questo chiedono di più, prima di tutto a Palazzo d’Accursio. «Innanzitutto vogliamo gli assegni familiari».
E spiegano: «Fino ad ora non potevamo averli perché i nostri figli non erano inseriti nei permessi di soggiorno. Ma ora ne abbiamo diritto, perché con uno stipendio di 900 euro al mese e tre figli non si può prendere una casa in affitto. Se il Comune ci manda via di qui, ci getta su una strada».

Ma se gli assegni familiari non dovessero arrivare è già pronta la battaglia. «Occuperemo le case popolari. Ci sono centinaia di abitazioni vuote che il Comune non ha i soldi per ristrutturare. Perfetto: lo facciamo noi. Tanti di noi sono muratori. Le rimettiamo a posto a nostre spese, ma poi vogliamo poterle abitare, perché ora siamo cittadini come tutti gli altri».
Rivendicano più diritti quindi, ma la maggioranza è anche disposta ad accettare qualche dovere. «Il primo, e il più importante, è rispettare la legge italiana, è chiaro. Chi non lo fa, è giusto che vada in galera. Quello che cambia è che da oggi io posso guardare un poliziotto alla pari, da uomo a uomo, perché siamo entrambi cittadini europei»