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A cura dello sportello di informazione radiofonica di Bologna

Bologna – Storie vere dal CPT di Via Mattei. Settimana 1.

Settimana 1
6 aprile 2004

Dopo la fuga di 16 trattenuti avvenuta giovedì 25 marzo, continua a funzionare la macchina delle espulsioni, possiamo dirvi con certezza che nelle ultime due settimane sono stati rimpatriati un cittadino croato, un cittadino marocchino e uno tunisino oltre a tanti altri di cui non abbiamo informazioni dirette.
In particolare uno di questi, Aziz, è un cittadino marocchino in Italia da 14 anni, sposato con una cittadina marocchina regolarmente soggiornante e con due bambini piccoli.
Nonostante il suo legale avesse avviato la pratica di ricorso contro il rigetto della sua domanda di regolarizzazione, Aziz è stata condotto nel CPT, da dove è stato espulso dopo 12 giorni di trattenimento.

Dopo la rivolta che ha portato alla fuga di 16 detenuti, alcuni immigrati detenuti nel CPT sono stati interrogati da una non meglio identificata “polizia speciale” che ha condotto l’interrogatorio con intimidazioni e pressioni, per valutare il ruolo che le singole persone hanno avuto nella rivolta e per scoraggiarli a mettersi in contatto telefonico con persone che all’esterno sostengono la chiusura dei CPT.

Nel frattempo sono ancora in corso le inchieste su questo Centro di permanenza Temporanea, uno dei CPT in cui – anche secondo il dossier di Medici Senza Frontiere – le condizioni di trattenimento sono migliori rispetto ad altri centri in Italia. In questo CPT dove minori sono le violazioni dei diritti umani le forze di polizia sono attualmente sotto inchiesta per un pestaggio avvenuto il 2 marzo 2002, quando la Croce Rossa fece intervenire la Polizia in seguito ad un tentativo di fuga. Sono ancora in corso le indagini preliminari che vedono coinvolti 12 uomini della polizia ed il responsabile della Croce Rossa Italiana, che gestisce lo stabile.

L’altra inchiesta, più recente, è stata aperta attorno al 20 gennaio 2004 dai Nas in seguito al ritrovamento di tracce di sedativi–barbiturici nel sangue di alcuni trattenuti. La CRI è attualmente sotto inchiesta per somministrazione di psicofarmaci.

Dalle testimonianze di trattenuti e legali risulta un’assoluta mancanza di attenzione allo stato di salute dei detenuti, spesso incompatibile con il l’internamento nella struttura. Le cure mediche specialistiche non sono accessibili e i trattenuti sono impossibilitati ad effettuare esami specialistici prenotati negli ospedali fuori dal centro.