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da Il Corriere della Sera - Cronaca di Milano del 29 aprile 2004

Bomba carta contro il Naga «Via gli immigrati dal quartiere» di Michele Focarete

Durante la festa, la minaccia con la pistola. E, di notte, una bomba carta contro la saracinesca come avvertimento. L’ennesimo. Due gravi episodi nei confronti del Naga di via Grigna 24, il centro che si occupa delle vittime delle torture e dei rifugiati politici. E’ accaduto sabato pomeriggio, durante i festeggiamenti per la riapertura dei locali dopo l’attentato incendiario dello scorso mese che lo aveva parzialmente distrutto.
Verso le 17 un gruppo di giovani, almeno una quindicina, hanno rivolto pesanti minacce ad alcuni volontari e ospiti dell’organizzazione: «Non vi vogliamo.
Vi spacchiamo la faccia». E, per dare più forza alla minaccia, uno dei più esagitati ha slacciato il giubbotto, mostrando la pistola nella cintola. «Tornatevene a casa vostra – hanno continuato ad urlare – tanto vi becchiamo. Comunque torneremo tra qualche giorno e vi metteremo una bomba». Ma sono passate solo poche ore. E, nella notte, una delle saracinesche d’ingresso che dà sulla strada è stata scardinata da una bomba carta. «Abbiamo udito un forte scoppio dopo la mezzanotte – ricordano alcuni abitanti della zona – e ci siamo affacciati alle finestre ma non abbiamo visto nessuno fuggire». «L’attentato intimidatorio di chiara matrice xenofoba – dice Italo Siena, medico e responsabile del Naga – non interromperà certo le attività del centro».L’episodio è stato denunciato alla polizia, finendo poi anche ai detective della Digos. Un fascicolo che si aggiunge a quello dello scorso 23 marzo quando un incendio doloso aveva distrutto in un attimo le vetrate dell’ingresso del centro, alcuni tavoli e diversi computer, per un valore di 10 mila euro. Un rogo appiccato utilizzando del liquido infiammabile, inserito in un foro della saracinesca. E, qualche tempo prima, il centro era stato «visitato» di notte da ladri che avevano rubato materiale informatico.«Siamo stanchi e preoccupati di essere presi di mira – sottolinea Rosanna Sorani, volontaria tra le fondatrici del Naga – ma non molliamo. Lo facciamo soprattutto per i nostri ospiti stranieri che hanno dovuto fuggire dai loro Paesi in guerra. Ragazzi torturati e perseguitati da conflitti civili e da regimi dittatoriali. Poi vengono qui e trovano un clima di ostilità, di persecuzione».