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tratto da: quiBrescia.it

Brescia – Antirazzisti in 3.000 contro la Loggia

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Si è tenuta sabato a Brescia la manifestazione lanciata dalla sinistra antagonista, a cui hanno preso parte diverse associazioni e comunità di immigrati, contro i provvedimenti del governo nazionale e locale in tema di sicurezza e di politiche sociali.
Dietro lo striscione “Sicuri dei nostri diritti – contro la loro sicurezza” hanno sfilato circa 3mila persone, facendo una media tra quanto dichiarato dagli organizzatori, 4mila, e la Questura che ha parlato di 2mila. Il corteo ha preso di mira in modo particolare il pacchetto sicurezza al vaglio del parlamento, che se approvato “renderà la vita ancora più difficile e pericolosa per gli immigrati”, ha urlato Umberto Gobbi dell’associazione Diritti per tutti al sound system degli organizzatori, “perché contiene norme come quella che permette agli operatori sanitari di denunciare chi non possiede i documenti in regola: crea paura tra gli immigrati, che potrebbero rinunciare a curarsi, e rischi concreti anche per gli italiani”.
Anche le scelte della Loggia erano al centro della contestazione: il nuovo regolamento di polizia urbana non va giù agli attivisti, che avevano già organizzato proteste nei parchi nelle scorse settimane. La vicenda bonus bebé è stata così definita, sempre dal furgone degli organizzatori: “uno dei simboli della politica di palazzo Loggia: negando i mille euro a tutti, pur di non darli agli stranieri, hanno provato a dividere italiani da immigrati; questa manifestazione invece dimostra che non ci possono riuscire, e che ci troveremo uniti nella lotta per i diritti di tutti”. Inoltre, è stata ribadita l’opposizione alla costruzione del Centro di identificazione ed espulsione: “Non lasceremo costruire un’altra galera etnica”, ha ripetuto Gobbi, “Nei Cie finiscono persone che arrivano in Italia e che non possono avere un lavoro regolare per colpa di leggi razziste, e non perché hanno commesso reati”.

Il percorso della manifestazione è stato quello “classico”, nonostante il recente protocollo firmato in prefettura che vieta i cortei nelle zone di interesse commerciale, vicino ai luoghi di culto, nei viali altamente trafficati come il Ring. Tutti luoghi che sono stati violati: partiti da piazza Rovetta attorno alle 16,30, gli antirazzisti sono passati per il quartiere Carmine dove molti immigrati hanno deciso di unirsi alla protesta. Poi un breve passaggio sul Ring, usciti da via Capriolo e a sinistra verso piazza Garibaldi. Poche decine di minuti dopo, il corteo è giunto in corso Zanardelli, con un boato di gioia da parte dei partecipanti perché da alcuni mesi la zona era off limits. “D’altronde”, ha commentato Pino Gianpietro della Confederazione Cobas, “il conflitto è il sale della democrazia. E’ chiaro che la gente non può sopportare tutti questi divieti e il troppo stroppia”.
“Io non capisco perché vogliano vietare le manifestazioni in centro”, ha detto a quiBrescia.it un ragazzo brasiliano, adottato a Varese, a Brescia per motivi di studio. “Io sono italiano a tutti gli effetti, però vengo guardato male, perché ho la pelle un po’ più scura. Sì, in Italia c’é razzismo”. I problemi sono molto concreti per le persone che sono nel nostro paese da diversi anni, e che per colpa della crisi rischiano di perdere, o hanno perso, il posto di lavoro. “Io ho sempre lavorato”, ha raccontato un uomo pachistano, “sono aiuto cuoco in un ristorante e ho il permesso di soggiorno. Sono preoccupato però per i miei amici, che rimanendo senza un’occupazione perdono il diritto a restare”. Anche un ragazzo senegalese ha puntato dritto il dito nei confronti della legge sull’immigrazione, la Bossi Fini, e ha sostenuto che “è sempre peggio: una volta rinnovavamo i documenti in pochi giorni, e costava molto meno degli attuali 72 euro; ho sentito che vogliono aumentarlo di 50 euro, come si fa con una famiglia a pagare quelle cifre? E perché deve essere così difficile portare in Italia mia moglie e i miei figli, quando i politici si riempiono la bocca di parole a sostegno della famiglia?”