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da Il Giornale di Brescia del 18 febbraio 2004

Brescia – Flussi migratori: ingressi esauriti fin dalle prime ore di Roberto Manieri

Più di 4mila domande di assunzione e di ingresso di immigrati a Brescia a fronte di 1.017 posti in totale. Gli uffici subissati di richieste e di lettere con i numeri a disposizione esauriti nell’arco di un paio di ore. Questa la situazione registrata in questi giorni alla Direzione provinciale del lavoro cittadina subito dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale che fissa i flussi migratori in Italia e, di conseguenza, nelle province. Brescia si è vista riservare 1.017 ingressi (di cui 360 posti per lavoro subordinato stagionale) a fronte, come detto, di più di 4.000 richieste avanzate con 2.500 raccomandate. Potranno entrare in Italia i cittadini dei Paesi che a maggio prossimo entreranno a far parte dell’Unione Europea: Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.
Saranno inoltre ammessi i lavoratori provenienti da Romania, Serbia-Montenegro, Bulgaria, Croazia, Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia, Egitto. Via libera, infine, anche a chi, indipendentemente dal Paese, ha già lavorato in Italia negli ultimi due anni (150 gli ingressi disponibili sui 657). Una disponibilità irrisoria a fronte di una richiesta di lavoratori corposa che la stessa Dpl aveva segnalato alla direzione regionale. «Lo scorso anno, conclusa l’analisi del fabbisogno, sentiti i sindacati e le associazioni datoriali, avevamo richiesto per il Bresciano 1.060 lavoratori fissi e 700 stagionali. Ne sono stati ammessi 657 della prima categoria e 360 della seconda.
Nel 2002 avevamo chiesto 2.770 lavoratori fissi e 350 stagionali: ne ottenemmo 283 fissi e 192 stagionali» spiega il vicedirettore della Direzione provinciale del lavoro, Giuseppe Mongelli. Il primo decreto dei flussi (e non sappiamo se ne sarà emanato un secondo) stabilisce ingressi nettamente inferiori a quelli emergenti dalle necessità di impiego del territorio, epurate anche situazioni «di comodo» di imprese di immigrati, «situazione comune a molte province a fronte della quota massima di 79.500 stranieri extracomunitari ammessi per il 2004 in Italia.
Di questi – sottolinea Clemente Elia dell’ufficio immigrati della Cgil cittadina – 50mila sono gli ingressi previsti per lavoro subordinato a carattere stagionale e i rimanenti ripartiti tra gli ingressi per lavoro subordinato non stagionale e per lavoro autonomo in un quadro che si riferisce ai Paesi coi quali esistono accordi bilaterali in materia socio-migratoria e con riguardo a specifici profili professionali». Da qui la necessità di «un adeguamento realistico delle quote programmate oltre ad un più attento collegamento tra domande e offerte di lavoro». Tutto mentre «il meccanismo cardine per l’inserimento lavorativo resta la sola chiamata nominativa». Secondo la Coldiretti è quindi necessario aumentare del 20% le autorizzazioni nazionali di ingresso accordate per i lavoratori stagionali per far fronte alle nuove esigenze manifestate dalle diverse realtà regionali. Ma soprattutto «si deve tener conto, a partire da maggio, dell’allargamento dell’Ue a nuovi Stati membri e provvedere al superamento delle quote di ingresso almeno per i lavoratori provenienti da questi Paesi» in quanto «l’immigrazione legale è una risorsa per lo sviluppo economico e sociale della nuova Europa». Mentre non è certo se l’Esecutivo predisporrà un nuovo decreto dei flussi, entro giugno verrà approvato un altro decreto per i lavoratori stagionali. Nel frattempo resta il regime di incertezza causato dalla mancata pubblicazione del regolamento attuativo della Bossi-Fini, legge che in materia di immigrazione e lavoro sposta le competenze dalla Dpl alle Prefetture provinciali introducendo uno sportello unico che semplifica le procedure.