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Bulgaria – Freedom Now! Protesta al Centro di detenzione di Busmantsi, Sofia

Moving Europe, 11 luglio 2016

Domenica 10 luglio si è svolta una manifestazione di solidarietà di fronte al centro di detenzione Busmantsi, alla periferia di Sofia.

Manifestanti del posto ed internazionali si sono radunati a Busmantsi ed hanno marciato verso il centro di detenzione per esprimere la propria solidarietà nei confronti dei detenuti ma anche per chiedere la chiusura di quel disumano centro di detenzione. I detenuti si sono uniti ai cori inneggianti la liberazione, hanno realizzato uno striscione che chiedeva “Freedom now!” (“Libertà subito”) esponendolo poi attraverso le sbarre delle finestre.
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I contestatori hanno condannato l’incarcerazione di persone che erano in viaggio, provando di raggiungere la loro meta e cercando sicurezza per sé. La detenzione arbitraria di persone che pur non commettendo alcun crimine sono giunte in Bulgaria durante il loro viaggio verso l’Europa, è oltraggiosa.

Secondo la legge bulgara attraversare i confini nazionali illegalmente è un crimine: per tale motivo queste persone sono in stato di detenzione. I manifestanti hanno chiesto che questa legge venga immediatamente abolita. In più, hanno puntato le celle di isolamento all’interno dei centri di detenzione, dove i detenuti sono vittime di abusi e di violenza fisica e psicologica da parte della polizia bulgara.

Busmantsi è uno dei tre centri di detenzione di questo tipo in Bulgaria. Si contano casi di persone tenute in stato di detenzione fino a sei mesi nonostante avessero già presentato una domanda di asilo. Tra i detenuti ci sono famiglie con figli, così come minori non accompagnati. La Bulgaria, in qualità di primo paese europeo confinante con la Turchia, ricopre il compito di controllare le frontiere esterne dell’Unione europea. Per conto della stessa Unione e con supporto economico di altri paesi europei, i confini bulgari sono stati intensamente militarizzati e le persone che cercano di entrare senza il possesso di regolari permessi sono respinte, spesso anche violentemente, e rimandate verso la Turchia.
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La protesta ha dimostrato la solidarietà con la gente che si trova all’interno del centro di Busmanti, ricordando loro che non sono stati dimenticati. Grazie a un numero di telefono scritto su uno striscione i manifestanti hanno stabilito un contatto diretto con i detenuti, Questi ultimi hanno lamentato le condizioni arbitrarie a cui vengono sottoposti nella loro detenzione ed hanno segnalato la mancanza di cibo e cure mediche.

La protesta è stata perciò anche un segnale verso le autorità: la popolazione bulgara è consapevole di quello che sta succedendo dietro le sbarre del centro di Busmantsi; questa situazione sarà usata per fare pressioni sulle autorità stesse ad occuparsi della questione.