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da www.aduc.it del 26 maggio 2006

Bush rischia di perdere supporto della base repubblicana sulla riforma dell’immigrazione

Per la Casa Bianca si avvicina un nuovo momento della verità. Il passaggio ieri al Senato della legge di riforma dell’immigrazione apre infatti la strada per un duro scontro negoziale con la Camera che lo scorso dicembre ha varato una propria versione molto più repressiva della legge.

Mentre il bill passato al Senato sposa misure che prevedono un maggiore controllo dei confini con altre che potrebbero permettere a milioni di immigrati illegali (si stima che siano 11 milioni) di regolarizzare la propria posizione, la versione della Camera ha un solo obiettivo: reprimere il fenomeno dell’immigrazione illegale e rafforzare le operazioni di polizia ai confini con il Messico.

L’esito di questi negoziati, che si preannunciano lunghi e difficili, determinerà quale ala del movimento conservatore di presenterà da vincitore alle elezioni di metà mandato di novembre. Il partito repubblicano è infatti nettamente diviso: da una parte vi sono gli ultraconservatori che sono nettamente ostili a qualsiasi provvedimento che possa suonare come una amnistia per tutti coloro che sono entrati illegalmente nel paese. Dall’altra vi sono invece i moderati, i repubblicani che si rifanno al principio del “compassionate conservatism” reso famoso da Bush. Costoro sono a favore di un provvedimento che permetta agli immigrati che si trovano nel paese e che pagano regolarmente le tasse di regolarizzare la loro posizione. E in questo filone di conservatori si trovano anche tutte le aziende americane che pescano a piene mani in questo serbatoio di manodopera a basso costo.

Quale che sia la corrente che risulterà vincente, Bush rischia di perdere una parte dei conservatori che gli hanno permesso per due volte di conquistare la Casa Bianca. Ma il presidente è disposto a giocare il tutto per tutto pur di far passare una legge che gli sta a cuore e su cui si era impegnato già ai tempi in cui era governatore del Texas, cioè uno dei quattro Stati americani che confinano con il Messico. Per il presidente degli Stati Uniti, in grave crisi di popolarità (il suo tasso di popolarità è ai minimi storici) si tratta inoltre di una partita cruciale: una vittoria ora gli permetterebbe di dimostrare al paese che è ancora in grado di dettare l’agenda politica del Congresso.

Una sconfitta invece significherebbe la fine: Bush resterebbe ovviamente presidente ma senza ormai alcun potere di guidare il paese nella direzione da lui voluta.
La versione di legge sostenuta da Bush è quella votata dal Senato che prevede anche un programma di visti di lavoro temporanei per migliaia di immigrati. Ma se il voto di ieri al Senato offre un’indicazione attendibile di quanto avverrà nelle prossime settimane, Bush rischia una clamorosa sconfitta. La versione del Senato è infatti passata ieri con il voto dei repubblicani moderati e dei senatori democratici. Hanno invece votato contro quasi tutti i repubblicani conservatori, un fatto questo senza precedenti negli anni dell’amministrazione Bush. Un ruolo cruciale in questa vicenda sarà svolto non tanto da Bush quanto dal presidente della Camera, Dennis Hastert, e dal capogruppo repubblicano alla Camera John Boehner. Sarà la loro leadership a determinare se i repubblicani accetteranno una versione di legge che preveda anche misure di regolarizzazione degli immigrati o se invece prevarrà la linea dura.
I repubblicani di entrambe le fazioni sanno tuttavia che quale che sia l’esito finale, non si può dare la sensazione alla comunità latina che ci si è dimenticati delle sue aspirazioni.

Nel corso delle ultime elezioni, e in particolare nel 2004, una buona parte degli ispanici ha infatti votato per il presidente Bush rompendo una tradizione che voleva gli immigrati schierati dalla parte dei democratici. Perdere ora il voto delle etnie significherebbe porre le premesse per un autentico disastro politico per i repubblicani già a novembre ma anche nel 2008 e oltre. Secondo gli analisti, alla fine potrebbe spuntarla il desiderio di rimuovere il problema e aggiornarlo sine die, almeno a dopo le elezioni di novembre: questo potrebbe salvare le speranze dei repubblicani in vista delle elezioni ma rappresenterebbe una bruciante sconfitta per lo stesso Bush.