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tratto da Argo - Cento occhi su Catania

CARA di Mineo, un’inutile passerella

I deputati europei in visita al CARA di Mineo

Una delegazione di parlamentari europei (Commissione Bilancio e Libertà Civili), la settimana scorsa, dopo aver visitato il Centro di primo soccorso ed accoglienza di Pozzallo, si è recata presso il CARA di Mineo.
L’amministratore delegato della struttura (Roberto Roccuzzo) e il direttore (Sebastiano Maccarrone), insieme con rappresentanti di Questura e Prefettura), hanno risposto alle domande relative alle procedure di accoglienza, ai tempi di permanenza, ai progetti di integrazione con il territorio.
I vertici della struttura, in particolare, hanno tenuto a sottolineare come il CARA garantisca una sorta di ‘percorso virtuoso’ che va dall’accoglienza all’integrazione, nel rispetto dei diritti e della tutela delle persone.
Purtroppo, la delegazione ha compiuto solo una breve visita lungo le principali strade del Centro, altrimenti si sarebbe resa conto, come scrive la Rete Antirazzista Catanese (a fine articolo il comunicato completo NdR) che “la lunga permanenza nel centro dei richiedenti asilo ha fatto sì che gli ospiti del Cara si siano raddoppiati, più di quattro mila, con un peggioramento delle condizioni di vita dei migranti, parcheggiati nel Cara a tempo indeterminato per favorire il mega-business della pseudo-accoglienza”.
Un’occasione mancata, dunque, per comprendere la situazione reale della struttura. Mancata e, forse, neanche cercata, visto che nessuno ha ritenuto utile parlare con i migranti presenti, ascoltare il loro punto di vista.
Inoltre, dato che uno degli obiettivi della delegazione era quello di verificare come vengono spesi i fondi dell’Unione europea in materia di accoglienza e immigrazione, colpisce il silenzio rispetto all’inchiesta della magistratura, che, come scrive Il Settemezzo, “è andata avanti ed è arrivata alla fase di conclusione delle indagini, con cinque informazioni di garanzia destinate al sindaco di Mineo Anna Aloisi, già presidente del Consorzio Calatino terra d’Accoglienza” che amministrava il Cara prima della messa in mora dopo le perquisizioni, all’ex primo cittadino Giuseppe Mario Mirata, all’ex presidente del Consorzio Sol Calatino Paolo Ragusa, al consigliere e assessore comunale Luana Mandrà e all’ex assessore comunale Maurizio Gulizia”.
Così come nessuna eco, almeno nei commenti e nelle dichiarazioni ufficiali, hanno avuto le parole del procuratore della repubblica di Caltagirone, Giuseppe Verzera, che, in un’intervista a Il settemezzo, ha sottolineato la commistione fra affari e politica e contestato la stessa gestione dei migranti, “moltissimi migranti pagati pur non essendo presenti nella struttura”.
Insomma, ci si sarebbe aspettato un’analisi a ‘tutto tondo’, vista la complessità della situazione, sulla gestione complessiva del centro e sull’appalto dichiarato illegittimo dall’Anticorruzione, ma, soprattutto, sulle legittime aspettative dei migranti che, come sottolinea la Rete Antirazzista sono stati “usati/e in questi anni come cavie di un vergognoso sistema securitario”.
Evidentemente, anche i deputati europei preferiscono ‘tranquille passerelle’, cui fanno seguito innocue e retoriche dichiarazioni ‘buoniste’.

Di seguito il comunicato stampa della Rete Antirazzista catanese

L’ ispezione di ieri al Cara di Mineo si è rivelata un’altra occasione mancata per dare voce a tutti i richiedenti asilo che sono ospitati, in tanti da circa due anni, dentro la megastruttura nell’occhio del ciclone per la vicenda Mafia Capitale. La lunga permanenza nel centro dei richiedenti asilo ha fatto sì che gli ospiti del Cara si siano raddoppiati, più di quattro mila, con un peggioramento delle condizioni di vita dei migranti, parcheggiati nel Cara a tempo indeterminato per favorire il mega-business della pseudo-accoglienza dei gestori. A loro nessuno ha rivolto domande. A rispondere agli eurodeputati sono stati solamente i dirigenti del Cara e i rappresentanti di Questura e Prefettura; l’interesse degli europarlamentari, d’altra parte, si è concentrato principalmente su come vengono utilizzati i fondi europei in materia di accoglienza e di integrazione. Per il resto, si sono limitati a una breve passeggiata per le vie principali del Centro. Anche la conferenza stampa è stata blindata.
Sorprendente la dichiarazione di Sebastiano Maccarrone, direttore del Cara, per il quale l’azione del centro “ è volta al rispetto e soprattutto alla tutela della persona”. Peccato che nessuno di noi ha dimenticato le immagini del Cpsa di Lampedusa, gestito da una cooperativa del gruppo Sisifo, la stessa che contribuisce alla gestione del Cara di Mineo, che denunziavano i maltrattamenti riservati ai migranti, sottoposti ad un umiliante trattamento antiscabbia. E peccato che nello stesso giorno della dichiarazione di Maccarrone il procuratore Verzera abbia dichiarato come con gli eurodeputati si sia discusso delle irregolarità che sono emerse nel corso delle indagini sul Cara di Mineo, irregolarità tante volte denunciate dalla Rete Antirazzista. Preoccupante, poi, la dichiarazione di Salvo Pogliese, il quale, numeri alla mano, ha auspicato che l’Italia raggiunga il livello degli altri paesi europei nel numero di respingimenti. Il nostro timore che il Cara di Mineo, lungi dall’essere chiuso, come chiediamo dalla sua apertura, si trasformi in un centro di accoglienza per migranti da espellere nel breve periodo trova conferma nella posizione di Pogliese, a quanto ci risulta non smentita da altri eurodeputati.
La Rete antirazzista catanese fa appello ai media perchè si rechino al CARA a dare voce a chi finora non ne ha avuta: i/le migranti, usati/e in questi anni come cavie di un vergognoso sistema securitario. Facciamo inoltre appello a tutte le realtà antirazziste perchè venga ricostruito un tessuto di solidarietà con i migranti, visto che fino ad ora i rappresentanti delle forze politiche, tutte, hanno fatto inutili “passerelle” ignorandoli.

Capovolgiamo i punti di vista: l’intero sistema dell’accoglienza (tranne rare eccezioni) è marcio dalle fondamenta, perché ispirato da logiche securitarie. Ricostruiamo insieme ai migranti forme d’accoglienza, diritti di cittadinanza e di libera circolazione per tutti/e.

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