Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

CIR: quanti morti ancora, prima che l’Europa si svegli?

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati - CIR apprende con dolore delle nuovi morti in mare.

Un conto che continua inesorabilmente ad aumentare: un bilancio che nel corso del 2015 si è fatto ancor più drammatico rispetto agli anni precedenti. Dobbiamo denunciare che questo aumento non è casuale, ma è dettato dall’insufficienza dell’Operazione Triton e delle politiche europee.

“Alla guardia costiera e alla marina militare italiana va il nostro grande apprezzamento: senza il loro continuo intervento, e il loro coordinamento con le navi commerciali, questa macabra conta vedrebbe numeri sicuramente maggiori. Ma dobbiamo purtroppo rimarcare ancora una volta l’assenza totale di un adeguato intervento europeo. Nonostante le tante richieste non è stato elaborato alcun nuovo orientamento strategico e non sono cambiate le regole di ingaggio di Frontex. È evidente che il salvataggio in mare di migliaia di persone non può rimanere un tema solo italiano” dichiara Christopher Hein, direttore del CIR.

Dobbiamo però guardare anche alle cause che costringono migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti a imbarcarsi in viaggi sempre più pericolosi. A dispetto di tanti buoni propositi, a livello italiano ed europeo non sono state attuate azioni risolutive per permettere l’accesso protetto di rifugiati e richiedenti asilo. Nonostante le modalità siano diverse e invocate da tempo: il reinsediamento, i trasferimenti umanitari, le sponsorizzazioni, il rilascio di visti umanitari e la possibilità di richiedere asilo da fuori i confini dell’Unione. Ma sono pochissimi i rifugiati entrati in Europa grazie a queste previsioni, una goccia nel mare. Dall’altra parte, sono sempre più i migranti economici costretti ai viaggi via mare da una miope politica migratoria che, in Italia, vede da anni bloccate le quote di ingresso per lavoro.

“Se non agiamo sulle cause, costringeremo sempre le persone a mettere a rischio le loro vite. Andare ad agire sulle ragioni è questo che la politica italiana ed europea dovrebbero fare: dare alternative per entrare in modo protetto e legale nella Fortezza Europa. Vie legali che, vogliamo sottolineare, si devono affiancare e non devono in alcun modo limitare le vie spontanee di accesso al territorio italiano ed europeo. Vogliamo solamente che queste persone possano avere delle alternative sicure.” conclude Hein.