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CPT di Bologna – Avvisi di garanzia per i pestaggi del 2 marzo

Intervista all'Avv. Simone Sabattini

E’ di martedì 29 aprile la notizia che la Procura della Repubblica ha emesso 13 avvisi di garanzia relativi all’indagine in corso sull’intervento delle forze di polizia all’interno del centro di permanenza temporanea di Bologna in seguito ad un tentativo di fuga da parte di due immigrati nella notte del 2 marzo.

Dieci agenti di polizia, un carabiniere ed un infermiere della Croce Rossa sono attualmente sotto inchiesta per concorso in lesioni aggravate.

Ricordiamo che sull’intervento repressivo del 2 marzo ci fu un’interpellanza parlamentare congiunta delle onorevoli Titti De Simone e Katia Zanotti, che dopo aver visitato il centro subito dopo l’accaduto, denunciavano l’ennesimo “pestaggio” e chiedevano la chiusura del cpt.

Abbiamo intervistato l’Avvocato Simone Sabattini, difensore di parte lesa, che segue il caso.

Domanda: Che cosa è accaduto alle persone vittime dei pestaggi nei giorni successivi l’intervento delle forze dell’ordine? Quanti di loro hanno agito per vie legali?

Risposta: Immediatamente dopo la visita delle parlamentari alcuni degli immigrati picchiati hanno chiesto alla Croce Rossa di poter fare denuncia e hanno rilasciato una prima descrizione sommaria dei fatti, successivamente sia io che l’avvocato Tonioni e l’avvocato Vicoli siamo stati contattati come legali. Abbiamo raccolto le testimonianze che sono state tradotte in dieci esposti.
Uno dei ragazzi pestati è stato immediatamente espulso nei giorni successivi, esattamente il 5 marzo, nonostante si trovasse in condizioni molto gravi ed ora si trova in Marocco. Riteniamo di contattarlo nei prossimi giorni. Un altro cittadino tunisino è stato ugualmente rimpatriato i primi di marzo, nonostante fosse in atto il blocco da parte della Tunisia sugli accordi per le accettazioni degli stranieri. Ciò è avvenuto in maniera rocambolesca nel senso che è stato l’unica persona a raggiungere la Tunisia in quei giorni. Infine un cittadino marocchino, che credevamo di non riuscire più a contattare, è stato trasferito al centro di detenzione di Milano in via Corelli per motivi che non ci è dato conoscere. In seguito siamo riusciti a ricontattarlo, grazie ai colleghi di Milano, e bloccare l’espulsione. Ora si trova libero insieme agli altri.

D: Quanti di loro hanno sporto denuncia?

R: Ci sono undici denunce e undici testimonianze. Una denuncia è stata fatta da una cittadina dell’America Latina le altre dai ragazzi provenienti dal Maghreb.

D: A quali accuse devono rispondere i 12 agenti e l’infermiere della CRI ?

R: Credo che la Procura abbia contestato le aggressioni personali dolose aggravate, mentre nei confronti dell’Ispettore ha contestato sostanzialmente l’ipotesi omissiva perché, nella sua posizione, avrebbe avuto l’obbligo di intervenire per fermare i colleghi ma non lo ha fatto. La stessa condizione giuridica credo sia stata applicata anche al capo squadra della Croce Rossa indagato. Noi avevamo chiesto nelle querele che fosse contestato anche un altro reato specifico – l’abuso nei confronti dei detenuti – ma non so se questo sia avvenuto. Nel caso non sia successo lo richiederemo perché crediamo che il cpt sia comunque un carcere.

D: A suo avviso quale potrebbe essere lo sviluppo di queste indagini?

R: C’è uno sviluppo tecnico che passerà attraverso ulteriori riconoscimenti, testimonianze e interrogatori. Speriamo di arrivare ad un dibattimento dove discutere dei fatti.
C’è poi uno sviluppo parallelo che è quello di squarciare il velo su quello che accade all’interno dei cpt in generale ma soprattutto quello che accade all’interno di questo specifico centro dove non è la prima volta che vengono denunciati episodi di violenza. Anche attraverso questa indagine credo sia possibile che la Magistratura si renda conto della situazione e che possa denunciarla rendendola oltre che verità processuale anche fatto conclamato. Di conseguenza tutti noi potremmo chiedere maggiori tutele e garanzie che si possono tradurre soltanto nella chiusura di questo luogo che diversamente non potrà essere comunque tutelato.

D: Secondo lei è possibile riaprire un dibattito sulle condizioni di trattenimento disumane all’interno del centro di detenzione che si contrapponga a quello aperto strumentalmente in questi giorni dal Sindacato Autonomo di Polizia e Forza Italia, già schierate in difesa dell’operato delle forze dell’ordine?

R: Mi auguro che tutte le forze sociali e politiche di questa città e non solo colgano l’occasione per poter riaffermare quello che noi avvocati, in termini giuridici, abbiamo sempre sostenuto cioè che questa struttura non ha proprio ragione di esistere in quanto luogo la cui gestione non può che essere attraversata dalle lesioni dei diritti fondamentali e non può che risolversi in atti di violenza e costrizione nei confronti di soggetti che non hanno compiuto nessun reato e non avrebbero nessuna ragione di trovarvisi all’interno. A tal riguardo le posizioni del Sap e di F.I. tendono a chiedere che quel luogo venga trattato come un carcere, come punto dove si operi l’equazione tra clandestinità e delinquenza. Loro ritengono che essere clandestini equivalga a essere delinquenti e che il cpt vada gestito come carcere. Ovviamente nella nostra cultura giuridica non vi sono principi che possano portare a sostenere questo. Ritengo che il cpt sia un luogo inutile e che tutte le forze debbano combattere maggiormente per ottenerne la chiusura..