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Campalto (Venezia) – Millecinquecento in piazza contro il lager etnico

Cittadini e attivisti manifestano insieme contro la realizzazione di un Centro detentivo per migranti.

“Campalto futura è ambiente, accoglienza, solidarietà e integrazione”: con queste parole d’ordine millecinquecento persone hanno manifestato, nel pomeriggio di sabato 19 febbraio, bloccando per oltre un’ora la strada statale Triestina che collega il centro di Mestre con l’aeroporto “Marco Polo” di Tessera.

Il corteo era aperto dallle cittadine e dai cittadini del quartiere della Terraferma veneziana, dove la settimana scorsa, il ministro dell’Interno Maroni ha annunciato la decisione governativa di realizzare il Centro d’Identificazione ed Espulsione, che ancora non era stato aperto nel territorio del Veneto.

I manifestanti sono partiti dai cancelli della zona militare, attualmente impiegata come deposito di camion ed altri mezzi in disuso dell’Esercito, nel cui perimetro il governo Berlusconi vorrebbe collocare il nuovo carcere penale e il Centro di detenzione amministrativa per migranti, ed hanno sfilato, crescendo progressivamente di numero, fino all’abitato di Campalto.

Si tratta di un pezzo di territorio mestrino, ai margini della Laguna, che ha subito, fin dagli anni Sessanta, la presenza di una enorme discarica di rifiuti tossici e nocivi provenienti dal polo chimico di Porto Marghera e l’accensione di impianti di trasmissione radio della Rai e dell’Esercito, che sono stati ritenuti responsabili dell’anomala diffusione di tumori e leucemie tra gli abitanti; negli anni Settanta, era stato poi costruito un quartiere ghetto, il C.E.P., che solo recentemente è stato riqualificato e reso vivibile; da sempre inoltre, la qualità della vita di Campalto è condizionata dalla vicinanza dell’aereoporto internazionale di Venezia ed è oggi minacciata dal progetto di tracciato della linea del TAV (bocciato proprio venerdì dal Consiglio comunale), dalla ventilata espansione dello stesso compendio aeroportuale e dalla pesante operazione speculativa, che vorrebbe insediare oltre un milione e duecentomila metri cubi di cemento in strutture terziarie, sulle aree agricole del cosiddetto Quadrante Tessera.

Per la prima volta in Italia, nella protesta contro la costruzione di un lager etnico come il C.I.E., si saldano le ragioni dell’umanità e quelle dell’ambiente, la difesa dei diritti con quella del territorio, portando in piazza, insieme, gli abitanti della zona interessata e gli attivisti che si battono contro la discriminazione e la segregazione razziale.

A metà del corteo, dietro il grande striscione “No C.I.E., né a Campalto né altrove” hanno sfilato infatti, relegando in coda le striminzite bandiere dei partiti, oltre trecento sostenitori dell’appello “Venezia accogliente, solidale e cosmopolita”, in gran parte attivisti dei centri sociali Rivolta e Morion, che avevano dato vita giovedì scorso a Mestre ad un affollato incontro pubblico.

La “bella giornata” ai bordi della Laguna ha reso evidente come Campalto non voglia accettare l’ennesima violazione del proprio territorio, in una Venezia che non intende subire una scelta autoritaria e centralistica, decisa contro la tradizione meticcia di accoglienza e inclusione sociale della città. Tradizione che ambisce a tradursi in effettiva esperienza di costruzione di un’alternativa nel campo delle politiche dell’immigrazione, indisponibile ad omologarsi, culturalmente e politicamente, al “nazionalismo padano”.

La battaglia, nonostante la debole marcia indietro del ministro Maroni, nel corso del question time parlamentare di giovedì scorso, è appena cominciata. Al termine della manifestazione cittadini e attivisti hanno annunciato, per la prossima settimana, una grande assemblea popolare proprio a Campalto, contro la costruzione del C.I.E.. Sarà dura, per i razzisti che governano a Roma, passare da queste parti.